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Alessandro vittima dei bulli a Gragnano, il monito del parroco: «Ora parliamo con i ragazzi»

di Dario Sautto
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 4 Settembre 2022, 23:42 - Ultimo agg. : 5 Settembre, 15:54
4 Minuti di Lettura

«La comunità gragnanese è chiamata a continuare e intensificare la lotta per contrastare e prevenire atti di bullismo e cyberbullismo, un fenomeno da conoscere e combattere». È un appello e un impegno, quello del sindaco di Gragnano Nello D’Auria, che ieri in una nota ha commentato i risvolti dell’inchiesta sulla morte di Alessandro, il 13enne caduto dal quarto piano giovedì mattina. Il ragazzino, è quanto ricostruiscono finora gli inquirenti, era vittima di un branco di bulli della zona collinare di Gragnano, che lo avevano puntato e gli avevano “promesso” – in chat – che presto lo avrebbero picchiato, come avvenuto probabilmente già nei mesi scorsi. L’odio e le minacce espressi in quei messaggi erano stati accompagnati, più volte, dagli inviti ad Alessandro a togliersi la vita per evitare quella «lezione» che volevano riservargli. I motivi di tanta ferocia restano finora oscuri.

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Oggi è attesa la fissazione dell’autopsia sulla salma di Alessandro e, dunque, la notifica dei primi avvisi di garanzia nei confronti di almeno sei giovani e giovanissimi gragnanesi, iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di istigazione al suicidio. Le indagini, condotte dai carabinieri della stazione di Gragnano e della sezione operativa della compagnia di Castellammare di Stabia, sono coordinate dalle Procure di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Giuliana Moccia) e dei Minorenni di Napoli (procuratrice Maria de Luzenberger). Ascoltati diversi testimoni tra parenti e amici di Alessandro, i primi riscontri alla tesi investigativa sono arrivati dall’analisi del telefonino del ragazzo. Il cellulare è finito subito sotto sequestro. Tramite un’app di messaggistica collegata ai social network, è emerso che da mesi Alessandro subiva minacce e insulti, con inviti espliciti a farla finita. Messaggi carichi di rancore e odio, a dir poco agghiaccianti, che hanno trascinato il ragazzino nel terrore, fino alla caduta dalla finestra di casa avvenuta intorno alle 11 di giovedì mattina. Da allora, la famiglia di Alessandro si è chiusa nel suo dolore, tanto privato e riservato, quanto atroce. Amici e parenti si alternano a casa dei genitori, stringendosi in un silenzioso abbraccio per proteggerli anche dall’inevitabile clamore che sta suscitando questa vicenda.

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Gli amici hanno lasciato uno striscione sotto casa, mentre ieri mattina durante la sua omelia, don Paolo Anastasio – parroco della vicina chiesa di San Leone – ha invitato la comunità a «riflettere e pregare per la famiglia di Alessandro». Poi, ha annunciato che questa mattina partirà l’ultimo campo estivo delle parrocchie gragnanesi che coinvolge coetanei di Alessandro e che «sarà un’occasione per riflettere con i ragazzi sulla tragedia che ha colpito la nostra comunità». Un messaggio è arrivato anche da don Ivan Licinio, vicerettore del Santuario della Madonna del santo Rosario di Pompei e guida della Pastorale giovanile della diocesi pompeiana: «Alla magistratura tocca fare chiarezza ma a noi educatori, agli adulti e alla Chiesa va il compito di stare vicino a chi ora vive questo immenso dolore».

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Il sindaco D’Auria ha aggiunto di essere «molto legato alla famiglia di Alessandro» e di condividere con loro «una sofferenza straziante»; ma come sindaco, ha aggiunto, «devo sottolineare il dolore e la responsabilità di una intera comunità. Purtroppo, dalle indagini degli inquirenti, parrebbe che la morte di Alessandro non sia stata un tragico incidente, bensì la conseguenza di atti di cyberbullismo, fenomeno che si sta espandendo a macchia d’olio e che sta oramai da troppo tempo intaccando la società a danno dei nostri giovani. Come cittadini e come istituzioni - ha concluso - saremo in prima linea affinché episodi tragici come questo cessino di esistere ma dobbiamo riconoscere che siamo chiamati tutti ad interrogarci e ad intervenire. Le parole hanno un peso, le parole sono pietre e fanno male e mi rammarica il fatto che sia solo in occasioni come queste che emerga la forza distruttiva di un “messaggio”». Un ultimo messaggio Alessandro lo aveva inviato alla fidanzatina, annunciandole i suoi propositi. Da quel messaggio sono partite le indagini, che hanno portato quasi subito all’identificazione di almeno sei giovani – tra cui alcuni maggiorenni – componenti della gang di bulli. Per loro nelle prossime ore ci sarà la prima possibilità di chiarire la propria posizione sulla vicenda. Nel frattempo, a Gragnano si attende solo il rilascio della salma dopo l’esame autoptico per dare l’ultimo saluto ad Alessandro.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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