Tredicenne morto a Gragnano, sei mesi di minacce dai bulli: fiori e bigliettini sul banco vuoto

Tredicenne morto a Gragnano, sei mesi di minacce dai bulli: fiori e bigliettini sul banco vuoto
di Dario Sautto
Martedì 13 Settembre 2022, 23:00 - Ultimo agg. 14 Settembre, 19:01
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Circa sei mesi di messaggi, con una intensificazione tra luglio e agosto. È su quest’arco di tempo che si concentreranno le indagini sulla morte di Alessandro, il 13enne di Gragnano caduto dalla finestra di casa il primo settembre, probabilmente perché vittima di cyber-bullismo. Questa mattina, come disposto dalle Procure di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituti Giuliana Moccia e Andreana Ambrosino) e dei Minorenni di Napoli (procuratrice Maria de Luzenberger) due telefonini del ragazzino e il suo computer saranno sottoposti a copia forense e affidati agli esperti del Ris, nell’ambito di indagini condotte dai carabinieri della stazione di Gragnano e della sezione operativa della compagnia di Castellammare di Stabia.

L’inchiesta, coordinata dalle due Procure, vede indagati a piede libero per istigazione al suicidio sei giovani e giovanissimi gragnanesi, due dei quali maggiorenni. Tra questi anche l’ex fidanzatina di Alessandro, che avrebbe dato il via all’invio di messaggi al 13enne, tutti colmi di insulti e minacce, nonché con chiari inviti al gesto estremo.

Indagini molto delicate e complesse, che partono dall’analisi del telefonino della fidanzatina di Alessandro, una 14enne anche lei di Gragnano, che avrebbe ricevuto l’ultimo messaggio inviato dal 13enne che conteneva riferimenti al suo proposito.

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La copia del contenuto dei dispositivi elettronici di Alessandro potrà permettere agli inquirenti di ricercare prove a conferma della tesi accusatoria, che ipotizza una serie di vessazioni nei confronti del 13enne da parte di una gang di cyber-bulli che lui conosceva bene e che erano in qualche modo legati da amicizia o parentela alla sua ex fidanzatina. Assistiti dagli avvocati Mario D’Apuzzo e Giulio Pepe, i genitori di Alessandro sono i primi a voler conoscere la verità su quanto accaduto al figlio e hanno deciso di nominare un consulente di parte: si tratta di Paolo Dal Checco, esperto di informatica forense e cyber-security tra i più noti in Italia. L’attenzione degli inquirenti si concentrerà sia sul contenuto di alcune app di messaggistica e sulle chat collegate ai social, sia sul materiale che sarà trovato all’interno della memoria del pc di Alessandro, partendo proprio da alcuni messaggi «anonimi» dal contenuto inequivocabile che potrebbero essere attribuiti ad alcuni degli indagati. Quei messaggi arrivavano sul telefonino di Alessandro da almeno sei mesi e si erano intensificati tra luglio e agosto, subito dopo un episodio – forse un’aggressione subita proprio dal 13enne – che avrebbe fatto scattare una serie di minacce continue e promesse di un nuovo «appuntamento» all’esterno della scuola.

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Proprio la scuola media Roncalli ieri è stata protagonista di uno dei momenti più toccanti delle ultime due settimane. Ieri mattina, infatti, i compagni di Alessandro sono tornati in classe per il primo giorno di scuola. Il suo banco è rimasto vuoto ed è stato riempito di fiori e biglietti. In classe con i ragazzi sono stati presenti per alcune ore proprio i genitori di Alessandro, che hanno partecipato alla messa in ricordo del figlio officiata da don Paolo Anastasio nel piazzale esterno della scuola, alla presenza di tutti gli alunni. Una cerimonia partecipata ma rimasta intima e privata, lontana dai riflettori. Tra le lacrime degli amici e il ricordo del ragazzo, sulle note della canzone «Piccola anima» di Ermal Meta e con la lettura della preghiera «Dammi, Signore, un’ala di riserva» di don Tonino Bello, il primo giorno è stato molto toccante. Il riferimento alle ali di un angelo ha accompagnato tutta la mattinata, con i ragazzi che hanno scritto dei pensieri su uno striscione che poi è stato posizionato proprio in classe, lì vicino a quel banco vuoto in ultima fila. «Alessandro era un ragazzo eccezionale, studioso, in buoni rapporti con tutti» ha detto il preside Fiorenzo Gargiulo, che però non vuole sentir parlare di bullismo. Inizialmente gli investigatori avevano ritenuto che la morte del ragazzo fosse stata causata da un incidente domestico: secondo una prima ipotesi, infatti, il 13enne che, come riferiscono gli avvocati, «non aveva mai manifestato disagi alla famiglia», sarebbe caduto nel vuoto dal quarto piano del palazzo dove abitava mentre cercava di sistemare il cavo di una antenna tv. 

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