Alfano: «Il silenzio è stato feroce ma ora la verità è a portata di mano»

Alfano: «Il silenzio è stato feroce ma ora la verità è a portata di mano»
di Gigi Di Fiore
Domenica 1 Maggio 2016, 12:02
5 Minuti di Lettura
Oggi sarà al teatrino di corte di Palazzo reale a Napoli, per la consegna delle 60 Stelle al merito del lavoro. Fine settimana napoletano per il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che ha sottoscritto da poco l'accordo con la Deputazione per il tesoro di San Gennaro.


Ministro Alfano, il presidente Mattarella ha lanciato un monito sull'inchiesta per gli episodi di pedofilia e la morte della piccola Fortuna a Caivano. Che ne pensa?


«Su questa vicenda, assicuro il massimo sostegno delle forze dell'ordine all'inchiesta, perché contribuiscano a svelare in tempi rapidi l'accaduto nei minimi dettagli».

Che idea si è fatto su questa storia terribile?

«L'ha detto, è una storia terribile, che però non può lasciare solo senza parole. Bisogna che se ne parli, per evitare che ci siano altre povere Fortuna, bambine e bambini, vittime non solo di violenza, ma di un silenzio che pesa ancora di più della violenza».

Che pensa dell'omertà nel Parco Verde di Caivano sul pedofilo della porta accanto?

«Penso che il silenzio è feroce e chi non ha trovato le parole allora deve trovarle adesso».

Lei è a Napoli, la scorsa settimana ancora morti di camorra in città. Non bastano i rinforzi negli organici delle forze dell'ordine?

«Continuo a fare tutto il possibile per cercare di inviare più uomini tra gli investigatori e anche soldati. Nei prossimi giorni avremo una nuova riunione del comitato dell'ordine pubblico a Napoli e ho preso un'iniziativa, per stringere di più la collaborazione tra forze dell'ordine e magistratura».

Di che si tratta?

«Ho invitato il vice presidente del Csm e il ministro della Giustizia a partecipare alla prossima riunione del Comitato per l'ordine pubblico a Napoli. Mi hanno assicurato la loro presenza, che servirà a discutere in maniera complessiva il modo migliore per affrontare la questione criminale napoletana, anche sotto il profilo dell'efficienza giudiziaria».

Parliamo dell'accordo raggiunto con la Deputazione per il tesoro di San Gennaro. Risolti tutti i problemi?

«È scoppiata la pace nel giorno di San Gennaro e io sono soddisfatto per aver favorito questa pacificazione. Ha prevalso in tutti la consapevolezza che era importante individuare una strada giusta. È un grande risultato dopo anni di contenziosi e anche polemiche sulla questione della Deputazione».

Che accordo avete raggiunto?

«C'è stata la comune ricerca a trovare una forma giuridica armonica con il nostro ordinamento. Mi sono reso conto che la Deputazione è un'istituzione che non ha analogie in Italia, per cui ogni inquadramento poteva risultare o troppo stretto o troppo largo rispetto alla realtà. Una situazione che andava regolata, perché si tratta di una situazione unica in Italia».

A che intesa siete quindi arrivati?

«Arriveremo ad uno Statuto da sottoporre al Consiglio di Stato. Sulla base degli accordi raggiunti con la Deputazione e il cardinale, preparerò un provvedimento che, dopo il sì del Consiglio di Stato, diventerà Statuto definitivo che aggiornerà le antiche regole».

Quali ne saranno le basi?

«Il cardinale è stato molto esplicito nel ribadire la piena autonomia della Curia sul piano del culto religioso di San Gennaro. Al tempo stesso, ha ripetuto il disinteresse assoluto alla questione dei seggi nella Deputazione, che sarebbe stato l'effetto del modello proposto all'inizio seguendo lo schema generale della cosiddetta Fabbriceria cui veniva equiparata la Cappella di San Gennaro».

Un modello, invece, non seguito nel caso di Napoli?

«Un modello modificato, anche con la collaborazione della Deputazione e per essa dell'avvocato Riccardo Imperiali che ringrazio. Sono state fissate alcune condizioni per l'accesso ai seggi della Deputazione».

Quali?

«Gli aspiranti devono essere cattolici, e questa può sembrare un'ovvietà eppure non era prevista. Devono avere requisiti di onorabilità e, infine, sui nomi il cardinale deve esprimere un suo parere consultivo. Abbiamo stabilito un tipo di assetto equilibrato, per il quale è valsa la pena impegnare tutti gli interessati. Il culto religioso e la gestione laica possono camminare insieme verso l'approvazione del nuovo Statuto».

Nelle recenti nomine ai vertici della polizia e dell'intelligence, c'è stata piena sintonia tra lei e Renzi?

«Sono nomine di alto livello professionale, decise in tempi di minacce globali per la sicurezza. Si tratta di funzionari collaudati, in grado di garantire massima competenza e affidabilità. Su questo, nel governo c'è stato massimo accordo ed abbiamo assicurato un assetto vincente. C'è stato un grande lavoro di preparazione nel governo, per arrivare alle designazioni».

La polemica del governo con il presidente dell'Anm, Piercamillo Davigo, è chiusa?

«Ho chiuso la polemica con il presidente Davigo nel mio intervento di qualche giorno fa a Milano. Un intervento pacifico e pacifista. Credo che non sia più il caso di tornarci».

Le alleanze per le elezioni amministrative a Roma hanno riaperto il dibattito sul futuro dello schieramento di centro destra. L'Ncd si prepara ad un'intesa di lungo periodo con il Pd di Renzi?

«L'alternativa non è tra due tipi di cambiamento, ma è tra il cambiamento e il lasciare tutto così com'è. Noi siamo per il cambiamento e non per il mantenimento dello status quo. Ma vorrei dire una cosa sul nostro rapporto con il Pd di Renzi».

Che cosa?

«Noi e il Pd siamo partiti diversi. Renzi è il leader di un partito di sinistra e noi non siamo né diventeremo di sinistra. Anzi, chi osserva quello che ha fatto questo governo può facilmente verificare che abbiamo ottenuto provvedimenti che facevano parte dei nostri programmi».

A quali provvedimenti si riferisce, ad esempio?

«L'abolizione dell'Imu sulla prima casa, l'eliminazione dell'articolo 18, la legge sulla responsabilità civile dei magistrati. Ma non dimenticherei neanche la diminuzione dell'Irap per le imprese e il nostro stop alle adozioni per le coppie gay».

Che dice sullo scenario che si è delineato negli schieramenti in corsa per il Campidoglio?

«La vicenda di Roma vale per Roma. Va però sempre più chiarito che sta emergendo una destra estrema che propone il ritorno alla lira, l'uscita dall'Europa e il Mediterraneo come mare di morte. Questo tipo di destra non è parte di quello schieramento di centro destra che abbiamo conosciuto e appartiene a quelle famiglie politiche contro cui i liberali e i popolari europei fanno battaglie e non alleanze».

Questo governo è accusato di scarso interesse verso il Mezzogiorno. Il Sud è estraneo all'agenda del governo Renzi?

«Sono l'unico ministro meridionale del governo. Secondo la mia valutazione, il primo punto del piano per il Sud coincide con il contrasto alla criminalità organizzata e l'affermazione della sicurezza e su questo saremo sempre più in prima linea».

E gli investimenti?

«Abbiamo un piano articolato di interventi per favorire la ripresa degli investimenti al Sud».
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