Archiviati i problemi a Sorrento, dove i bagnanti, dopo una decina di giorni, sabato hanno potuto riappropriarsi del mare Bandiera blu del borgo di Marina Grande, e tornata balneabile anche Punta San Francesco a Sant’Agnello, l’emergenza mare si sposta a Meta, dove da giorni - come conferma il dossier fotografico predisposto da Claudio d’Esposito, presidente del Wwf Terre del Tirreno - turisti e residenti si bagnano in acque marroni. «La situazione nei pressi della spiaggia del Purgatorio e del Vallone Lavinola è visibilmente disastrosa – commenta il leader degli ambientalisti -. Da settimane ormai il mare in questo punto della costa si presenta di colore marrone, maleodorante, con scarsa visibilità ed eccesso di fitoplancton, con schiuma e scagliette marroni in galleggiamento, caratteristiche tipiche di inquinamento da sversamenti fognari. Tuttavia, mentre a Sant’Agnello e Sorrento è stato emesso il divieto di balneazione, a Meta e anche a Vico Equense, dove pure sono state rilevate forti criticità, l’Agenzia regionale si è limitata a “sconsigliare” i bagni senza vietarli in maniera assoluta».
D’Esposito, nel preannunciare il deposito di un esposto alla Procura di Torre Annunziata, ritiene che «lasciare nuotare liberamente i bagnanti in un mare carico di enterococchi intestinali ed escherichia coli, senza metterli al corrente del rischio, appare criminoso». Meno drastico il sindaco Giuseppe Tito: «Le analisi che hanno evidenziato valori oltre la norma fanno riferimento al tratto del Purgatorio già interdetto alla balneazione anche per il pericolo di caduta massi».
In realtà l’allarme a Meta era scattato già il 9 agosto, quando sulla penisola sorrentina si è abbattuto il violento nubifragio che ha reso non balneabile Marina Grande a Sorrento. La grande quantità di pioggia caduta in pochi minuti ha finito con il riversarsi nelle condotte fognarie che trasportano i reflui verso il depuratore di Punta Gradelle, a Vico Equense. Ciò perché è ancora irrisolta la questione della commistione tra acque bianche e nere. Le tubature, però, non hanno retto alla pressione e si sono aperti gli overflow, ossia i troppo pieni, che servono in questi casi a preservare gli impianti. Il risultato è stato che in diversi punti della costa si è riversata in mare una enorme quantità di acqua mista a liquami. Il giorno dopo, il 10 agosto, sono arrivati i tecnici Arpac per i prelievi mensili di routine utili a verificare lo stato del mare. L’esito è stato disastroso: batteri fecali rilevati in diversi campioni. Per Marina Grande e Punta San Francesco l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania ha decretato il divieto di balneazione, mentre al Purgatorio di Meta e per il tratto tra Santa Maria del Toro e la spiaggia di Seiano a Vico Equense, dove i risultati erano simili, tuffi solo «sconsigliati».
Adottati due pesi e due misure, dunque? Non proprio. «Nei due tratti di costa abbiamo effettuato il campionamento di routine nei punti prestabiliti con i risultati che erano entro i limiti», chiarisce Emma Lionetti, funzionaria di Arpac. «Si tratta delle zone dove si concentrano i bagnanti. Perché il nostro scopo principale, insieme alla tutela dell’ambiente, è salvaguardare la salute della popolazione». Ma bisogna anche stabilire la qualità del mare. «In ragione delle circostanze eccezionali di quei giorni, con un nubifragio che si è abbattuto sul territorio, abbiamo effettuato ulteriori prelievi straordinari in alcuni punti, in particolare quelli dove scaricano gli overflow, ed anche qui sono emerse alte concentrazioni di batteri fecali – prosegue Lionetti -. Trattandosi, però, di aree non frequentate dai bagnanti, la legge ci impone di comunicare i risultati al sindaco che deve attivarsi per risolvere il problema». Fatto sta che dal 10 agosto a ieri il quadro a Meta è peggiorato.