Allarme a Riva Fiorita: costone a rischio crollo, vietati cortili e balconi

Allarme a Riva Fiorita: costone a rischio crollo, vietati cortili e balconi
di Paolo Barbuto
Venerdì 10 Dicembre 2021, 23:00 - Ultimo agg. 11 Dicembre, 19:18
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La comunicazione ufficiale è arrivata ieri pomeriggio ma se l’aspettavano tutti: alle spalle dei palazzi di Riva Fiorita il costone di tufo è pericoloso. È arrivata una formale diffida del Comune di Napoli che vieta a chiunque di uscire su balconi e terrazzi dal lato della collina, fino a quando non verrà garantita la sicurezza.

Non c’è pace per quel pezzetto di città che scivola verso il mare. Domenica scorsa il cedimento del terrapieno che ha travolto via Ferdinando Russo, ieri la notizia ufficiale del pericolo per la pubblica incolumità per via del costone di tufo che perde pezzi. Che succede laggiù?

Succede che la pioggia sta inesorabilmente travolgendo la città, succede che l’incuria è immensa, succede soprattutto che manca un’adeguata manutenzione. Anche se, alla fine, sulla questione del pericolo per gli edifici che affacciano sul mare a Riva Fiorita, una certezza c’è: la fornisce direttamente il Comune di Napoli.

Sulle motivazioni del pericolo non hanno dubbi alla Protezione Civile di Palazzo San Giacomo. Hanno effettuato un sopralluogo alla fine di novembre assieme a una squadra di vigili del fuoco e, in seguito a quell’ispezione hanno lasciato, nero su bianco, un quadro preciso: «A seguito di richiesta del comando provinciale dei Vigili del Fuoco, abbiamo effettuato un sopralluogo: si sono riscontrate infiltrazioni di acqua nel costone tufaceo di proprietà privata con accesso da via Ferdinando Russo. Rilevata l’esistenza di concreto pericolo per le persone che abitano gli immobili sottostanti il costone in questione, e nelle more delle ulteriori verifiche a cura del servizio difesa idrogeologica del territorio, a tutela della pubblica e privata incolumità, si invita la polizia locale a diffidare a vista il responsabile della società proprietaria del fondo immobiliare sovrastante il fabbricato ad eseguire “ad horas” la verifica degli impianti di carico e scarico del fondo e la pulizia del costone dalla vegetazione presente».

Insomma, secondo la Protezione Civile ad occuparsi della risoluzione del problema dovrebbe essere il proprietario del fondo sovrastante, e la pensano così anche i residenti. 

In un’imprevista mattinata di sole che spacca la routine di un mese consecutivo di pioggia, Riva Fiorita si presenta insolitamente tesa.

La storia del pericolo che incombe sulle teste strappa il sonno ai residenti, la notizia della diffida a frequentare i luoghi accosti al tufo accresce il nervosismo. 

È tutto un raccontare episodi che avrebbero dovuto far capire quel che stava per accadere, è tutto un susseguirsi di dettagli che si accumulano fino a formare il quadro più preoccupante: «Ma siamo certi che tra qualche giorno non ci casca tutto sulla testa?». 

 

Non c’è ironia nell’ipotesi delle pietre sulla testa, c’è invece una preoccupazione che si fa palpabile nei racconti che si sovrappongono: «Quel tufo è bagnato, sempre bagnato da anni ormai», dicono mostrando ciò che appare inevitabile in questi giorni di acqua a catinelle. Comprendono che non è il giorno giusto per spiegare l’umidità nelle pietre di Posillipo, provano a dare dettagli sulla terra sovrastante, sulla canalizzazione dell’impianto di fognatura, sulle richieste di verifica fatte alle autorità, sui rilievi che hanno effettuato tecnici ed esperti. Dalla montagna di parole viene fuori una montagna di preoccupazione che qualcosa possa andare storto, che qualcuno si possa distrarre e consentire che il tufo di Riva Fiorita vada a schiacciare le case antiche e belle di quel borgo da favola. 

L’ultima picconata alle paure dei residenti di Riva Fiorita l’ha data proprio il crollo del terrapieno, domenica scorsa. In quelle pietre rovinate al centro di via Ferdinando Russo, gli abitanti di Riva Fiorita hanno immaginato di vedere altro. Nessuno pensava realmente che la città potesse sbriciolarsi, invece adesso che l’hanno vista crollare, a pochi metri dalle loro stesse case, pensano che forse certe cose possono succedere per davvero e allora è meglio non abbassare la guardia.

 

Già, ma come difendersi se non c’è la possibilità di mettersi all’opera? Insomma, la gente di qui si chiede quanto sarà necessario attendere per vedere svanire un pericolo che deve essere cancellato da qualcun altro. La questione non è di secondaria importanza perché alla preoccupazione si aggiunge l’impotenza di agire. Per spiegare meglio la sensazione mostrano la piccola porzione di molo davanti alla spiaggetta. Una parte è crollata, è la parte che appartiene al demanio, i residenti hanno chiesto di poterla rimettere in sesto a loro spese ma è arrivato un secco “no”, e intanto sono anni che quel molo rimane spaccato, aggredito dalle onde e inutilizzabile: «Ecco, questo è ciò che ci mette in crisi, non essere partecipi del nostro destino, non poter fare ciò che vorremmo per rendere bello e, soprattutto sicuro, questo posto». Sanno di vivere in un pezzetto di paradiso in terra, sono consapevoli di quel che hanno e non nascondono la fierezza di essere residenti a Riva Fiorita, però oggi in tanti sono preoccupati, arrabbiati, sul loro paradiso incombe un piccolo inferno di tufo.

Il documento è stato consegnato mercoledì scorso nelle mani dell’amministratore dei due condomini, solo ieri una copia è stata consegnata a ciascun abitante, il contenuto del documento inviato dal Comune non fa che accrescere il senso di rabbia e sfiducia: «Trattasi di infiltrazioni nella muratura di contenimento di un terrapieno e del sottostante costone tufaceo, prospicienti le palazzine A e B dal condominio Riva Fiorita. Si rileva inoltre la presenza di frammenti litici e prodotti della disgregazione del tufo sul solaio di copertura e di una tettoia... Si rileva infine la presenza di vegetazione infestante sul paramento murario e sulla sommità del tufo». 

Che le pietre cadessero a ripetizione dalla collina retrostante, i residenti l’avevano abbondantemente notato. Spiegano che la questione s’è fatta più intensa negli ultimi due anni da quando hanno percepito che nella zona sovrastante c’erano movimenti dei quali non hanno mai compreso la reale entità. Sostengono di aver cercato di verificare personalmente cosa stesse accadendo, senza avere troppa fortuna.

Adesso si ritrovano a vivere in un luogo nel quale il pericolo è diventato reale. In palazzi nei quali, secondo il Comune «i dissesti accertati costituiscono un pericolo e minacciano l’incolumità delle persone. Pertanto si dispone l’immediata diffida a proprietari e amministratori del complesso sottostante il terrapieno ad eseguire senza indugio tutte le misure necessarie per preservare persone e beni mediante la sistemazione di idonei transennamenti per l’interdizione delle zone costituenti pericolo per incolumità delle persone». 

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