Alleanza di Secondigliano, rimosso l'altarino sull'acquedotto romano dei Ponti Rossi

Alleanza di Secondigliano, rimosso l'altarino sull'acquedotto romano dei Ponti Rossi
Valentino Di Giacomodi Valentino Di Giacomo
Mercoledì 20 Aprile 2022, 12:43
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Non si placano le operazioni di rimozione degli altarini della camorra dedicati ai personaggi apicali del clan dell'Alleanza di Secondigliano. Questa mattina è stato il turno della teca costruita, sfregiando un'opera storica millenaria, sull'acquedotto romano dei Ponti Rossi. L'operazione è stata compiuta dagli operai della NapoliServizi, sotto la supervisione della polizia municipale diretta dal comandante Ciro Esposito e di un restauratore della Soprintendenza dei Beni Culturali. 

Erano 11 gli altarini sequestrati in una vasta inchiesta della Procura della Repubblica partenopea e alcuni erano già stati rimossi nei giorni scorsi grazie alla solerzia della polizia municipale e delle forze dell'ordine.

Restava - come simbolo - ancora questo altarino eretto dai clan direttamente sulle vestigia storiche di epoca romana. 

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L'indagine della procura prende le mosse da un'inchiesta del Mattino che aveva consentito ai carabinieri di sequestrare tre statue del 1600 ritrovate in un'associazione della Madonna dell'Arco diretta dalla suocera dei boss dell'alleanza - Bosti, Contini, Mallardo - Ninella Aieta. Le statue erano originariamente in una chiesa in via San Giovanni e Paolo. Da lì le testimonianze di un collaboratore di giustizia che aveva messo in luce le relazioni torbide tra pezzi di clan e alcuni parroci della zona che, oltre a consentire l'utilizzo delle statue ai clan, permettevano anche riunioni di camorra nelle sagrestie delle chiese dell'Arenaccia e di San Carlo all'Arena. 

L'abbattimento degli altarini non è solo un colpo simbolico, ma anche sostanziale si clan. È proprio attraverso queste distorte forme di devozione religiosa che i clan riescono a far presa sul popolo nei quartieri di Napoli. 

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