Alunno aggredito a scuola nel Napoletano, la rabbia della famiglia: «Simone era bullizzato»

Alunno aggredito a scuola nel Napoletano, la rabbia della famiglia: «Simone era bullizzato»
di Giovanni Mauriello
Giovedì 19 Maggio 2022, 12:01 - Ultimo agg. 15:19
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«Mio figlio è vivo per miracolo, purtroppo resta ricoverato per una infezione alla ferita e una leggera insensibilità a una gamba, avvertita a seguito del colpo infertogli». La voce della mamma del 13enne accoltellato l'altro giorno in una scuola di Melito da un fendente per mano di un compagno di classe, poco prima dell'uscita, è flebile. La signora è preoccupata per la guarigione di Simone (nome di fantasia). Nel reparto del Santobono dove lo studente è in cura, attende l'altra figlia per riposarsi un po'. «Chi ha agito aveva un coltello a scatto tra le mani, mio figlio ricorda di averlo visto luccicare», racconta la donna.

Un taglio alla schiena, suturato in ospedale con tre punti, pochi millimetri e la pugnalata avrebbe causato seri danni al midollo spinale. La prognosi resta riservata, ci vorranno alcuni giorni per stabilire eventuali danni al sistema nervoso. Intanto la sorella del ragazzo aggiunge altri particolari alla vicenda, secondo quanto sostenuto dal congiunto. «Mentre si apprestavano a uscire dall'aula racconta Francesca chi ha ferito mio fratello gli ha sferrato un primo colpo, centrando con la lama lo zaino, che portava per abitudine sul lato anteriore. Poi girandosi di scatto lo ha colpito alle spalle. Mio fratello dall'inizio dell'anno scolastico è sotto pressione psicologica, per i continui atti di bullismo subiti da quell'individuo. Ne avevamo parlato con alcuni responsabili della scuola, ma senza ottenere risultati concreti; è un bravo ragazzo, studia con profitto e non ha mai dato grattacapi in famiglia. È stata l'insegnante ad avvertirci del ferimento, al termine, credo, della lezione di inglese».

La piccola arma da taglio, detenuta in classe dall'assalitore, non sarebbe stata ancora ritrovata, mentre procedono le indagini dei carabinieri sul gravissimo episodio che ha scosso l'intera comunità locale, gli operatori scolastici e gli alunni della scuola media Marino Guarano, già al centro della cronaca per un altro ferimento avvenuto qualche mese fa ai danni di una ragazzina di 11 anni, percossa nei bagni da una studentessa rimasta finora sconosciuta, perché non identificata dalla vittima, che subito dopo il pestaggio ricevette le scuse dell'assalitrice: «Perdonami, ho sbagliato persona». Alcuni giorni dopo la ragazzina pestata a sangue preferì cambiare scuola.
Ieri gli alunni della terza A, la classe al centro dell'aggressione, non si sono presentati, mentre nell'istituto sono arrivati gli ispettori inviati dalla direzione scolastica regionale.

Lezioni regolari invece per gli altri studenti, anche se resta lo choc per quanto avvenuto.

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Nel tardo pomeriggio c'è stata una doppia riunione con la partecipazione dei rappresentanti del consiglio d'istituto e di classe, alla presenza del sindaco Luciano Mottola. «Fuori la violenza dalla scuola», il coro unanime. Nell'istituto bocche cucite. Nella tarda mattinata ha parlato invece la dirigente scolastica, al suo secondo anno di guida alla Marino Guarano: «C'è rammarico, siamo molto scossi per quanto avvenuto - dice Marina Riccio . La scuola si interroga, come sempre, in presenza di simili episodi, ma non deve essere solo il mondo scolastico ad interrogarsi.

Il disagio che emerge da questa grave vicenda appartiene all'intera comunità, da soli non possiamo farci alcuna domanda. L'istituto si muove da tempo per promuovere la legalità, favorendo un ambiente sicuro per gli studenti. Ma ripeto, da soli non possiamo farcela, perché sono necessarie sinergie e strategie comuni al fine di trovare le soluzioni più idonee. Si è trattato di un episodio inaspettato, pur lavorando in una comunità di periferia; quanto accaduto non ci ha fatto certo piacere».
 

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