Amazon, la missione per i droni napoletani: il commercio decolla

Amazon, la missione per i droni napoletani: il commercio decolla
di Nando Santonastaso
Mercoledì 9 Marzo 2022, 08:06 - Ultimo agg. 10 Marzo, 10:20
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Dai voli ipersonici per le rotte commerciali dalla Terra a Marte (e dintorni), ai droni postini per il trasporto dei prodotti agi acquirenti di tutto il mondo. Un passo dopo l'altro, e sempre in una segretezza pressoché totale, i rapporti tra Amazon e il Distretto aerospaziale campano si infittiscono. Ieri è stata a Napoli una delegazione di Amazon Prime Air, la compagnia aerea cargo che opera esclusivamente per il trasporto di pacchi di Amazon, per incontrare alcune delle migliori realtà aziendali campane dal punto di vista tecnologico e della ricerca sui droni e verificare ambiti di possibile collaborazione.

Tutto ruota, da quanto si è riusciti a sapere, attorno al vecchio progetto del colosso di Seattle che dal 2014 lavora, tra alti e bassi, all'avveniristica idea di un sistema di consegna ultrarapido, capace di far arrivare i pacchetti in 30 minuti ai clienti «mediante il ricorso a piccoli veicoli aerei senza piloti a bordo», droni appunto. Il gruppo capitanato da Jezz Bezos, come si può tranquillamente leggere sui social che presentano Prime Air, aveva inizialmente previsto di partire da alcune città selezionate sin dal 2019 ma di fatto ha poi rallentato. Ora evidentemente i tempi sono di nuovo maturi per cercare di rilanciare e sviluppare il progetto anche in Paesi come l'Italia in cui Amazon è già molto presente ma dove la legislazione vigente non contempla ancora la possibilità di questo sistema di trasporto.

Un ostacolo insormontabile? Probabilmente no, visto che l'autorizzazione all'utilizzo dei droni per consegne di pacchetti è già stata concessa lo scorso anno dagli Usa in via sperimentale ed è stata definita, non a caso, una svolta storica per il big dell'e-commerce e per l'aviazione civile americana.
Di qui l'impulso che Amazon ha continuato a dare all'idea iniziale e l'avvio di una serie di contatti soprattutto in Europa a caccia di collaborazioni con partners specializzati per farla decollare - è il caso di dirlo - in tempi non più indefiniti. Sembra che una prima scadenza sia prevista per il 2024, dunque abbastanza ravvicinata. La genesi e probabilmente il contenuto dell'incontro di ieri sarebbero nati su queste basi, costruendo la tappa preliminare di un più concreto percorso che resta però tutto da definire e sul quale conviene sempre ragionare con la massima prudenza.

In sostanza le aziende campane interessate farebbero da supply chain, da rete di supporto cioè, alla realizzazione dei droni la cui produzione, ovviamente, resterebbe negli Usa almeno in una fase iniziale.

Se il progetto vedesse la luce, si parlerebbe di decine di migliaia di esemplari, considerata la vastità della rete commerciale di Amazon. Di più è impossibile prevedere ma non è un mistero che all'interno del Distretto aerospaziale guidato dallo scienziato Luigi Carrino non sono poche le sperimentazioni su questo tipo di veicoli già in atto da anni (e lo stesso, peraltro, accade nei Distretti di altre regioni ad alto potenziale di ricerca aerospaziale come la Puglia o il Piemonte). In altre parole, Amazon Air Prime sa di poter interloquire su un livello di qualità assolutamente affidabile e competitivo nel quale la Campania può benissimo giocarsi le sue carte come è apparso anche in occasione della recentissima missione a Dubai organizzata proprio dal Dac.

Lo stesso vale per l'altro filone dell'eventuale collaborazione tra Amazon e l'aerospazio locale, quello che sarebbe finalizzato alla fornitura di elementi di componentistica per i vettori del trasporto commerciale tra la Terra e Marte targati Blue Virgin. Sembra che dopo l'iniziale contatto a Napoli tra il braccio destro di Bezos, Michael Callari, lo stesso Carrino e gli imprenditori del settore, siano proseguiti scambi di informazione sui quali, tanto per cambiare, non ci sono notizie ufficiali. Ma è un dato di fatto che l'interesse degli americani verso la Campania più tecnologicamente avanzata sembra essere davvero concreto.

Ed è un significativo riscontro della volontà del presidente del Distretto campano di allargare il più possibile l'orizzonte delle aziende in una fase estremamente delicata per il loro futuro. Anche l'aerospazio, infatti, quasi certamente risentirà delle conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina dopo avere subìto già contraccolpi per l'aumento del costo delle materie prime (il titanio, ad esempio, sarebbe diventato ormai quasi introvabile e senza di esso sarà impossibile costruire aerei nel prossimo futuro).

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A parte i problemi legati alla presenza di astronauti russi nel modulo spaziale europeo, un tema che quasi certamente verrà a galla nelle prossime ore, preoccupa lo stop alla fornitura dei motori per i razzi Vega che trasportano i satelliti nello spazio e che vengono prodotti nel Paese di Kiev, eredità della vecchia Unione sovietica che li aveva insediati nell'area che dopo l'indipendenza appartiene ormai all'Ucraina. Insomma, il rischio di un ridimensionamento dei progetti di sviluppo dell'aerospazio è più che reale nonostante il fatto che questo comparto sembrava aver resistito meglio dell'aeronautica (Difesa a parte) alle limitazioni dell'emergenza pandemica. Per le aziende campane, e non solo, nuovi ambiti di collaborazione su scala internazionale appaiono dunque importanti se non quasi indispensabili a costruire una prospettiva meno incerta di quello che al momento si intravede.

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