Angela avrà la sua protesi, quella “speciale”, che le consentirà di tornare a seguire i corsi di danza e le lezioni di nuoto. Ciro Verdoliva, direttore generale della Asl Napoli 1, segue la storia della piccola già da qualche settimana: «Nei limiti del possibile dobbiamo garantirle una vita normale. La Asl - come sempre avviene in questi casi - farà la sua parte: ci occuperemo noi di Angela e di tutto ciò di cui avrà bisogno». Verdoliva sa bene che per la piccola, sette anni appena compiuti, non basterà una sola protesi: «Angela sta crescendo e, dunque, l’arto artificiale andrà sostituito spesso ma non importa: abbiamo già affrontato situazioni del genere, lo faremo di nuovo e nel migliore dei modi. Le protesi verranno cambiate ogni volta che sarà necessario: Angela ha già sofferto troppo».
La storia della bimba è ormai nota: circa un anno fa, durante una festa di prima comunione in un ristorante a Posillipo, mentre giocava in giardino con le amichette rincorrendo un palloncino, perse una gamba sotto il peso di una lettera di marmo venuta giù dall’insegna che mostrava il nome del locale. Le sue condizioni apparirono subito molto gravi, bastò poco ai medici del pronto soccorso per capire che non c’era assolutamente niente da fare: la gamba andava amputata e anche presto. Cinque interventi chirurgici in pochi mesi, - secondo il racconto della madre anche uno drammaticamente sbagliato - un lungo calvario tra visite, terapie da seguire una dopo l’altra, tentativi di riabilitazione, trasferte continue da Napoli a Palermo dove una equipe di specialisti ha preso in carico la piccola.
Poi l’ennesima delusione, la “doccia ghiacciata” quando è arrivata la telefonata dell’avvocato che comunicava ai genitori della bambina la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero che definiva l’accaduto una “tragica fatalità” aggiungendo pure che si trattava di una “zona interdetta” e, dunque, lì non ci sarebbe dovuto stare nessuno. «Così non è - ribatte Andreina - la zona non era affatto interdetta e non è stata neanche una “tragica fatalità” come si legge nelle carte.
«La gestione di Angela è complicata. Complicata e costosa. Se voglio garantirle tutto quello che le serve per vivere senza troppe difficoltà, ho bisogno di soldi. Siamo una famiglia di lavoratori, - aggiunge - abbiamo un piccolo negozio, non riusciremo mai a mettere insieme il necessario per far fronte alle spese che verranno».
È chiaro che un eventuale risarcimento, se il ricorso dovesse ottenere il risultato sperato, per la famiglia di Angela sarebbe una vera e propria manna: «Devo dire che sono stata sommersa dalla solidarietà - dice - e questo ci ha riempito il cuore di gioia. Confido molto nei giudici che si occuperanno del caso della mia bambina. Sono certa che stavolta si renderanno conto che, diversamente da quanto è stato detto, ci sono delle responsabilità ben precise. Purtroppo - aggiunge Andreina - è sparito anche il filmato girato dalle videocamere del ristorante che riprendeva integralmente le fasi dell’incidente. Mi hanno detto che dopo ventiquattro ore si cancella tutto. Mi sembra un po’ strano, ma così dicono».