Angela, bimba pusher aiutante del papà: retata a Napoli, 12 arresti

Angela, bimba pusher aiutante del papà: retata a Napoli, 12 arresti
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 15 Febbraio 2019, 07:30 - Ultimo agg. 10:00
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Usata per lanciare dosi di droga dal balcone, così come se fossero un mazzo di chiavi o un qualsiasi altro oggetto domestico. Educata a mettere le mani al posto giusto, a rovistare nei cassetti e a fare bene attenzione tra le scorte di mamma e quelle di papà. È la favola brutta di Ponticelli, vittima una bambina che - all'epoca dei fatti - non aveva ancora compiuto 14 anni, ma veniva usata nel più potente indotto economico di Napoli, quello della droga, dello smercio al minuto di sostanze stupefacenti. Eccola «Angela», nome rigorosamente di fantasia, l'ultimo esemplare di bimbi usati dal crimine napoletano: oggi non è ancora maggiorenne, ma è stata affidata a una parente, mentre i suoi tutori ora rischiano di perdere la patria potestà. Inchiesta choc coordinata dal pm Alessandra Converso, magistrato in forza al pool anticamorra del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, culminata in dodici arresti per fatti di droga, ma anche nell'ennesima conferma che trova nella storia di Angela il suo punto più basso: dalle intercettazioni emerge infatti che i due parenti con cui viveva la piccola la usano per lanciare le dosi di droga dal balcone. Agli atti intercettazioni abbastanza chiare, da cui emerge la voce maschile che dice: «Buttamene uno, non quello di tua mamma però...». E lei obbedisce, per non intaccare la scorta materna. Una conferma di quanto emerge dal dossier della Dia, che ribadisce il ruolo dei minori nelle nuove mafie, sia come boss in erba, sia come vittime del sistema criminale.
 
Decisivo il lavoro dei carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, che prende le mosse da un altro episodio gravissimo raccontato in questi anni: le indagini nascono dall'omicidio di Mariano Bottari, un 75enne colpito da un proiettile vagante a Portici, esploso da un rapinatore durante un inseguimento. Una brutta storia per la quale per anni i sospetti sono caduti sul principale organizzatore dello spaccio, vale a dire su Giovanni Gravino, anche se formalmente non risulta neppure indagato per l'omicidio Bottari. Era il 28 luglio 2014 a Portici, quando alcuni malviventi tentarono la rapina al titolare di un distributore di benzina che si stava recando in banca per versare gli ingenti incassi delle sue attività. Avviando una serie di intercettazioni, gli inquirenti riuscirono a captare indiscrezioni e commenti. E in una telefonata colsero il riferimento a un tale «Giovanni» che pur essendo ai domiciliari se ne stava sempre in giro. Si arrivò così a Giovanni Gravino, classe 1980. Gli investigatori iniziarono a indagare su di lui, intercettarono i suoi colloqui. Alla fine le indagini non sono riuscite a provare un suo ipotetico coinvolgimento nella rapina che quattro anni fa portò alla morte del povero Bottari, ma hanno consentito di raccogliere indizi sufficienti a ricostruire il suoi affari nel droga business. E a svelare la storia di «Angela», che non è l'unica under 14 usata nella catena di montaggio della droga. Ricordate cosa accadde a Pizzofalcone un paio di anni fa? Stesse voci, stesse mani che incartano dosi, stesse figure di bambini che confondono lo spaccio di droga per il «lavoro» di papà e mamma. Ma torniamo al blitz di ieri mattina, secondo quanto emerge dalla misura cautelare firmata dal gip Egle Pilla. A finire in cella sono i conviventi Maria Pina Sartori e Giovanni Gravino, quest'ultimo accusato di essere il gestore della piazza di spaccio di viale Regina Margherita a Ponticelli, mentre la compagna teneva la contabilità degli affari. Con loro in carcere sono finiti anche Carmela Vitale, accusata di essersi occupata del confezionamento delle dosi e in qualche caso della custodia dello stupefacente; Enzo Gravino, fratello di Giovanni, indicato come un addetto alla consegna delle dosi e alla riscossione degli incassi; Castrese Brusco, accusato di aver stabilmente acquistato droga da Gravino per poi rivenderla al proprio giro di clienti. Vanno invece agli arresti domiciliari Patrizia Ariosto, madre di Gravino, Anna Sartori, sorella di Maria Pina, Antonietta Versano, moglie di Brusco, e Vincenzo Principe, cliente fidato dei pusher accusato di un episodio di spaccio. Obbligo di firma, infine, per Giuseppina Paolillo, Loredana Morra e Angelo Fragliasso.
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