Gli animali esotici trofei di Gomorra: l'ultimo business della camorra

Gli animali esotici trofei di Gomorra: l'ultimo business della camorra
di Gigi Di Fiore
Domenica 3 Giugno 2018, 08:00
4 Minuti di Lettura
«Il Principe», maestro nel taglio della cocaina, ha il vezzo di allevare una pantera. Vezzi da Gomorra, il folklore criminale applicato alla camorra nella famosa fiction televisiva. Anche Tony Montano, il boss del film Scarface, allevava una tigre. Animali esotici ostentati come simboli di potere criminale. Dalla finzione cinematografica alla realtà. Walter Mallo, il giovane boss ventisettenne del rione don Guanella, condannato un anno fa in primo grado a sedici anni di carcere, da libero aveva la passione di allevare serpenti. Il pitone era la sua razza preferita. Una leggenda metropolitana, mai provata, accompagna il boss dei Casalesi, Michele Zagaria, che si diceva avesse allevato nel giardino della sua villa a Casapesenna una tigre.
 
La camorra e il traffico di animali esotici, molto più semplice oggi con i mercati dell'e-commerce. Con il web, utilizzando i canali giusti si riescono a comprare, per vie illegali, molte specie di animali esotici. Secondo l'ultimo rapporto Zoomafia, il valore annuale del traffico illegale di animali e piante supera i 20 miliardi di dollari l'anno. Un affare che gode delle connivenze di funzionari governativi corrotti tra Africa e Asia. A febbraio di due anni fa, un uomo di Mugnano è stato condannato dal tribunale Napoli nord per aver allevato in casa una tigre, che aveva chiamato «Angela». Altri due uomini sono stati condannati dallo stesso tribunale per avere tenuto in casa un macaco, chiamato «Alberta». Era una delle tremila bertucce introdotte illegalmente in Europa. Un mercato fiorente, per appassionati, o esaltati, che si rivolgono al web, dove sono stati individuati 106 siti mirati di e-commerce con sede in Gran Bretagna, Germania, Francia e Russia. In questo mercato illegale, si inseriscono gruppi mafiosi. La camorra è al primo posto, nel singolare business. Secondo il Fondo internazionale per il benessere animale, esisterebbe in Rete un'offerta di animali esotici per 3,9 milioni di dollari. I più richiesti sono le tartarughe per il 45 per cento, i pappagalli per il 25 per cento, i serpenti per il 10 per cento.

Secondo i dati dell'Interpol, la criminalità legata ai traffici illegali di animali e ai reati ambientali è la quarta impresa mondiale delle mafie dopo il traffico di droga, la contraffazione e la tratta degli esseri umani. Si legge sempre nell'ultimo rapporto annuale Zoomafia: «Il danno provocato dai reati ambientali è di 10mila volte superiore alla quantità di denaro speso dalle agenzie internazionali per contrastare tali reati». Un business che cresce del 5-7 per cento l'anno. Spiega un investigatore dell'ex Corpo forestale assorbito dai carabinieri: «Non esiste un clan specifico della camorra specializzato in questo settore. Di solito, sono attività saltuarie, svolte anche da forme di piccola criminalità non strutturata. Solo nel settore delle corse clandestine di cavalli c'è una specifica attività legata ai Casalesi e, in passato, ai Nuvoletta di Marano».

Nell'ultimo anno, sono risultati positivi all'antidoping 61 cavalli. Tra Sicilia, Campania e Calabria, si divide il mondo delle corse clandestine con scommesse da capogiro. Don Lorenzo Nuvoletta era proprietario di cavalli da corsa, poi gli sono subentrati i Casalesi. Per molto tempo, sono state organizzate corse clandestine di cavalli nell'area Nolana. Ne furono scoperte almeno dieci, nel corso di un processo per camorra del 2016. «Se non si bombarda il cavallo, non cammina» si diceva in un'intercettazione. Nel febbraio del 2016, venne sequestrato in provincia di Caserta un maneggio abusivo con nove cavalli.

Ma è anche il combattimento tra cani che interessa alcuni piccoli clan. In questo caso, il giro di scommesse è inferiore a quello dei cavalli, ma resta appetibile. Nell'area a nord di Napoli e nella zona dei comuni vesuviani, sono concentrati i combattimenti notturni. Nel luglio scorso, a Torre del Greco i carabinieri sequestrarono due pit bull a due pregiudicati. Nel rapporto si parlava di «condizioni di allevamento proibitive, per incattivire i cani». Altri cinque pit bull furono sequestrati a Castellammare di Stabia, mentre altri sette furono trovati a Torre Annunziata. «Segni di morsi, alcuni feriti e traballanti» dicevano i rapporti dei carabinieri. Sequestri continui in provincia e nell'area a nord di Napoli. Tre persone, contigue al clan Licciardi di Secondigliano, allevavano tre pit bull in un box, dove c'erano flaconi di vitamine per aumentare la massa muscolare. I cani avevano le orecchie mozzate ed erano addestrati in un campo, con manicotti attaccati agli alberi.

Secondo il rapporto Zoomafie, nell'ultimo anno l'incremento di cani sequestrati è stato del 189 per cento. Vengono addestrati per i combattimenti clandestini, ma anche per difesa personale. E poi ci sono le vendite clandestine di cuccioli di razza presi dai Paesi dell'Est. Un mercato con costi competitivi rispetto a quello legale, per assenza di controlli, attestati, documenti. Sono stati 964 i cani sequestrati nell'ultimo anno, pronti ad essere venduti senza documenti per un valore totale di 717.800 euro. Nel 2012, a Camposano vicino Nola vennero trovati 51 cuccioli di varie razze senza documenti, pronti per la vendita. Nelle statistiche sui reati legati agli animali, nel totale italiano di 6848 procedimenti, la Procura di Napoli è al quarto posto.

Quello che venne scoperto due anni fa dal corpo Forestale a Saviano di Nola aveva dell'incredibile. Un vero e proprio zoo clandestino, visitato anche dai ragazzi delle scuole. Aveva oltre 100 animali tra cui lama, dromedari, cavalli, tartarughe, pesci. C'era anche un parco giochi con ristorante, piscina e area relax. Dietro la struttura, probabilmente coperture di clan camorristici della zona. Sempre nel Nolano, fu sequestrato un parco acquatico, con zoo di 12 chilometri quadrati del valore di 2 milioni di euro.
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