Anm, arriva lo stop dei giudici
al piano di salvataggio

Anm, arriva lo stop dei giudici al piano di salvataggio
di Pierluigi Frattasi
Sabato 4 Agosto 2018, 10:29
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Perizie imprecise sugli immobili Anm messi in vendita per fare cassa, con valori da un lato sottostimati, dall'altro valutati addirittura più del doppio di quelli catastali. I crediti che l'azienda dei trasporti deve riscuotere dal Comune svalutati per oltre 9 milioni di euro senza motivare il perché non si siano fatti i decreti ingiuntivi per recuperare le somme. Non ancora approvati i bilanci 2016 e 2017, mentre quello del 2015 è stato adottato in «notevole ritardo», con conseguenti «lacune informative» sullo stato aggiornato economico-finanziario dell'azienda. Ecco i principali rilievi del Tribunale Fallimentare di Napoli - collegio presieduto da Gianpiero Scoppa, componenti Stanislao De Matteis, come relatore, e Nicola Graziano - al piano concordatario dell'azienda cittadina dei trasporti, depositato il 4 luglio scorso. Tra le altre cose, il Tribunale chiede perché non si sia previsto nel piano concordatario lo scenario con gli effetti di un'eventuale azione risarcitoria verso gli amministratori di Anm, promossa dai soci o dai creditori, tra le ipotesi previste dalla legge.

LE INTEGRAZIONI
I giudici hanno quindi concesso 15 giorni di tempo all'Anm - con una proroga per le ferie estive - per apportare integrazioni al piano e convocato l'udienza per il 19 settembre. Non è una bocciatura del piano, insomma, è bene precisare. Ma si tratta di rilievi che l'azienda potrà chiarire ampiamente, come l'Atac ha fatto a Roma.

I CREDITI
Nel mirino, oltre ai ritardi sulle approvazioni degli ultimi due bilanci, ci sono «le criticità di riconciliazione tra gli importi dei crediti vantati da Anm verso il Comune di Napoli, e, specularmente, i debiti del secondo verso la prima, che sono di entità tale da indurre ad un'assai severa svalutazione, per oltre 9 milioni di euro», su un totale di circa 23 milioni. Si tratta, cioè, di entrate potenziali dal Comune che l'Anm ha ritenuto incerte e che per questo, quando ha presentato la domanda di concordato, ha congelato in un fondo cuscinetto. Secondo i giudici, l'Anm, però, non avrebbe spiegato «gli aspetti giuridici che avrebbero dovuto indurla a soprassedere da iniziative giudiziali volte al recupero coattivo». La situazione non è migliorata col tempo. «Lo scenario che emerge - è scritto nel documento - all'attualità, dal piano concordatario redatto da Pwc e dalla relazione dell'attestatore non è tranquillizzante».

 

LE PERIZIE
Dubbi anche sulle stime degli immobili in dismissione. Nel piano, ad esempio l'officina di via Galileo Ferraris viene stimata 4,8 milioni. Ma «non si comprendono le ragioni del valore così attribuito - scrive il Tribunale - sensibilmente inferiore rispetto al valore catastale pari a circa 7 milioni». Mentre manca anche «l'elaborato» redatto dal perito. «Né è chiaro - prosegue - il valore superiore al doppio di quello catastale attribuito all'immobile di via Ponte dei Francesi», affittato attualmente ad Asìa come sede, stimato nella perizia circa 5,6 milioni.

LE LACUNE
«Non appare adeguatamente esplicitato - proseguono i giudici - lo scenario post-concordatario». Si parla, infatti, di «un residuo patrimoniale di ben 14 milioni composto in sostanza di solo attivo, tra cui il parcheggio Brin stimato oltre 9 milioni». Così come «non si scorgono gli effetti benefici per i creditori derivanti da azioni risarcitorie promuovibili» nei confronti degli ex manager.
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