Anm, bus «Pollicino» in fiamme al Cardarelli: «Guasto meccanico»

Anm, bus «Pollicino» in fiamme al Cardarelli: «Guasto meccanico»
di Pierluigi Frattasi
Sabato 15 Dicembre 2018, 08:35 - Ultimo agg. 09:36
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In fiamme un Pollicino della Linea 144 dell’Anm questa mattina, nello stazionamento antistante l’ospedale Cardarelli. Il mezzo è stato completamente divorato dalle fiamme. Sul posto sono intervenuti prontamente vigili del fuoco, polizia municipale e forze dell’ordine per gli accertamenti del caso.
 

L’episodio è accaduto attorno alle 5,20. L'autobus era da poco uscito dal deposito di piazza Carlo III, quando, giunto al capolinea per effettuare la prima partenza, è divampato un incendio che ha devastato il mezzo. Inutile il tentativo del conducente di spegnere con l'estintore le fiamme che in pochi minuti hanno avvolto totalmente il veicolo lasciando solo la carcassa.



«Se sarà confermato - dichiara Adolfo Vallini (Usb) - che la causa dell'incendio è un guasto meccanico bisognerà constatare che, purtroppo, non erano infondate le denunce di insicurezza e vetustà dei mezzi mosse nei confronti dell'azienda e della proprietà a tutela della sicurezza e regolarità dell'esercizio. Napoli necessita di mezzi nuovi, perché quelli che ci sono, sono vecchissimi, e da qui derivano questi problemi. Il servizio su gomma offerto ai napoletani non è più all'altezza della città. I 56 nuovi bus acquistati dell'Anm rappresentano un primo passo verso lo svecchiamento della flotta aziendale, ma evidentemente ancora non basta. La politica degli annunci e delle inaugurazioni deve fare spazio a quella delle manutenzioni. I napoletani hanno bisogno di un servizio efficiente ed efficace tutti i giorni dell'anno, in un contesto in cui si è costretti ad aspettare ore alle fermate per andare a scuola o al lavoro appare paradossale e superflua  l'apertura delle funicolare il sabato fino alle due di notte. Con le poche risorse disponibili, anche per effetto dell'ammissione dei giudici al concordato preventivo, si dovrebbe garantire prima l'ordinario e poi lo straordinario».
 
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