Anonima funerali, dopo le interdittive nel Napoletano scattano le indagini

Anonima funerali, dopo le interdittive nel Napoletano scattano le indagini
di Ferdinando Bocchetti
Lunedì 7 Gennaio 2019, 15:00 - Ultimo agg. 19:42
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Carri funebri anonimi, privi di riferimenti ai nomi delle ditte: è il nuovo caso scoppiato dopo quello dei manifesti senza logo apparsi sul territorio già da qualche settimana. Tutto è nato in concomitanza con la notifica, da parte della prefettura di Napoli, di due interdittive antimafia ad altrettante aziende del territorio: Eredi Cesarano e La Fenice. Provvedimenti amministrativi nati sulla scorta di segnalazioni da parte delle forze di polizia, che di fatto hanno bloccato due delle società tra le più attive nei comuni dell'area flegrea-giuglianese, entrambe gestite da componenti della famiglia Cesarano. Si tratta di aziende balzate a più riprese agli onori delle cronache: chi le gestisce, infatti, è legato da vincoli di parentela con esponenti di primo piano del clan Polverino, in qualche caso condannati in via definitiva per associazione mafiosa.

Dopo le notifiche delle interdittive, i nomi di alcune aziende sono spariti dai manifesti e dai carri funebri utilizzati per il trasporto dei feretri. Qualunque sia la ditta all'opera, insomma, non fa nulla per rendersi riconoscibile. Una strana coincidenza, che ha suscitato l'attenzione dei carbonieri della locale Compagnia di via Nuvoletta, che vogliono ora appurare se dietro queste procedure si celi in realtà la volontà di aggirare i provvedimenti emanati dalla prefettura di Napoli. L'organo territoriale di governo peraltro non si è limitato solo a notificare le interdittive alle società interessate ma ha allertato anche numerosi amministrazioni cittadine (Marano, Mugnano, Calvizzano, Giugliano, Villaricca, Bacoli e Qualiano), invitandole a vigilare sul rispetto dei provvedimenti adottati. Di fatto, però, seppur in forme non consentite dalla legge, i funerali - almeno una buona parte - continuano ad essere regolarmente svolti. Da chi, o per conto di chi, non è dato a saperlo. L'obiettivo degli inquirenti, insomma, è quello di capire se vi sia un accordo tra aziende del settore in modo da consentire anche agli «esclusi» di continuare a svolgere la propria attività.
 
I Comuni destinatari della comunicazione della prefettura non dovrebbero solo limitarsi a revocare le autorizzazioni rilasciate alle aziende colpite dai provvedimenti ostativi, ma dovrebbero attivare i controlli del caso per fermare i non autorizzati o comunque coloro che agiscono illegalmente. Alcuni Enti starebbero valutando anche la possibilità di coprire le insegne presenti all'esterno degli esercizi di onoranze funebri colpite dalle interditttive. Contro i provvedimenti interdittivi, legati alle frequentazioni border line di alcuni gestori e titolari, le ditte chiamate in causa potranno presentare regolare ricorso al tribunale amministrativo regionale.
 
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