Antimo Giarnieri ucciso per errore a 19 anni, la Dda: «Cinque a processo»

Antimo Giarnieri ucciso per errore a 19 anni, la Dda: «Cinque a processo»
di Marco Di Caterino
Lunedì 13 Settembre 2021, 10:00
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Ucciso per errore da un killer da quattro soldi imbottito di cocaina. Con la richiesta di rinvio a giudizio per cinque persone, ritenute dalla Dda responsabili del delitto a vario titolo, si sono chiuse le indagini sull'omicidio di Antimo Giarnieri, 19 anni anni, incensurato di Casoria, vittima innocente di una camorra più becera che mai, avvenuto l'8 luglio del 2020 sotto i portici del Parco Smeraldo a Casoria. Il povero ragazzo fu scambiato dal killer per Ciro Lucci, un balordo che si era messo in testa di gestire una pizza di spaccio al Parco Smeraldo, zona controllata dal gruppo criminale - orbitante nella galassia del clan Moccia - capeggiato da Salvatore Barbato, detto Totore o cane. Qualche mese dopo il tragico agguato, i carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, diretto dal maggiore Antonio Bagarolo, arrestarono l'esecutore materiale del delitto, Tommaso Russo (sfuggito successivamente a un agguato a colpi di kalashnikov in piazza Cirillo a Casoria) che quella sera esplose un intero caricatore contro un gruppo di ragazzi che si intrattenevano sotto i portici del Parco Smeraldo, con l'intenzione di fare più che un morto. I proiettili oltre a stroncare la vita del povero Antimo Giarnieri ferirono in maniera grave al fianco anche un amico minorenne della vittima. Insieme a Tommaso Russo, l'unico dei cinque ad essere accusato di omicidio, il provvedimento riguarda anche Ciro Sannino, detto spavuzziello - attualmente detenuto - autore con Tommaso Russo di due estorsioni ai danni di spacciatori che non volevano pagare la tassa alla cosca di Salvatore Barbato. Mentre altri tre balordi, Gennaro Sorrentino, Alessandro Caccavallo e Giorgio Piscopo, che fornirono a Tommaso Russo l'auto utilizzata per l'omicidio di Antimo Giarnieri e la successiva distruzione del veicolo dato alle fiamme, potrebbero affrontare il processo in stato di libertà visto che sul loro capo pende al momento sola una denuncia a piede libero. 

 

Quella sera, il killer sceso da una vettura guidata da un complice esplose all'indirizzo del gruppo di persone che si intrattenevano sotto i portici ben otto colpi con una pistola calibro 7.65. Quattro proiettili colpirono il 19enne, morto all'istante, mentre un altro colpo ferì al fianco l'amico della vittima. Le indagini condotte dal Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna e coordinate dalla Dda di Napoli hanno permesso di accertare che il reale obiettivo fosse appunto Ciro Lucci. Russo si era guadagnato la fama di essere un tipo feroce, dopo che aveva strappato a morsi parte dell'orecchio di un pusher legato a Lucci, colpevole di aver spacciato nella zona di Totore o cane, mentre in un'altra occasione aveva pestato a sangue marito e moglie, entrambi spacciatori, per non aver pagato la tassa di 500 euro, quale nullaosta del clan Barbato per spacciare nel centro storico. 

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