Una famiglia frattese si è rivolta alla Procura di Bari perché accerti se una congiunta, Luisa Ianniciello, 81 anni, deceduta l'11 ottobre scorso dopo un intervento cardiaco presso una casa di cura barese accreditata con il servizio sanitario nazionale e considerata un'eccellenza, sia morta per un presunto caso di malasanità. La figlia della signora, Roberta Giordano, 49 anni, ha presentato una denuncia alla caserma dei carabinieri di BariPicone perché intende conoscere le cause del decesso della madre, che era affetta da una grave insufficienza mitralica.
La signora si era sottoposta a diversi esami, ed era stata inserita anche tra le prenotazioni degli interventi da eseguire al Monaldi, ma non prima di quattro mesi.
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A settembre scorso Roberta (il fratello Giovanni, 47 anni, è penalista, ed è stato candidato a sindaco alle ultime comunali a Frattamaggiore) accompagna la madre a Bari e anche la signora si convince a sottoporsi all'intervento. Il 4 ottobre viene ricoverata. A causa del Covid non sono ammessi familiari e la signora dialoga con i figli solo telefonicamente. Il giorno dell'intervento, non potendo accedere alla clinica, i figli si preoccupano per conoscere le condizioni post operatorie della madre. Solo a tarda sera riescono a parlare con un medico dell'equipe, che spiega loro che purtroppo anche dopo l'intervento persisteva l'insufficienza della valvola, per cui era stato necessario intervenire di nuovo. Ma sopraggiunge una complicazione. «Inizialmente ci parlano di emorragia polmonare, poi al duodeno ed infine gastrica: mia madre avrebbe perso tre litri di sangue da atrio, polmone e stomaco», è la versione di Giovanni.
Roberta insieme al marito si precipita a Bari il 10 ottobre scorso e alla reception della clinica apprendono che la mamma è ricoverata in terapia intensiva. La mattina del giorno dopo il genero della paziente riceve una telefonata: la suocera è spirata. La figlia va dai carabinieri e presenta una denuncia, propedeutica all'acquisizione della cartella clinica. «Vogliamo conoscere la verità dice il figlio Giovanni . Da penalista so che l'autopsia è un atto irripetibile, ecco perché abbiamo chiesto al magistrato che vengano identificati tutti i medici che hanno avuto in cura nostra madre. Non vogliamo mettere sotto accusa una persona sola, il direttore o il primario, se ci sono state responsabilità collettive desideriamo che vengano acclarate. Neppure le condoglianze ci hanno fatto».
A difendere i due fratelli sono gli avvocati Francesco Bencivenga e Antonio Barbato. L'autopsia si terrà il 30 ottobre. Il Mattino ha provato a contattare la clinica per ottenere la sua versione ma nonostante i ripetuti tentativi il telefono ha squillato a vuoto.