Covid, anziano con la polmonite due ore in ambulanza davanti al pronto soccorso di Nola

Covid, anziano con la polmonite due ore in ambulanza davanti al pronto soccorso di Nola
di Francesca Mari
Lunedì 26 Ottobre 2020, 18:12 - Ultimo agg. 27 Ottobre, 08:45
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NOLA. «Portategli almeno una coperta, sta male e sta morendo di freddo». Queste le urla disperate di Barbara Scaramuzzi, mentre il padre Mario di 77 anni con il Covid e la polmonite era da due ore in un’ambulanza ferma fuori al pronto soccorso dell’ospedale di Nola. Non é potuto entrare perché il nosocomio era saturo di casi Covid, ed è stato riportato a casa nonostante le condizioni. È accaduto ieri sera alle 23 quando l’uomo di Pomigliano D’Arco è stato portato al pronto soccorso dell’ospedale «Santa Maria della Pietá» a Nola con gravi problemi respiratori, ma ha trovato il cancello sbarrato ed è rimasto per due ore in ambulanza. Il mezzo di soccorso era stato scortato dai familiari di Scaramuzzi che, una volta appreso che Mario non poteva entrare in pronto soccorso hanno protestato.
 

«Mio padre è stato in un’ambulanza per due ore- racconta la figlia Barbara- e, nonostante le nostre proteste, alle 3 di notte lo hanno riportato a casa. Non volevano nemmeno portarlo in ambulanza, li ho dovuti pregare perché aveva bisogno dell’ossigeno! Come potevo portarlo in auto? Alla fine ci hanno fatto firmare anche un figlio di rinuncia al ricovero, come se avessimo rinunciato noi. Mi sono opposta, ma alla fine mio padre ci ha pregato di farlo. Non ce la faceva più. Ora é al San Leonardo in terapia sub intensiva, è positivo al Covid».

Barbara, in lacrime, ha ricostruito tutta la storia. Mario Scaramuzzi, 77enne e pensionato Fiat, stava bene, aveva solo qualche problema di diabete, fino alla settimana scorsa quando ha incominciato ad avere febbre e spossatezza. Il medico generico lo ha curato per una neuropatia, fino a che l’uomo ha cominciato a desaturare, ha fatto un tampone in un laboratorio privato ma è risultato negativo, intanto peggiorava. Gli è stata riscontrata una polmonite e aveva seri problemi respiratori. A prestargli assistenza la moglie, le figlie e le nipoti, ora tutte in quarantena; visto il peggioramento della saturazione arrivata sotto i 70 la figlia Barbara ha procurato bombole d’ossigeno per curarlo a casa. Fino a ieri, quando, dopo la reticenza dell’uomo di chiamare l’ambulanza, alle 23 la famiglia ha chiamato i soccorsi.
 

«Mio padre aveva paura- continua Barbara- mi diceva che in ospedale l’avrebbero fatto morire prima.

Ma io ho visto che la situazione peggiorava e ho chiamato il 118. Sono stati vaghi, dicendo che in ospedale non c’era posto ed era meglio rimanere a casa, ma mio padre peggiorava visivamente. Così prima mi hanno detto che potevano portarlo all’ospedale di Sorrento, poi a Nola. Ma arrivati qui è stata una battaglia. Noi paghiamo le tasse come tutti, perché dovevo assistere alla morte di mio padre al freddo un un’ambulanza? Poi siamo riusciti a farlo portare a casa, dopo averli pregati, e stamattina lo abbiamo ricoverato al San Leonardo. Qui gli hanno fatto il tampone che poi è risultato positivo. Non sappiamo più nulla, non è concepibile che i nostri malati debbano essere trattati così. Siamo molto preoccupati e addolorati».

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