Appalti Covid, indagato Verdoliva: l'accusa è turbativa d'asta. Sequestato il cellulare del manager Asl

Appalti Covid, indagato Verdoliva: l'accusa è turbativa d'asta. Sequestato il cellulare del manager Asl
di Leandro Del Gaudio
Sabato 1 Agosto 2020, 23:59 - Ultimo agg. 2 Agosto, 23:31
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Nuovi blitz e nuovi sequestri nel corso dell’inchiesta sugli ospedali Covid in Campania. Una nuova accelerata nelle indagini che puntano a fare chiarezza sulla gestione degli appalti che hanno consentito di allestire tre ospedali anti-covid, nel pieno dell’emergenza sanitaria. In sintesi, gli inquirenti hanno sequestrato il telefono cellulare di Ciro Verdoliva, commissario dell’Asl Napoli uno, braccio destro di Vincenzo De Luca nella gestione della pandemia a Napoli; mentre, sempre nello stesso filone, hanno sequestrato alcuni computer nell’unità di crisi allestita tra marzo e aprile, quando bisognava dare risposte celeri per arginare la diffusione del virus a Napoli e nel territorio regionale.
Ma andiamo con ordine, a partire dal sequestro del telefonino cellulare messo a segno pochi giorni fa dalla Procura di Napoli nei confronti del commissario, raggiunto dalla pg in una località lontano da Napoli. Turbativa d’asta è l’accusa da cui dovrà difendersi Verdoliva, in uno scenario più ampio in cui si indaga per una ipotesi di frode in pubbliche forniture, per mettere a fuoco eventuali responsabilità in alcune procedure di gara. Inchiesta condotta dal pm Mariella Di Mauro, magistrato in forza al pool reati contro la pubblica amministrazione, sull’onda d’urto di alcune segnalazioni e denunce arrivate in questi mesi agli uffici inquirenti. Uomo da sempre in prima linea, nella risoluzione di problemi legati alla sanità a Napoli, Verdoliva è uno dei protagonisti della lotta al contagio. Ma cosa cercano gli inquirenti nel suo cellulare? Sotto i riflettori tutto ciò che può aiutare a comprendere le ragioni di una procedura amministrativa ritenuta controversa, quella per la realizzazione di tre ospedali anti covid in Campania. Ricordate il caso? Parliamo delle strutture modulari in quel di Ponticelli (ospedale del Mare), ma anche a Caserta e Salerno (dove però le strutture non hanno mai ospitato pazienti). Ospedali venduti da una ditta di Padova, salutati sulle prime da scrosci di applausi da una popolazione terrorizzata dal lockdown, oggi decisamente al centro di un nuovo caso giudiziario. 

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LE DENUNCE
Ed è in questo scenario, che la Procura di Napoli ha deciso di acquisire alcuni computer usati dallo staff di vertice dell’unità di crisi. Siamo ancora in una fase esplorativa dell’inchiesta, si cercano tasselli in un mosaico segnato dai tempi dell’emergenza. Una vicenda su cui torna a chiedere trasparenza l’ex parlamentare di Fdi Marcello Taglialatela, giunto al suo quinto esposto contro la gestione dell’emergenza covid. Diverse le criticità elencate da Taglialatela (come presidente di Campo sud), in relazione alle strutture modulari: la celerità dell’appalto, con una griglia di requisiti molto ristretta; la mancanza di ventilatori, strumenti decisivi per le terapie intensive; la decisione di far partire delle penalità solo dopo la comparsa sui giornali delle prime denunce. Nodi da sciogliere, su cui ora si attende la versione dei diretti interessati, che - dal canto loro - ripetono da settimane lo stesso refrain: c’era emergenza, l’incubo di finire nella stessa situazione di Veneto e Lombardia, bisognava fare presto. Quanto poi ai ventilatori, l’eventuale gap sarebbe riconducibile ad un più ampio problema di approvvigionamento da inserire in un contesto di stallo internazionale. Verifiche in corso anche sul ruolo del consigliere regionale Luca Cascone, bersagliato dalle denunce di Taglialatela, per il ruolo di presunto mediatore tra Soresa e ditte fornitrici che avrebbe svolto in seno alla task force. Sentito un mese fa dal Mattino, Cascone ha dichiarato: «Non ho fatto nulla di cui rimproverarmi, mi sono rimboccato le maniche, come volontario, per dare un aiuto a chi era in campo giorno e notte contro la pandemia». 

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