Appalti sospetti nel Napoletano, la svolta: «Processo per Luisa Bossa»

Appalti sospetti nel Napoletano, la svolta: «Processo per Luisa Bossa»
di Leandro Del Gaudio
Sabato 11 Luglio 2020, 09:11
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Cadono le accuse di associazione per delinquere, truffa e turbativa d'asta, resta in piedi una sola ipotesi di reato: quella di traffico di influenze, per aver favorito nel restauro di villa Campolieto un gruppo di imprese che aveva in organico anche il figlio. È questa l'accusa per la quale la Procura di Napoli ha ottenuto la fissazione di una udienza preliminare a carico di Luisa Bossa, per dieci anni (dal 1995 al 2005) sindaco di Ercolano, ma anche icona antimafia come parlamentare del Pd. Cinque anni dopo i primi interventi di restauro sulla splendida dimora di Ercolano, c'è una svolta significativa. È stato il pm Celeste Carrano (titolare delle indagini assieme al collega Valter Brunetti) ad avanzare richiesta di rinvio a giudizio nei confronti della ex parlamentare, nell'ambito di un fascicolo in cui compaiono decine di imputati, a loro volta coinvolti in altre ipotesi di reato, in alcuni casi riconducibili alla costruzione della caserma dei carabinieri di Ercolano.

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Ma andiamo con ordine, a partire dalla posizione dell'ex sindaco Bossa. Stando alle accuse, l'ex sindaco di Ercolano sarebbe «stata interessata all'aggiudicazione dell'appalto in favore della Ati composta da Ediltecana spa e dalla Consortium management e cooperativa archeologica, di cui risultava dipendente il figlio Ciro Calcagno (che non è indagato in questa vicenda, ndr), e interessata alla concessione di subappalti in favore di soggetti alla stessa collegati». Stessa contestazione nei confronti dell'ex assessore comunale di Ercolano Salvatore Solaro (aveva la delega ai lavori pubblici), rappresentante pro tempore della Saab architettura società cooperativa; e di Paolo Lorenzo Romanello, quest'ultimo indicato sia come direttore generale della fondazione Ente Ville vesuviane, sia come ex direttore dei lavori, che «indebitamente faceva dare quale prezzo della propria (presunta) mediazione illecita presso i pubblici ufficiali indicati perché compissero atti contrari ai doveri di ufficio, da Sabato Nocerino (rappresentante della società Campolieto società mercantile), vantaggi patrimoniali». Di che tipo? Stando al capo di accusa, ci sarebbe stato un accordo finalizzato ad assegnare voti in cambio di lavori, in un grumo di competenze e responsabilità che ora saranno al centro della udienza preliminare.

Ma qual è la replica di Luisa Bossa? Spiega al Mattino il suo avvocato di fiducia, il penalista Giovanni Siniscalchi: «Vi sono tutte le condizioni per poter dimostrare l'assoluta insussistenza dell'ipotesi delittuosa contestata alla mia assistita. Peraltro il reato di traffico di influenze illecite è da sempre ritenuto estremamente impalpabile sul piano degli elementi costitutivi della fattispecie criminosa, per la vaghezza della sua formulazione. Affronteremo con serenità il processo; ricordando che per i reati di associazione per delinquere, truffa e turbativa d'asta, originariamente contestati all'onorevole Bossa, abbiamo, con soddisfazione, già provato la concreta estraneità dell'indagata rispetto ai fatti contestati».

I NOMI
Inchiesta della Finanza, verifiche su sei appalti, per un valore totale di 18 milioni di euro, in uno scenario che vede ora imputati l'ex sindaco di Ercolano Vincenzo Strazzullo, il suo ex vice Antonello Cozzolino, il manager Manlio Bianconcini e l'architetto Pietro D'Angelo, Ferdinando Pirone (ex leader cittadino di Sel ed ex assessore alla legalità), ma anche manager, tecnici ed amministratori del calibro di Felice Giordani, Rosanna Gliubizzi, Mariano Nocerino, Nicola Pisciotta, Andrea Rispoli, Pasquale Romano, Raffaele Simeone, Salvatore Solaro. Tutti i soggetti coinvolti potranno, a partire da ottobre, dimostrare la propria estraneità alle accuse, nel confronto tra le parti dinanzi al giudice.
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