Apple a Napoli. Scampia, dal degrado al futuro: «Qui la nostra Silicon Valley»

Apple a Napoli. Scampia, dal degrado al futuro: «Qui la nostra Silicon Valley»
di Paolo Barbuto
Venerdì 22 Gennaio 2016, 09:58
2 Minuti di Lettura
«Volete vedere la Silicon Valley di Napoli? - Sorride Andrea - eccola, a due passi dalle Vele, è la mia scuola. Apple vieni qui a Scampìa e non resterai delusa». C'è un mondo che non t'aspetti in questo pezzo di Napoli, anche se ne hai sentito parlare e ne hai letto tanto: l'istituto Galileo Ferraris vive di tecnologia, di informatica. È un avamposto del futuro nel cuore di quella porzione di città marchiata a fuoco col simbolo dell'infamia, della malavita.

Quel marchio se lo stanno strappando di dosso con passione e tenacia i ragazzi che si formano in questa scuola. I docenti, fieri, raccontano che studenti formati in questo istituto oggi lavorano a Google, ad Accenture.
Proprio nell'Itis Galileo Ferraris è già pronto a decollare un progetto della Cisco, leader mondiale dell'information technology da trent'anni, che in questo istituto di Scampia investirà cento milioni per la formazione. Ma è l'idea che Apple sbarchi a Napoli e che possa pensare proprio a questo territorio come nuovo quartier generale degli sviluppatori Ios, che porta vivacità ed emozione tra i giovani. Savio De Luca e Vincenzo Ange mostrano fieri i loro smartphone col marchio della mela: «Sarebbe un sogno poter lavorare per loro». Salvatore Brandolini che è rappresentante d'istituto e porta con fierezza un orecchino a espansione mostra diffidenza: «Ma se verranno davvero qui a Scampia scopriranno di che pasta siamo fatti e non andranno più via». Francesca Pezzeri e Maria Tramontano stanno in disparte, poi si avvicinano per commentare: «La Apple a Scampìa? È la benvenuta. Noi saremo pronte a dimostrare di essere all'altezza dei giganti americani».

È una boccata di ossigeno, una di quelle sensazioni che solo i ragazzi, colmi di sogni, speranze e grinta sanno regalarti. Addio al mostro mediatico di Gomorra, questa terra ha voglia di confrontarsi con il mondo, «con l'America», come dicono i ragazzi.

Certo, solo l'entusiasmo dei ragazzi è capace di guardare oltre e attraversare il muro di degrado e diffidenza che avvolge il quartiere. Un chilometro più in là c'è l'università che doveva trasformare Scampia e che continua ad essere un punto interrogativo. Lavori iniziati, poi sospesi per mancanza di fondi, infine ripartiti l'estate scorsa con la promessa: «Fra 500 giorni la facoltà di medicina aprirà i battenti qui». Il «qui» è l'area dove sorgeva la Vela H e dove è sbucato un edificio avveniristico di forma circolare. Si festeggiano in questi giorni i dieci anni dal primo annuncio dell'insediamento universitario, perciò la gente fatica ancora a credere che studenti e professori arriveranno per davvero a Scampia.
Nessuno invece fatica a credere nella rinascita del quartiere che è vivo, esuberante. 

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