Via gli impiegati comunali, chiude l'archivio storico di Napoli: a rischio i volumi dell'Unità d'Italia

Via gli impiegati comunali, chiude l'archivio storico di Napoli: a rischio i volumi dell'Unità d'Italia
di Valerio Esca
Lunedì 4 Novembre 2019, 07:00 - Ultimo agg. 12:34
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Dipendenti trasferiti e servizio soppresso. I napoletani saranno costretti a dire addio all'archivio storico del Comune di salita Pontenuovo. In una città dove è negato il verde, dove è negato un trasporto pubblico su standard europei, adesso si nega anche la memoria. Dal 15 ottobre, gli ultimi dipendenti dell'Archivio sono stati dislocati presso altri uffici, dal Maschio Angioino a Palazzo Cavalcanti e ancora a via Toledo, sede dell'ufficio cinema. Tutti impiegati per racimolare risorse dalla tassa di soggiorno. Sono autorizzati, soltanto uno alla volta, uno o due giorni alla settimana, a recarsi presso l'Archivio per recuperare in caso di necessità documenti o per consultare vecchi atti. In sostanza per quattro giorni alla settimana l'archivio resta deserto.

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Dal 2016 lo stabile, edificato alla fine del Seicento, è considerato a rischio crollo, ma dopo tre tentativi di sgomberi (nel 2015), tutti naufragati, si era deciso di tenere i dipendenti nell'antico palazzo, vietando l'accesso soltanto ad alcuni locali. Fino a quando il Comune non ha deciso di sopprimere il servizio Archivi storici e Biblioteche. Gli archivi, che in tutto sono quattro, sono passati sotto il diretto controllo del servizio Cultura, mentre le biblioteche del servizio Beni culturali. Dal 2016 ad oggi però non si è provveduto ad alcuna ristrutturazione, neanche l'impianto antincendio è stato ammodernato. All'epoca si oppose allo sgombero la dirigente del servizio, Ida Alessio Vernì, che si beccò anche un procedimento disciplinare. Chiese al Comune una sede provvisoria, che potesse contenere tutto il materiale, per non lasciarlo incustodito e a rischio sciacallaggio. Nel tentativo disperato di tutelare l'immenso patrimonio storico contenuto nelle stanze di salita Pontenuovo 31. In questi tre anni il buio totale, fino a quando la ex dirigente (che è stata sospesa dal servizio in attesa di un procedimento, dal quale è stata poi assolta con formula piena e dunque reintegrata dall'Ente) non si è recata nuovamente nel suo vecchio ufficio. «Il servizio non esiste più le fu detto dai suoi ex dipendenti - e non c'è un dirigente specifico per il servizio Archivi». Ad ogni modo, ad oggi, l'Archivio resta semi-deserto, senza un dirigente in sede, e con l'edificio che sta crollando a pezzi.

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Come salvare la memoria storica di questa città, considerando che nell'Archivio di via Pontenuovo ci sono tutti i documenti prodotti a Napoli dal 1300 all'Unità d'Italia? Nel 2016 l'assessore alla Cultura Nino Daniele diede impulso alla vecchia dirigente Vernì di redigere un progetto per risistemare e mettere in rete il materiale contenuto nei faldoni degli archivi napoletani, luoghi che in altre città, come Palermo, Roma, Milano e Firenze sono considerati patrimonio culturale, tanto da essere consultabili e visitabili. Il progetto, che l'amministrazione ha lasciato in un cassetto, partiva dalla considerazione che «una città ha un Archivio scriveva la dirigente del servizio - solo se riordinato diventa un bene per la collettività perché valorizzato, cioè reso pubblico grazie a più attività: aperture al pubblico con possibilità di fare ricerche; visite e percorsi tematici; didattica per le scuole; digitalizzazione dei documenti per ottenere copie dei documenti più antichi, importanti o dei più usurati. ll materiale può essere pubblicato online e promosso attraverso differenti strategie di comunicazione (es. video promozionali); mostre ed eventi sui materiali d'archivio, sulla storia del territorio anche in concomitanza con eventi locali; banche dati online, possibilità di conoscere il materiale presente attraverso una ricerca su internet». Nel progetto erano indicati anche i luoghi, che avrebbero potuto e dovuto ospitare l'Archivio, evitando così la dislocazione in tre sedi, tutte inaccessibili.

Si era pensato ad un'ala del Real Albergo dei Poveri, di fatto oggi inutilizzato. Ci sarebbero volute 10-15 stanze per recuperare quanto oggi chiuso nella Torre della Guardia del Maschio Angioino e parte del materiale di Salita Pontenuovo (quello sistemato nelle scaffalature pericolanti). Stanze di 20 metri quadrati ognuna. Insomma, rispetto all'immensità dell'Albergo dei Poveri, spazi tutto sommato ragionevoli.
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