Napoli, don Carmine Amore: «Vendere armi ai ragazzi è troppo facile, basta con questo orrore»

Napoli, don Carmine Amore: «Vendere armi ai ragazzi è troppo facile, basta con questo orrore»
di Melina Chiapparino
Domenica 26 Settembre 2021, 23:40 - Ultimo agg. 28 Settembre, 09:26
4 Minuti di Lettura

«È scioccante la facilità con cui, a Napoli, ci si può procurare un’arma illegalmente». La riflessione di don Carmine Amore, parroco nella chiesa di Santa Caterina a Formiello e decano di tutte le parrocchie del centro storico partenopeo, arriva all’indomani dei dati emersi dai blitz delle forze dell’ordine. La gigantesca mole di arsenali da guerra nascosti nei diversi quartieri cittadini, però, non ha colto di sorpresa il prete che, da anni, si spende per sottrarre i giovani alle illusioni della criminalità organizzata.

Sono 400 le armi da guerra sequestrate a Napoli in un anno. Se lo aspettava?
«Il dato è allarmante e, devo ammettere, che mi ha colpito ma non ho mai ignorato che ci fosse questa emergenza nella nostra città e, a maggior ragione, sul territorio dove assisto la mia comunità religiosa.

Le armi circolano e l’aspetto più grave di questo fenomeno, è la facilità con cui persino dei minorenni riescano a procurarsele. Le dinamiche criminali sono pericolose ma lo sono ancora di più quando a viverle sono dei ragazzini». 

Nel raid di fuoco, ai Quartieri Spagnoli, che ha procurato il ferimento di due vittime innocenti, lo scorso giugno, c’era un ragazzino di 16 anni armato. Che ne pensa?
«Spesso, i ragazzini che impugnano un’arma sono senza scrupoli e completamente sprovvisti della lucidità che, invece, hanno gli adulti. Questo accade perché non hanno una profonda consapevolezza delle conseguenze di questa scelta. Ovviamente tutte le azioni criminali sono da condannare ma, ho notato che tra i più piccoli c’è una tendenza all’esagerazione e al voler strafare». 

Secondo lei, perché un ragazzino sceglie di “armarsi”?
«In linea di massima c’è la ricerca di importanza e la necessità di mostrare a tutti di valere qualcosa. È chiaro che, in questi casi, i punti di riferimento sono completamente stravolti e di certo non si è uomini se si ha una pistola in mano ma si è uomini quando si agisce con ragione, responsabilità e consapevolezza». 

Trova che sia aumentato il fenomeno delle gang e dei ragazzini in cerca della pistola?
«Negli ultimi anni c’è stata una buona azione di recupero sul territorio. Se da una parte gli episodi criminali con il coinvolgimento di ragazzini fanno molto clamore, non lo fa altrettanto il gran numero di minori che quotidianamente viene reinserito».

I fatti di cronaca testimoniano come, in alcuni contesti, armarsi sia quasi una “moda”. Cosa si può fare?
«Una “moda” tragica che comporta conseguenze gravissime. Il mio pensiero va alle vittime innocenti che si sono trovati nel mezzo di stese e sparatorie ma, allo stesso tempo, bisogna far capire a chi agisce procurando del male che lo aspetta una vita di dolore e senza futuro. Lo dico soprattutto ai giovani che rischiano di perdere la vita o di trascorrerla in carcere, invece di progettare il loro futuro in maniera sana». 

Ha un messaggio per i giovani “armati”?
«Oggi esistono molte alternative alla strada grazie all’azione pastorale di tante parrocchie, alle associazioni di volontariato e tante altre realtà come gli oratori, compreso quello della chiesa di Santa Caterina a Formiello, dietro Porta Capuana dove da anni seguiamo i giovani, anche se con la pandemia e i lavori in piazza, abbiamo avuto delle restrizioni. Quello che voglio dire ai giovani e a chi potrebbe già aver fatto una scelta sbagliata è che non è mai tardi per cambiare. Fate un passo indietro. Le porte della mia chiesa sono aperte e anche quelle di tutte le parrocchie di quartiere. Troverete sempre qualcuno disposto ad aiutarvi. Non distruggete il vostro futuro». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA