Due anni e nove mesi di reclusione. È quanto dovrà scontare Francesco Rinaldi, 30enne del rione Luzzatti, considerato esponente apicale della cosca Mazzarella. L’uomo, già sottoposto agli arresti domiciliari, è stato raggiunto, ieri mattina, da un provvedimento cautelare emesso dalla Corte d’Appello di Napoli per i reati di associazione mafiosa, rapina, estorsione e ricettazioni, tutti commessi tra il 2010 e il 2013. A notificargli la nuova ordinanza, i carabinieri della stazione ‘Poggioreale’ che, dopo le formalità di rito, hanno trasferito Rinaldi presso la struttura carceraria di Secondigliano. Un curriculum di tutto rispetto quello del ras mazzarelliano. Indicato dagli investigatori anche come figlio d’arte. Suo padre Francesco noto con il soprannome di ‘o pacian è, infatti, ritenuto uno dei fedelissimi dell’organizzazione criminale al punto che quando la zona di piazza Mercato passo sotto il controllo dei Rinaldi, prima, e di Salvatore Maggio, poi, scelse di abbandonare il territorio pur di non dover tradire i Mazzarella. Padre e figlio, inoltre, sarebbero stati, per diversi anni, incaricati dal clan di raccogliere le estorsioni dai commercianti e dagli ambulanti della zona della Maddalena.
A riferire il particolare, confermato poi anche dalle attività investigative, sono stati diversi collaboratori di giustizia tra cui Salvatore Russomagno, anche lui, un tempo, affiliato ai Mazzarella.
La quota, invece, era stabilita in questo modo. Ai commercianti napoletani era chiesto un contributo di 50 euro a settimana mentre a quelli extracomunitari di 100. Dalla sola vendita delle buste, ha spiegato Russomagno, il clan incassava circa 1400 euro a settimana. Un affare particolarmente lucroso per la cosca e in cui ‘o pacian aveva fatto entrare anche suo figlio Francesco che, però, nel 2016 fu arrestato insieme ad altre 7 persone proprio con l’accusa di imporre, a un prezzo maggiorato, le buste di plastica agli ambulanti del mercato rionale. Non solo. I Rinaldi, proprio per il ruolo avuto in seno all’organizzazione criminale, finirono nel mirino di Maurizio Ferraiuolo, ras ribelle, poi diventato collaboratore di giustizia che, tra il 2010 e il 2011 tentò, inutilmente, di prendere il controllo di buona parte del centro storico. Uno scontro violentissimo che si concluse solo con la cattura, e il successivo pentimento, dello stesso Ferraiuolo.