Napoli, preso a Scampia il latitante Raffaele Paolo del clan Di Lauro: era tornato per un “chiarimento” con il gruppo Raia

Il ricercato era in compagnia di una donna: non ha opposto resistenza

Raffaele Paolo
Raffaele Paolo
di Luigi Sabino
Mercoledì 21 Dicembre 2022, 17:26 - Ultimo agg. 23 Dicembre, 07:21
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Ha abbandonato la sicurezza del suo nascondiglio per mettere pace con i ras di Scampia. Sarebbe questo uno dei possibili scenari in cui è maturato l’arresto del latitante Raffaele Paolo considerato dagli investigatori come esponente di primo piano della cosca Di Lauro.

A mettere fine alla sua fuga sono stati gli investigatori della Squadra Mobile e del commissariato ‘Secondigliano’ che lo hanno bloccato e ammanettato in via Baku, fortino del gruppo Raia, il sodalizio che, proprio pochi giorni fa, era stato colpito dalla cattura di alcuni suoi esponenti di spicco.

Gli agenti, coordinati rispettivamente dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini e dal vicequestore Raffaele Esposito, dopo diversi giorni di appostamento, sono riusciti a localizzare il fuggitivo mentre si trovava in strada in compagnia di una donna.

Nessuna resistenza da parte di Paolo quando si è visto circondato dai poliziotti. Il ras, secondo quanto riferito da fonti investigative, non era nemmeno armato sebbene si trovasse in una zona, quella controllata appunto dagli eredi del clan Notturno, potenzialmente pericolosa considerato i trascorsi esistenti tra l’organizzazione di appartenenza di ‘o rochez e il sodalizio di Scampia, un tempo inglobato nella federazione dei cosiddetti scissionisti. Un dettaglio non da poco che ha messo in allerta gli stessi investigatori. Da qui l’ipotesi che Paolo possa aver raggiunto Scampia per incontrarsi proprio con qualche esponente del gruppo Raia.

Il motivo è che nel provvedimento che, alcuni giorni fa, è stato eseguito nei confronti dei presunti vertici del sodalizio, ci sono anche le dichiarazioni di suo figlio Pasquale, alias ‘o Lallone, passato a collaborare con la giustizia dopo essere stato condannato per un omicidio avvenuto nel 2016. Una scelta, quella di diventare un delatore, che, però, ‘o rochez non ha mai accettato al punto da rinnegare il suo stesso sangue. Una presa di posizione che, verosimilmente, il ras potrebbe aver deciso di rimarcare anche con i suoi vecchi nemici.

D’altronde basta dare una scorsa al curriculum di ‘o rochez per comprenderne lo spessore criminale.  Il suo nome comincia a circolare negli ambienti investigativi più di vent’anni fa quando le attenzioni si spostano su un sodalizio allora ritenuto, erroneamente, uno dei tanti sottogruppi della famigerata Alleanza di Secondigliano, il clan Di Lauro. La reale comprensione di quella che è l’organizzazione fondata dal boss Paolo Di Lauro lo si scoprirà solo qualche anno più tardi ma già all’epoca il nome di Paolo figura tra quelli di maggiore interesse per le forze dell’ordine. Nel 2001, ad esempio, viene intercettata una conversazione tra Carlo Niola, altro narcos di punta del sodalizio dilauriano, e un soggetto non identificato, conversazione nella quale, il primo, chiedeva al suo interlocutore di intestarsi fittiziamente la proprietà di un barca di oltre nove metri. L’utenza utilizzata si scoprì che era intestata proprio a Paolo. Sulla vicinanza tra ‘o rochez e i Di Lauro le conferme arrivano pochi mesi più tardi. L’organizzazione finisce nel mirino della Procura antimafia che fa scattare i primi mandati di cattura. Anche allora Paolo, e con lui altri esponenti di spicco del sodalizio, tra cui lo stesso Niola, riescono a sottrarsi alle manette.

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La loro latitanza, tuttavia, è di breve durata. Poche settimane più tardi, infatti, sia Paolo che Niola sono localizzati e arrestati mentre si nascondevano in un residence a Terracina, sulla costa laziale. Insieme a loro è catturato anche un altro fuggitivo. Si tratta di Enrico D’Avanzo, cognato del padrino Paolo Di Lauro e, soprattutto, suo braccio destro nella gestione delle attività illecite. Nel corso di successive attività si scoprì, tra le altre cose, che ‘o rochez, insieme a Niola e con la supervisione di D’Avanzo, aveva allacciato contatti con alcuni trafficanti della zona di Montecatini, nel pistoiese. Tornato in circolazione dopo aver scontato la pena, Paolo, secondo quanto riferito dagli investigatori, avrebbe avuto un profilo molto più basso anche se questo non gli avrebbe impedito di frequentare le vecchie compagnie. Da recenti controlli, infatti, si è scoperto che il fuggitivo era solito intrattenersi con i fratelli Rispoli, altra storica compagine malavitosa nata in seno al clan Di Lauro e, passata, poi, con gli scissionisti.

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