Arzano, 27 arresti: la festa della Liberazione nel rione della 167 riconquistato

Arzano, 27 arresti: la festa della Liberazione nel rione della 167 riconquistato
di Marco Di Caterino
Martedì 26 Aprile 2022, 10:04
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Una grande retata festeggiata come una liberazione: per alcuni comuni a nord di Napoli, in particolare Arzano, Frattamaggiore e Frattaminore, il 25 aprile ha segnato ieri la fine del pesante giogo criminale di una camorra bombarola, assassina, prepotente oltre ogni limite, e tanto famelica da dissanguare con la morsa asfissiante del racket commercianti e imprenditori. Con 27 arresti messi a segno nel rione della 167 di Arzano, quello che ha dato il nome all'omonimo clan, i carabinieri hanno anche decapitato i vertici di due cosche, quelle dei Monfregolo e dei Cristiano, un tempo alleate, poi contrapposte in una faida sanguinosa, iniziata il 24 novembre del 2021 con l'agguato al Roxy Bar di Arzano in cui rimasero feriti Salvatore Petrillo (morto tre giorni dopo), due suoi guardaspalle e due innocenti avventori del locale, uno dei quali ancora costretto a camminare con un bastone. 

Il blitz è scattato nel cuore della notte. Una cinquantina di carabinieri del gruppo di Castel di Cisterna, coordinati dal colonnello Nicola De Tullio, hanno eseguito 23 ordinanze di custodia cautelare in carcere e quattro agli arresti domiciliari, e il sequestro preventivo di una ditta di autonoleggio: misure disposte dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, con l'aggiunto Rosa Volpe e il pm Giuliano Caputo. Per tutti gli indagati la Dda ipotizza a vario titolo associazione mafiosa, associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio, detenzione illegale di armi, estorsione, ricettazione e trasferimento fraudolento di valori. Reati commessi dal 2018 fino al novembre del 2021, pochi giorni prima della tentata strage al Roxy Bar. A uscirne con le ossa rotta è il gruppo capeggiato da Giuseppe Monfregolo, ritenuto l'attuale capoclan, che un paio di settimane fa, intervistato dalle Iene, guardando spavaldo nella telecamera, affermava: «Ma quale camorra! Qui nella 167 siamo tutti persone perbene». Insieme a lui sono finiti in manette la mamma Luisa Grassini, 70 anni, il figlio Francesco, 24 anni, tre fratelli del boss - Raffaele, 46 anni, Anna, 47 anni e Mariano, 40 anni, quest'ultimo già arrestato per le minacce di morte al comandante della polizia locale Biagio Chiariello. Ha evitato il carcere la moglie di Giuseppe Monfregolo, Antonietta Santoro, 41 anni, finita agli arresti domiciliari. Durissimo colpo anche alla cosca perdente, quella dei Cristiano. In carcere sono finiti Pasquale Cristiano, 33 anni, detto Pik stic, quello del giro in Ferrari per la Prima comunione del figlio, capo della cosca Cristiano, suo padre Pietro, 58 anni, cofondatore del clan 167; e ancora Vincenzo Mormile, 30 anni, capozona a Frattaminore, in guerra con i Landolfo arrestati tre settimane fa, e Renato Napoleone, 39 anni, cognato di Pasquale Cristiano, indagato per l'omicidio di un capozona per i Moccia ad Arzano, ucciso in un agguato in un centro estetico.

L'attività investigativa, svolta dal Nucleo Investigativo dal dicembre 2018 al novembre 2021 con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha consentito di documentare l'operatività e l'organizzazione del clan 167, nato da una costola della cosca Amato-Pagano.

L'inchiesta ha consentito di individuare ben tre piazze di spaccio operanti nel rione 167, accertare una dozzina di estorsioni e l'intestazione fittizia della ditta di autonoleggio, e di sequestrare alcuni chili di droga. Nell'ambito di questa indagine, nel 2019, venne individuato e arrestato nel Rione Salicelle di Afragola Giuseppe Monfregolo, all'epoca latitante da un anno. 

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«È il nostro 25 aprile. 77 anni fa ci siamo liberati dal nazifascismo, oggi magistratura e forze dell'ordine hanno liberato le nostre terre dall'oppressione dei clan della camorra che negli ultimi mesi hanno insanguinato l'area Nord di Napoli» ha scritto Sandro Ruotolo a nome del Comitato di Liberazione della camorra a nord di Napoli. Gli ha fatto eco Mimmo Rubio, giornalista di Arzano sotto scorta, dopo aver subìto minacce di morte e l'esplosione di una bomba sul balcone di casa proprio ad opera dei Monfregolo. «La decapitazione dell'intero clan della 167 rappresenta una grande e incisiva risposta dello Stato per il ripristino della legalità ad Arzano e in tutta l'area a nord di Napoli. Nonostante, infatti, l'arresto nelle settimane scorse degli appartenenti alla cosca di Frattaminore guidata da Landolfo, la situazione era ancora di massima emergenza sul territorio, vista la contemporanea presenza fuori dal carcere dei due capoclan dei gruppi in guerra dei Cristiano e dei Monfregolo». Non meno soddisfatto Biagio Chiariello, comandante della polizia locale, sotto scorta per le minacce ricevuta dal fratello del boss: «È una forte risposta dello Stato a questa camorra cialtrona. Per me oggi è un giorno importante, nu juorn buono come si dice dalle nostre parti quando è una bella giornata di sole. Spero che questi soggetti restino in galera a lungo e che non rivedremo mai più quell'arroganza criminale che va a danneggiare la brava gente che chiede solo di vivere in pace, nel rispetto delle regole». 

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