Arzano, giornalista minacciato dal boss. E insulti web al comandante Chiariello

Arzano, giornalista minacciato dal boss. E insulti web al comandante Chiariello
di Marco Di Caterino
Mercoledì 23 Marzo 2022, 11:00 - Ultimo agg. 17:33
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Protervia. Prepotenza. Arroganza. Che si manifestano in sfide continue alle istituzioni e atteggiamenti minacciosi sotto gli occhi di un'intera città. Arzano resta una pericolosa caldera di camorra, pronta a eruttare in qualsiasi momento. Per fare molto male. Due i nuovi episodi, gravissimi, delle ultime ore, protagonisti gli esponenti dell'ormai famigerato clan 167. Il primo riguarda il giornalista Mimmo Rubio, sotto scorta da un anno e mezzo, dopo aver subito minacce di morte, da parte del boss Giuseppe Monfregolo, seguite da una bomba fatta esplodere in piena notte sul balcone di casa. Lo denuncia il senatore Sandro Ruotolo, promotore con don Maurizio Patriciello del «Comitato di liberazione dalla camorra a nord di Napoli», e lo racconta lo stesso giornalista sotto scorta. «Domenica pomeriggio, insieme al collega Peppe Bianco, anche lui oggetto di pesanti minacce, ci siamo fermati in un bar per un caffè. In tutta tranquillità, visto che le strade erano pressoché deserte, perchè giocava il Napoli. Neanche il tempo di ordinare che nel locale sono entrati Giuseppe Monfregolo, il fratello e un guardaspalle. Si sono piantati a pochi centimetri da noi. Lo sguardo era quello di sfida». E sono stati attimi di insopportabile tensione. Camorristi, chissà se armati come lo sono abitualmente quando escono in strada, faccia a faccia con la scorta, pure armata. Un gesto male interpretato, o meglio un pretesto qualsiasi, una parola di troppo, una provocazione e sarebbe avvenuto qualcosa di terribile. Mimmo Rubio continua: «I ragazzi della scorta sono stati eccezionali. Mentre uno ci spingeva fuori per farci entrare in auto, l'altro ci ha coperto le spalle, posizionandosi sull'ingresso del locale. Mossa che ha impedito a quei tre si seguirci fuori. Poi ci siamo recati dai carabinieri per la denuncia». 

Di episodio inammissibile parla il senatore Sandro Ruotolo, che tuona: «Cosa bisogna aspettare ancora?» e ricorda: «Gli investigatori sostengono che omicidi, stese e attentati nell'area Nord di Napoli dipendono dalla guerra tra i clan Monfregolo e Cristiano. I Monfregolo sono quelli della 167 di Arzano che occupano abusivamente le case. Verrà il giorno in cui i camorristi saranno cacciati dalle case? Attendiamo con fiducia che si concludano in tempi rapidi le indagini della magistratura». E mentre il boss del clan 167 se ne va in giro a far sentire il peso della sua presenza in città, la cosca incassa un'altra sconfitta dal comandante della polizia locale, Biagio Chiariello, immediatamente attaccato poi nelle forme più variegate, minacciose e offensive sui social. Chiariello ha impedito - questo il verbo più usato dai leoni delle tastiere - lo svolgimento delle uscite delle chiette di fujenti, che nei fine settimana raccolgono per strada le offerte per finanziare il pellegrinaggio del Lunedì in albis al santuario della Madonna dell'Arco. «Vero, ho negato l'autorizzazione ribatte Chiariello ma ho solo applicato il regolamento e le norme di polizia». La richiesta era stata presentata da Antonio Alterio, l'uomo scampato a un agguato di camorra qualche giorno fa nel centro storico di Arzano.

E che si è scagliato subito contro il comandante e il giornalista Mimmo Rubio, che dal blog Arzano News aveva sottolineato come la processione della Madonna dell'Arco era finalizzata a una mega festa nelle palazzine popolari 167, con tanto di inchino ai boss del momento, che pure lucrano su questa tradizione antichissima, investendo in droga tutti i proventi dei premi vinti dalla chietta.

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Solidarietà dalla deputata 5 Stelle Teresa Manzo, intanto, arriva a don Maurizio Patriciello, aggredito verbalmente da una sedicente attivista femminista, nel corso della visita di Giuseppe Conte nella sua parrocchia. «Alla camorra e alla sua subcultura ha scritto la deputata - ci si oppone con le parole della chiarezza, senza se e senza ma. Per questo, ha detto bene il presidente Conte: noi staremo dalla parte di don Patriciello sempre, anche quando tutti gli altri saranno andati via». 

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