Ascensione a Chiaia, lavori fermi e il parroco annuncia: «Senza chiesa, messa sempre all’aperto»

Ascensione a Chiaia, lavori fermi e il parroco annuncia: «Senza chiesa, messa sempre all’aperto»
di Maria Chiara Aulisio
Domenica 2 Ottobre 2022, 23:09 - Ultimo agg. 4 Ottobre, 07:25
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Parroco di una chiesa chiusa. Don Giuseppe Carmelo, per molti anni al vertice della basilica di Santa Lucia a Mare - e insieme decano presso il terzo Decanato - al quale il vescovo don Mimmo Battaglia ha recentemente affidato la gestione dell’Ascensione a Chiaia, ha stabilito che adesso le celebrazioni eucaristiche si terranno a modo suo. Che cosa vuol dire? Efficienza e pragmatismo, ovvero: altare e sedie sistemate con ordine una accanto all’altra, nel bel mezzo della piazzetta, di fronte all’ingresso - sbarrato da oltre un anno - della chiesa che porta la firma dell’architetto Cosimo Fanzago: «I fedeli hanno bisogno di sentirsi parte di una comunità, la santa messa è un momento solenne e imprescindibile al quale - spiega meglio il sacerdote - stanno rinunciando ormai da troppo tempo. Ora basta, da questa settimana organizzerò tutto all’aperto fino a quando non decideranno di rimettere in sesto la nostra chiesa». 

Don Giuseppe Carmelo è uno di quei sacerdoti abituato a risolverli i problemi, senza mai crearli, da sempre in prima linea in quartieri tutt’altro che facili (sotto la sua guida una ventina di parrocchie dai Quartieri spagnoli, a Montesanto e Pizzofalcone), ha anche avviato una raccolta di firme tra i fedeli per chiedere «almeno un po’ di chiarezza». Ma andiamo con ordine e raccontiamo una vicenda che ha preso il via il primo giugno del 2021 quando la chiesa di Chiaia - ancora sotto la gestione dello storico parroco don Enzo Branno - chiude per lavori destinati a durare il tempo necessario a rifare l’impianto elettrico, ma, a oggi, - dice don Giuseppe - dopo circa quindici mesi, di riaprire non se ne parla proprio. «In realtà i lavori erano pure iniziati - aggiunge il sacerdote - poi però si sono fermati quando gli operai hanno riscontrato alcune infiltrazioni d’acqua sul cupolino della chiesa.

Il Provveditorato alle opere pubbliche ha bloccato tutto, dissero che dovevano capire meglio l’entità del danno, bisognava valutare, studiare». Motivazioni più che legittime, ci mancherebbe, e però a distanza di molti mesi non si è più mossa una sola pietra: «Ci assicurarono che in breve tempo avrebbero definito tempi e modalità della ristrutturazione ma così non è stato e l’Ascensione resta ancora inesorabilmente negata ai fedeli e, aggiungo, anche ai turisti che ogni giorno arrivano in quantità». 

Da qui la decisione del nuovo parroco di dare il via a vere e proprie celebrazioni all’aperto: «Non sarò un prete di strada - aggiunge sorridendo - ma un prete “in mezzo alla strada”. In mancanza di alternative, almeno quando non piove, la nostra messa sarà celebrata così. Vi assicuro che ieri mattina erano in tanti davvero e sono abbastanza convinto che la prossima settimana saranno ben di più». Don Giuseppe si rivolge direttamente al provveditore: «Se qualcuno ci mettesse al corrente dello stato dell’arte, potremo anche provare a essere collaborativi, a dare una mano. È fin troppo chiaro che mancano i fondi. Ora noi non abbiamo certamente la possibilità di accollarci le spese dei lavori ma - in base alla cifra che sarà necessaria - potremo pensare di chiedere aiuto ai fedeli, alla Curia, avviare una raccolta fondi che, se non risolverà il problema, potrebbe ugualmente essere utile. Insomma, vogliamo capire qualcosa pure noi. La chiesa va riaperta quanto prima: non possiamo - e non vogliamo - più aspettare». 

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Don Giuseppe Carmelo non è uno di quelli che mollano facilmente la presa e l’idea di rinunciare all’accoglienza dei bambini e alla loro preparazione spirituale per accedere ai sacramenti, non gli andava giù. Non avendo a disposizione i locali dell’Ascensione ha rimesso in sesto una stanza sotto il porticato per adibirla a ufficio e luogo dove esercitare, almeno parzialmente, il catechismo e «tutte quelle attività indispensabili ad accompagnare i ragazzi all’incontro con Gesù. Non può bastare, lo so perfettamente, ma almeno riesco a far qualcosa: - conclude il neo parroco dell’Ascensione - il mio obiettivo adesso è uno solo, non perdere completamente il rapporto con i nostri fedeli. È difficile ma ho il dovere di provarci ed è quello che sto facendo». 

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