Clan Ascione, il ritorno il figlio del boss regista del racket a Ercolano

Clan Ascione, il ritorno il figlio del boss regista del racket a Ercolano
di Dario Sautto
Giovedì 14 Febbraio 2019, 10:02
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«Stai facendo brutta figura con le persone sbagliate». Il figlio del boss ucciso nella faida di Ercolano stava riorganizzando il giro di estorsioni per il clan Ascione, puntando sul suo cognome «pesante» e sulla complicità di storici affiliati. È stato fissato il processo per i quattro uomini accusati dall'Antimafia di aver provato ad estorcere 20mila euro e un suv ad un commerciante di Torre del Greco in procinto di aprire un «compro oro» di Ercolano. A processo, con l'accusa di estorsione e tentata estorsione, reati aggravati dal metodo mafioso, ci sarà Michele Ascione, alias «'a jatta», il 37enne figlio del boss Mario, ucciso in un agguato di camorra per volere del capoclan rivale Giovanni Birra, all'epoca detenuto, che chiese la sua testa direttamente dall'aula bunker. Con lui, alla sbarra sono finiti i fratelli Gaetano e Giuseppe Vitagliano, 40 e 45 anni, e Roberto Acampora, 42 anni, tutti pregiudicati, ma fino a fine novembre a piede libero.
 
Le indagini lampo, condotte dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco, hanno permesso di ricostruire diversi episodi di minacce e richieste estorsive da parte dei quattro, che avevano preso di mira un commerciante perché avevano saputo dell'imminente apertura di un nuovo negozio. Dal primo ottobre scorso e fino al 27 novembre, i quattro si sarebbero recati nel negozio di Torre del Greco e sotto casa del commerciante, comunicandogli che «Peppe vuole un piacere» e che lo aspettava Michele. A turno, in coppia o da soli, i quattro avrebbero avanzato pretese sempre più alte.

Tutto girava attorno alla figura di Giuseppe Vitagliano, conosciuto dalla vittima, che non si preoccupava di minacciare il commerciante anche telefonicamente consigliandogli di non fare lo «sbaglio», di non pagare il racket. La «base» era una tangente da 20mila euro. Dopo aver incontrato più volte gli esattori della camorra, il commerciante ha tentennato, spiegando di non avere quella cifra. «Allora portami 10mila euro, te li restituisco quando mi porti la Bmw» avevano chiesto i «nuovi» estorsori del clan. La denuncia ai carabinieri ha permesso di bloccare l'escalation di minacce, più o meno velate, spingendo il pm Sergio Ferrigno ad emettere un decreto di fermo per i quattro, eseguito dagli stessi investigatori nella notte tra il 27 e il 28 novembre scorsi, poche ore dopo l'ultima richiesta del racket. Il provvedimento è stato poi confermato dal giudice per le indagini preliminari, dunque la Dda di Napoli ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per i quattro esattori della camorra.

A metà marzo è fissata la prima udienza. A parte gli episodi che hanno riguardato il commerciante, secondo gli investigatori ci sono aspetti da non sottovalutare: nonostante il «metodo Ercolano» che ha praticamente debellato il pizzo in città, Michele Ascione si sarebbe messo a capo del nuovo gruppo camorristico per provare di nuovo ad imporre il racket.
 
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