Asili nido chiusi a Napoli, mamme in rivolta: «Calpestati anche i diritti minimi»

Asili nido chiusi a Napoli, mamme in rivolta: «Calpestati anche i diritti minimi»
di Valerio Esca
Giovedì 6 Ottobre 2022, 11:00 - Ultimo agg. 17:00
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«È difficile restituire il senso del disagio di centinaia di famiglie e bambini per cui non è previsto il diritto all'educazione scolastica, incidendo in modo drammatico sugli obblighi lavorativi dei genitori e sulle pari opportunità di chi maggiormente si occupa del carico familiare nella nostra città». Questa è soltanto una delle centinaia di mamme napoletane, che dal 12 settembre attendono di per poter accompagnare il proprio piccolo al nido comunale. La storia raccontata ieri da Il Mattino è quella dei 21 nidi (su 70 totali) a gestione indiretta, ovvero che Palazzo San Giacomo ha affidato all'esterno attraverso un bando di gara, per i quali non si è ancora concluso l'iter burocratico. Il risultato è che a 398 bambini è stata negata la scuola. La gara è stata aggiudicata (il valore dell'appalto è di 11 milioni 123 mila euro), la determina è stata redatta due giorni fa, ma mancano ancora le firme sui contratti da parte delle cooperative, ai quali per la durata di due anni andranno affidati i piccoli. Anche la vecchia amministrazione de Magistris utilizzava i fondi per i servizi aggiuntivi pomeridiani e in alcuni casi per gestioni indirette, ma finalizzate comunque ad una internalizzazione. 

I genitori sono sul piede di guerra. «Io ed un manipolo di mamme ci siamo recate a Palazzo San Giacomo il 25 settembre, per protestare contro un servizio che prima dell'estate davamo per scontato, in quanto essenziale come l'apertura dei nidi dei nostri figli, e oggi, ai primi di ottobre, non si conoscono ancora date di apertura e non ci sono comunicazioni in merito - tuona Ivana Ricciardi, una delle mamme barricadere, che ha anche inviato una pec all'Ispettorato del lavoro e al ministero dell'Istruzione -.

Ci parlano di un cambio di rotta che sta avvenendo nella città, ma al momento sembra il contrario». Sulla stessa lunghezza d'onda c'è un papà, Alfredo Gallo, che incalza: «Non sarà mai abbastanza l'indignazione che nel 2022 si può provare davanti a una tale inefficienza amministrativa. Dover lottare per i diritti minimi quali istruzione e sostegno è oltremodo vergognoso. Spero che l'imbarazzo delle istituzioni sia tale da chiedere formalmente scusa ai circa 400 bambini ancora in attesa di andare al nido. Lo scrivo da padre di bambina disabile, una del 398 bambini stanchi di aspettare». 

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«Nella scuola di Gaia ci sono (o meglio c'erano) 40 iscritti, che vanno moltiplicati per 21 nidi comunali. Calcolando le famiglie arriviamo a migliaia di persone ferme per un pit-stop indegno e punitivo per chi non può permettersi le scuole private». Maria Colantonio è un'altra mamma pasionaria, che sta combattendo affinché si riesca ad aprire il nido che avrebbe dovuto accogliere la sua bambina un mese fa. Alcune di queste mamme, tra cui Maria, hanno avuto modo anche di incontrare la neo assessora all'Istruzione Maura Striano: «Ci siamo sentite dire che è il problema della burocrazia. Una scusa svilente: l'iter di assegnazione del servizio educativo alle cooperative è sinonimo di trasparenza, pubblicità, imparzialità. Ma i tempi sono fondamentali, e si arriva al paradosso che il cittadino deve comprendere le esigenze della pubblica amministrazione, mentre quest'ultima scavalca completamente i diritti della collettività, messi in secondo piano dalla inefficienza ed inefficacia di un sistema che in questo caso non può nemmeno appellarsi al dissesto, visto che non spende nemmeno un euro per le scuole gestite dalle cooperative». Si aggiunge alla sfilza di critiche un altro genitore, Brunella Amitrano: «Scuole chiuse e intanto noi paghiamo baby sitter, ingaggiamo nonni, amici, parenti e vicini per andare al lavoro. Vergogna». Intanto Marielena, che fa parte di una delle cooperative che si sono aggiudicate il bando, fa sapere: «Noi siamo pronti dall'1 settembre per le nostre 15 strutture (su 21 complessive da avviare)». 

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