Asl Napoli 1, il dossier su veleni e clan in mano al prefetto

Asl Napoli 1, il dossier su veleni e clan in mano al prefetto
di Leandro Del Gaudio
Martedì 4 Febbraio 2020, 07:30 - Ultimo agg. 14:23
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Sarà la prima grana di cui dovrà occuparsi nella veste di prefetto di Napoli. Per Marco Valentini, nuovo primo inquilino di Palazzo di Governo a piazza del Plebiscito, il tempo dei saluti e delle pacche sulla spalla è durato pochissimo. Da qualche giorno, infatti, sulla sua scrivania è arrivata la relazione della commissione di accesso sugli atti della Asl Napoli uno, un documento che porta la firma di un ex poliziotto in carriera del calibro di Santi Giuffrè, prefetto in pensione, in passato questore di Napoli, di recente investito dell'incarico di presiedere la commissione di accesso sulla Asl Napoli uno. Un'istruttoria formalmente conclusa, grazie a un lavoro durato oltre un anno, in condizioni di assoluto riserbo. Sono stati passati al setaccio diversi atti amministrativi, un intero mondo - quello dell'Asl Napoli uno - è stato riletto alla luce delle competenze di una squadra di «007», nel tentativo di verificare la trasparenza di scelte adottate in questi anni in un territorio a rischio camorra. Ma in che cosa consistono le conclusioni della commissione di accesso sulla principale macchina di spesa pubblica del territorio? Al momento è noto che nelle prossime ore - probabilmente anche a partire da questa mattina - ci sarà un incontro tra il prefetto Marco Valentini e lo stesso Santi Giuffrè, anche per accompagnare con un chiarimento orale le conclusioni stilate dai singoli commissari. Non è un passaggio di poco conto, se si pensa alle competenze del nuovo prefetto. Come è noto, Marco Valentini è stato per anni l'anima dell'ufficio legislativo del ministero dell'Interno, ed è considerato uno dei massimi esperti in Italia di procedure amministrative, specie in un territorio a rischio infiltrazioni criminali. A questo punto, le sue decisioni rischiano di diventare un termine di confronto decisivo per il governatore Vincenzo De Luca, che ha sempre fatto del controllo della spesa in materia di sanità il leit motiv del proprio mandato elettorale.

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Ma torniamo al probabile contenuto della relazione dei commissari che hanno esaminato conti e strategie della Asl Napoli uno. Di sicuro c'è un capitolo a parte - il più gravoso - che riguarda l'ospedale San Giovanni Bosco, in questi anni lambito da almeno due inchieste della Dda (una del 2014 l'altra nel 2019), oltre ad essere colpito da esposti, denunce e interventi delle forze dell'ordine per altri versanti. Indagini penali che non hanno ancora esaurito la propria gittata, dal momento che è ancora la Dda di Napoli che sta scavando in questi mesi sul fronte degli appalti nell'ospedale di via Briganti. Ristorazione, parcheggio, gestione dei posti letto, ristrutturazione di interi reparti: un intero mondo è finito al centro delle verifiche del pool anticamorra, in uno scenario che ora attende risposte sotto il profilo squisitamente penale. Altra storia invece le conclusioni della commissione d'accesso. Da un punto di vista formale, si tratta di un percorso meno garantito, che non va alla ricerca del reato, ma punta a verificare il livello di trasparenza e di regolarità formale di alcune procedure di gara che hanno impegnato la finanza pubblica a Napoli, in campo sanitario. Un percorso a rischio, che attende la mossa del nuovo prefetto e che - in un senso o nell'altro - rischia d avere una inevitabile ripercussione sotto il profilo politico, specie in campagna elettorale. Ora il prefetto ha 45 giorni per approfondire la relazione e tracciare le proprie conclusioni, da spedire al Ministero dell'Interno, cui toccherà prendere le decisioni finali. In linea teorica, si può sciogliere l'Asl e commissariarla (come avvenuto in passato per l'ospedale di Caserta e la Calabria); proporre soluzioni più blande o lasciare tutto invariato: decisioni che spetta al prefetto prendere in considerazione, nei mesi caldi della corsa alle regionali in Campania.
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