Sistema Romeo, il direttore Verdoliva
a giudizio per i lavori al Cardarelli

Sistema Romeo, il direttore Verdoliva a giudizio per i lavori al Cardarelli
di Leandro Del Gaudio
Sabato 6 Marzo 2021, 10:25 - Ultimo agg. 7 Marzo, 08:20
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Prosciolto da alcuni reati, a giudizio per altri. Scagionato dall'accusa di corruzione e rivelazione di atti coperti nel corso di rapporti con polizia e carabinieri, Ciro Verdoliva finisce a giudizio, al termine del primo verdetto su uno dei filoni di inchiesta nato dal caso consip. Sono decine - tra personaggi pubblici, manager sanitari e imprenditori - che dovranno affrontare il processo dinanzi a una sezione del Tribunale di Napoli (la data e la sezione non sono note, causa guasto del sistema informatico). È stato il gip Cangiano ad accogliere le conclusioni dei pm Celeste Carrano, Francesco Raffaele e Herny John Wooodcock (in un processo coordinato dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio e dallo stesso procuratore Gianni Melillo), compiendo però una sorta di vaglio critico su alcuni capi di imputazione. Ma procediamo con ordine, a partire dalla figura di Ciro Verdoliva, finito a giudizio per il suo ruolo di manager del Cardarelli (tra il 2015 e il 2016), che attualmente ricopre il ruolo di direttore della Asl Napoli uno, in prima linea nella unità anticrisi contro il covid.

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LE ACCUSE
In sintesi, Verdoliva finisce a giudizio per alcune ipotesi di corruzione (in relazione ai tre operai di una ditta vincitrice di un appalto al Cardarelli, che sarebbero stati impegnati in alcuni lavori in casa di Verdoliva); per aver segnalato la conferma di un impiego di un dipendente indicato tra le categorie protette; per la distruzione di alcuni documenti (il rumore dello strappo dei fogli di carta venne ascoltato dalla pg dall'esterno della porta dell'ufficio), prima di una audizione in consiglio regionale.

E non è tutto: a giudizio anche per un'ipotesi di favoreggiamento, per aver segnalato a un responsabile del gruppo Romeo (all'epoca titolare dell'appalto per la pulizia del Cardarelli) l'imminenza di un sopralluogo dei carabinieri (aprile del 2016), per verificare la correttezza della gestione del servizio erogato nel principale ospedale del sud Italia. Spiega l'avvocato Giuseppe Fusco, che assiste Verdoliva assieme all'avvocato Giuseppe Vacca: «Pur non condividendo la decisione, ribadisco totale fiducia mia e di Verdoliva nei giudici. Resta fermo il convincimento mio e del mio assistito che il dibattimento dimostrerà l'insussistenza delle accuse».

Soddisfazione anche da parte di alcuni esponenti delle forze dell'ordine, che sono stati prosciolti dall'accusa di aver passato notizie riservate a Verdoliva: parliamo di Sergio Di Stasio (luogotenente del Nas, difeso dagli avvocati Alfredo Capuano e Salvatore Nugnes), di Vincenzo Romano, Francesco D'Ambrosio, Aniello Ippolito (difesi dall'avvocato Sergio Pisani). Assolto anche il dirigente comunale Vincenzo Salzano, difeso dal penalista napoletano Gennaro Lepre, in una vicenda che ora attende la valutazione di un collegio di giudici del Tribunale; e l'imprenditore Federico Orlandi (difeso dai penalisti Arturo e Enrico Frojo). È un intero mondo professionale e relazionale che si ritroverà a giudizio, con oltre cinquanta imputati. Tra questi l'attuale leader dell'opposizione in consiglio regionale Stefano Caldoro (a giudizio per traffico di influenze), l'ex parlamentare della destra Italo Bocchino, in relazione a un progetto di formazione che stava a cuore all'ex governatore; finiscono a giudizio Alfredo Romeo (per associazione per delinquere); l'ex direttore dell'ufficio speciale del Tribunale di Napoli Emanuele Caldarera (in relazione a un presunto favore per una propria stretta congiunta in cambio di un atteggiamento di comodo riservato alla Romeo). Tutti i soggetti coinvolti potranno replicare alle accuse e dimostrare la correttezza della propria condotta nel corso del dibattimento.


Una inchiesta che nasce dal filone principale del cosiddetto processo Consip. Siamo tra il 2015 e il 2016, quando un trojan riesce a captare le lunghe conversazioni di lavoro tra Alfredo Romeo e il suo consulente Bocchino. C'è attenzione da parte del gruppo nei confronti di un maxiappalto gestito dalla Consip, la principale piattaforma italiana in materia di spesa pubblica, in uno scenario nel corso del quale vengono coinvolti - nel corso dei mesi - esponenti del cosiddetto giglio magico, a partire da Tiziano Renzi (padre dell'ex premier), ma anche esponenti di vertice dell'arma dei carabinieri.
 

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