Asl e ospedali in Campania, turni light e assunzioni ferme: nuovo piano per cambiare passo

Asl e ospedali in Campania, turni light e assunzioni ferme: nuovo piano per cambiare passo
di Maria Pirro
Giovedì 7 Gennaio 2016, 23:45 - Ultimo agg. 8 Gennaio, 10:45
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Curare la sanità malata in Campania: afflitta, cioè, da liste di attesa record, tormentata dai tetti di spesa sforati in largo anticipo, colpita da un esercito di emigranti alla ricerca di terapie fuori Regione, mentre i contratti con le strutture private ogni anno vengono firmati dopo le scadenze. Sì, ma come operare? Ecco i rimedi all’esame di commissari e manager di Asl e ospedali. Ognuno lavora per sé, «per la prima volta, però, sono stati riuniti tutti insieme». Sottolinea Enrico Coscioni, braccio destro del governatore su questi temi: «Incontrarsi e condividere percorsi e strategie è fondamentale per integrare l’offerta assistenziale, e anche per evitare sterili campanilismi».

Le liste d’attesa, anzitutto: sono troppo lunghe. L’ultimo sos viene lanciato dal San Paolo. «Qui gli interventi programmati sono bloccati per carenza degli anestesisti», lamentano Angelo Ambrosino ed Elsa Fritzsching, a nome dell’associazione Salute & Ambiente. Il motivo? Le nuove norme sui turni light hanno «messo in ginocchio» l’ospedale di Fuorigrotta. «Questo comporta attese di settimane anche per banali interventi di routine». Non bastasse, «il personale medico-chirurgico è impossibilitato a svolgere le proprie mansioni», fanno notare i due volontari. Insomma, per velocizzare l’iter di cura è decisivo recuperare altro personale e, per farlo, il commissario dell’Asl, Renato Pizzuti, punta a una complessiva riorganizzazione del lavoro.

Un piano al vaglio dei sindacati ridisegna la rete di assistenza: entro sei mesi il San Gennaro deve diventare il riferimento per la riabilitazione, l’Ascalesi un polo oncologico, gli Incurabili dovrebbe ospitare un centro per le cure primarie, ma il progetto va rivisto a causa dell’allarme crolli. Una volta chiusi diversi reparti nel centro storico, oltre cento operatori saranno trasferiti e potranno andare a colmare i principali vuoti nei turni segnalati nelle strutture di frontiera. Dal San Paolo al Loreto Mare.

Emorragia di personale da tamponare anche al Cardarelli: 500 operatori sono andati in pensione negli ultimi anni, ne servirebbero 200 in organico. «Urgono riforzi», avverte il commissario Patrizia Caputo, «qui è rimasto ben poco da fare per recuperare risorse all’interno dell’ospedale». Già occorpate le neurochirurgie, le ortopedie e altri reparti, chiuse le pediatrie. «I principali provvedimenti - spiega Caputo - sono stati attuati nel 2011 e, considerata l’enorme richiesta di cure, è impensabile ridurre i posti letto». Lo dimostrano i disagi vissuti ancora ieri in corsia: «Occupate tutte le barelle, oltre 200, e persino le lettighe di sei ambulanze». Racconta Salvatore Siesto, sindacalista Uil: «Per far posto a un giovane, in crisi di astinenza, è stato necessario far alzare una signora». Da inizio anno si contano oltre 1900 visite al pronto soccorso. In soli sette giorni. Oltre 300 accessi al giorno.

Un imperativo indicato dal governatore è far entrare i Policlinici nella rete di emergenza. Lo ribadisce il commissario della Sun, Maurizio Di Mauro, che nel corso della riunione in Regione ha presentato un monitoraggio sui suoi tempi di attesa. «In linea, quasi per tutte le prestazioni, con le indicazioni regionali e nazionali», afferma soddisfatto. «Per rendere il sistema sanitario regionale efficiente, è indispensabile potenziare subito la collaborazione tra strutture, trasferendo i pazienti nei reparti universitari dagli ospedali più affollati». Di Mauro vuole quanto prima anche aprire il reparto di ostetricia nel complesso della Sun di fronte agli Incurabili, ristrutturato da tempo.

Integrare la rete di assistenza, e quindi i servizi offerti da Asl e ospedali, è la priorità negli interventi predisposti con più rapidità nelle altre province campane. In particolare, una riunione tra i vertici dell’azienda sanitaria di Benevento e del «Rummo» ieri è slittata proprio per la convocazione in Regione. «La regia centrale è quanto mai utile: rende più facile il nostro lavoro», dice il commissario Asl Franklin Picker. In concreto, lui spiega: «Considerato che c’è un unico bacino di utenza nel Sannio, è giusto ragionare insieme su chi fa meglio cosa ed eliminare i doppioni».

Il passo successivo è creare un centro unico di prenotazioni, su base provinciale, se non regionale. Ed è previsto che siano coinvolte nella rete anche le strutture private accreditate. Intanto, tutti gli addetti di Asl e ospedali, su indicazione della Regione, sono tenuti a ricontattare i pazienti con appuntamenti fissati a distanza di 7 e 15 giorni per avere conferma della richiesta ed evitare che le liste siano piene, ma gli ambulatori vuoti.

Dal 2016, inoltre, i controlli su budget e tetti di spesa sono mensili e i manager delle Asl sono chiamati a stipulare i contratti con i privati entro gennaio. «Mentre quelli del 2015 non sono usciti», interviene Sergio Crispino, leader di Aiop, l’associazione che raggruppa le cliniche e si dice favorevole a una razionalizzazione, «se messa a punto assieme, considerando i servizi come un unico sistema e adeguando le risorse alle effettive esigenze. Ogni anno le case di cura private fatturano ricoveri per 750 milioni, i centri specialistici perstazioni per altri 356». Ma, da settembre a dicembre scorso, prenotare una visita o un esame è stata una lotteria. Esauriti i budget di spesa per numerose prestazioni, ne hanno pagato il prezzo gli ammalati oncologici e cronici, gli anziani, i disoccupati e i più poveri: i pazienti, cioè, esenti dal ticket e in particolare per le prestazioni di cardiologia, diabetologia, radiologia e per eseguire analisi di laboratorio. Ma anche per la radioterapia, che conta 16 centri specializzati di cui 7 pubblici, 8 accreditati e uno privato, è scattato l’allarme. In questo caso, la Regione annuncia di voler rafforzare il personale anzitutto all’istituto tumori Pascale in modo da far funzionare le apparecchiature hi-tech anche al pomeriggio ed evitare, peraltro, che migliaia di ammalati continuino a curarsi in altre regioni.
 
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