«Dalle verifiche effettuate già da sabato, in seguito alla segnalazione degli accadimenti internazionali, non abbiamo evidenza di compromissioni dei siti istituzionali. Si è comunque provveduto alla verifica dell'installazione della patch, per aumentare la sicurezza, su tutti i sistemi gestiti dal Centro di Ateneo per i Servizi Informativi - CSI, che sono peraltro protetti da firewall, dispositivo per connessioni in sicurezza, e su classi di indirizzo non raggiungibili dall'esterno». Lo spiega in una nota l'università Federico II di Napoli, tra i bersagli dell'attacco hacker in Italia.
«Qualche servizio d'Ateneo può risultare ancora non raggiungibile ma ciò non è determinato da alcun attacco in quanto la causa è un fermo programmato da tempo proprio per sabato 4 febbraio, di cui tutti gli utenti federiciani avevano avuto notizia, legato a manutenzione sugli apparati elettrici a servizio della sala macchine».
«La macchina che risulta compromessa, invece, è un server utilizzato per fini di studio da parte del gruppo di ricerca sulla Network Security dell'Università degli Studi di Napoli Federico II.