«Io, autista di ambulanza preso a morsi: più sicurezza con i pazienti psichiatrici»

«Io, autista di ambulanza preso a morsi: più sicurezza con i pazienti psichiatrici»
di Melina Chiapparino
Domenica 21 Giugno 2020, 10:30
3 Minuti di Lettura

È stato preso a morsi mentre guidava l'ambulanza. Raffaele Tenizio autista soccorritore della Croce Rossa, si è ritrovato persino a inseguire il paziente mordace in una galleria della Tangenziale di Napoli. Siamo di fronte al 33esimo atto di violenza commesso da inizio anno contro i sanitari, come documenta l'associazione Nessuno Tocchi Ippocrate ma stavolta, il problema è solo quello dell'ordine pubblico e della sicurezza degli operatori ma investe «la gestione dei pazienti psichiatrici che richiederebbe protocolli più sicuri», spiega Paolo Monorchio, presidente della Croce Rossa partenopea.
 


Raffaele, cosa è accaduto?
«Intorno alle 17.30 dell'altro giorno quando, insieme al medico e all'infermiere, ci siamo recati in ambulanza nei pressi della curva B dello stadio San Paolo per un paziente psichiatrico e, come avviene in questi casi, il 40enne è stato sedato e sistemato in barella. Non ho acceso le sirene ma solo i lampeggianti, per tranquillizzarlo. L'uomo sembrava tranquillo ma quando ho imboccato la tangenziale, è saltato improvvisamente dalla barella colpendo con calci e pugni i sanitari».

Da quel momento si è scatenato l'assalto. Lei era alla guida, come è stato coinvolto?
«È successo in pochi secondi. Il paziente si è lanciato nell'abitacolo, mi è saltato addosso e ha cercato di bloccare il volante. Ho ricevuto colpi alla testa e, a un certo punto, sono stato morso ad una mano e il paziente non mollava la presa. Stavo percorrendo la tangenziale ma avevo cominciato a decelerare, notando dalla telecamera interna, il suo comportamento incontrollato. Sono riuscito ad accostare in sicurezza a bordo strada, prima della galleria che si trova tra Capodimonte e Corso Malta e lui è balzato fuori dal veicolo».

Lei, il medico e l'infermiere, avete inseguito il paziente?
«Esattamente. L'uomo ha imboccato la galleria, correndo in varie direzioni sulle carreggiate. Lo abbiamo inseguito a piedi, cercando di avvertire con segnali e grida, gli automobilisti nel tunnel. Ricordo che facevo a tutti, segno di controllare le chiusure di sicurezza, perché temevo che il 40enne potesse entrare nell'auto di qualcuno. All'uscita della galleria dove un'auto con tre uomini a bordo, ci ha aiutato. Nel frattempo, era arrivata anche una volante della polizia che avevamo allertato».

Come si è concluso il vostro intervento?
«L'uomo è stato bloccato dalle persone che ci hanno aiutato e dalla polizia, successivamente è stato ancora sedato e trasportato con un'altra ambulanza all'ospedale San Giovanni Bosco. Sembra paradossale, ma noi non potevamo bloccarlo fisicamente e ora, mi ritrovo a dover fare una profilassi che durerà circa un anno per monitorare tutti i rischi infettivi che mi ha procurato il morso. Siamo stati aggrediti altre volte ma con u morso mai».

Cosa ha provato?
«Ho avuto paura, quando mi ha assalito al volante perché temevo che altre persone potessero ferirsi o si procurare incidenti. Questa è stata la mia unica preoccupazione. Amo il mio lavoro e sono pronto a tornare in servizio ma vorrei ci fosse riconosciuta la carica di pubblici ufficiali e per i pazienti psichiatrici, sarebbe il caso di poter giungere agli ospedali più vicini e non solo al San Giovanni Bosco e Ospedale del Mare come previsto, perchè durante i viaggi più lunghi avvengono le aggressioni». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA