Auto caduta dal ponte del traghetto a Napoli: a guidarla era un agente di polizia. Ecco come è avvenuto l'incidente

Auto caduta dal ponte del traghetto a Napoli: a guidarla era un agente di polizia. Ecco come è avvenuto l'incidente
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 18 Giugno 2018, 14:28 - Ultimo agg. 19 Giugno, 11:00
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È un agente della Polizia di Stato l'uomo che era alla guida dell'auto caduta dal ponte del traghetto in partenza dal porto di  Napoli e che ha provocato la morte di un uomo e il ferimento di una donna. L'uomo, a quanto si apprende da fonti della Polizia, non è in servizio a  Napoli, ed era in partenza per Palermo. La dinamica dell'incidente è al vaglio della Capitaneria di Porto.

L'uomo nella serata di ieri ha ingranato la marcia sbagliata e ha istintivamente schiacciato il piede sull’acceleratore. Invece di andare lentamente all’indietro, ha sfondato la ringhiera che aveva davanti, provocando una tragedia. Tutto in una manciata di secondi, tanto è bastato ad uccidere un uomo, ferire gravemente la moglie, trasformare una manovra ordinaria in un gelido appuntamento con il destino. Ieri sera, intorno alle 18.30, varco Immacolatella vecchia. Teatro del dramma, un traghetto veloce della Gnv Atlas, sulla linea Napoli-Palermo, partenza prevista alle venti in punto. Ancora un po’ di coda all’ingresso del varco, le prime auto sono incolonnate, ponte di poppa abbassato e tenuto ben saldo dalle cime. Mare calmo, nessun pericolo in apparenza.

Un’auto di turisti sale dall’anello inferiore a quello superiore, probabilmente è l’ultima vettura dal momento che è tenuta a fare qualche manovra in più rispetto ai primi mezzi, mentre nell’anello inferiore si sistemano altre vetture. 
Accade l’irreperabile, un incidente unico nel suo genere: da sopra, il conducente sbaglia a fare manovra. Sbaglia marcia, ingrana quella sbagliata, dà un improvviso colpo di acceleratore: l’auto sfonda la ringhiera, diventa un macigno sulla vita di due turisti: centrati in pieno due cittadini indonesiani, sono marito e moglie, in Italia per una vacanza assieme ad altri connazionali. Entrambi avevano lasciato la propria auto nella parte inferiore del garage interno alla nave, avevano preso i bagagli e si stavano dirigendo verso la cabina: lui, classe 1953, non ce l’ha fatta, è stato colpito in pieno dalla vettura, non ha avuto neppure il tempo di rendersi conto di cosa stesse accadendo; la moglie (nata nel 1933), è stata centrata dal veicolo alle gambe, è stata soccorsa e condotta al Cardarelli, non dovrebbe essere in pericolo di vita anche se le condizioni degli arti inferiori sono apparse gravi. 

In pochi minuti è il panico, il traffico di auto viene bloccato, alcune famiglie abbandonano istintivamente le proprie vetture di fronte alle urla e all’incapacità di comprendere cosa stesse avvenendo. Si muove la capitaneria di porto, a cui viene affidata l’inchiesta; dalla questura arrivano uomini della polizia scientifica, mentre vengono allertati i vertici della Procura. Inchiesta condotta dal pm Giugliano, in stretto raccordo con il vicario Nunzio Fragliasso e con lo stesso procuratore Gianni Melillo. 

Primo obiettivo quello di congelare ogni elemento utile a ricostruire la dinamica dell’incidente e le eventuali responsabilità dell’accaduto. È stata acquisita la testimonianza dell’investitore, un uomo apparso sotto choc, ma anche tutte le informazioni utili a definire il protocollo per l’accesso a bordo da parte dei passeggeri alla guida. Inevitabili alcune domande: possibile che in uno spazio tanto ristretto la ringhiera sia ceduta subito? Possibile che nessuno avesse previsto la possibilità di un errore di persona da parte di un autista? E di chi è la responsabilità della sicurezza nel garage della nave? 

Domande che cadono nel vuoto di un silenzio surreale.

C’erano turisti, c’erano tanti bambini reduci da un torneo di calcio (ne parliamo nel pezzo nella pagina accanto), ai quali nessuna autorità locale si è premurata di fornire assistenza. Intanto, fino a tarda notte sono andate avanti gli accertamenti di polizia giudiziaria sia sul responsabile del disastro (per capire se fosse in buone condizioni psichiche quando era al volante), sia sul personale della nave. Omicidio o disastro le ipotesi al momento battute, in uno spettro investigativo che punta a mettere a fuoco anche eventuali responsabilità interne al comando di una nave rimasta ferma alla banchina fino a notte fonda. 

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