Le quattro persone (tutte già note alle forze dell'ordine) sono accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione e al riciclaggio di auto rubate e truffa. L'indagine ha permesso di fare luce sul «riciclaggio» di alcune vetture e parte di altre rinvenute e sequestrate a Pompei nel febbraio 2018, quando fu fermato uno dei quattro arrestati, sorpreso alla guida di un furgone con all'interno le parti già sezionate di una auto rubata a Somma Vesuviana. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, ognuno dei quattro indagati (due sono finiti in carcere, gli altri due sono stati raggiunti da altrettanti provvedimenti di divieto di dimora in Campania) aveva un ruolo preciso all'interno dell'organizzazione.
Due erano gli organizzatori e avevano il compito di reperire le auto di illecita provenienza, acquistare modelli corrispondenti incidentati ed eseguire - insieme agli altri complici - le operazioni tecniche di ricondizionamento e alterazione dei segni distintivi provvedendo alla ripunzonatura dei telai, all'assemblaggio di più parti di diverse vetture, alla riprogrammazione delle centrali elettroniche. I veicoli venivano poi rivenduti a ignari acquirenti attraverso annunci su siti specializzati. Uno degli arrestati, fingendosi titolare di una ditta individuale per la rivendita di auto, provvedeva alle operazioni finanziarie conseguenti alle vendite e alla distribuzione dei profitti ai sodali. Le indagini si sono avvalse dell'analisi dei traffici telefonici e di intercettazioni di conversazioni ed accertamenti tecnico-scientifici sui veicoli oggetto di sequestro, poi restituiti ai legittimi proprietari.