Avvocati, a Nola bufera sull'Ordine:
«Fondazione forense mai registrata»

Avvocati, a Nola bufera sull'Ordine: «Fondazione forense mai registrata»
di Giuseppe Crimaldi
Martedì 15 Ottobre 2019, 08:53
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La Fondazione c'è, si vede, ma giuridicamente non esiste. Rischia di deflagrare, andando ben oltre i confini locali, il caso che pone sotto i riflettori la prestigiosa Fondazione forense di Nola, meglio nota come Scuola Bruniana. Ed ora la vicenda potrebbe assumere sviluppi anche giudiziari. Vediamo perché. A dare fuoco alle polveri è stata la decisione presa all'inizio dell'estate dal neo eletto presidente dell'Ordine degli Avvocati di Nola, Domenico Visone, che subito dopo aver plebiscitariamente vinto le elezioni per il rinnovo della rappresentanza degli oltre 3000 avvocati e 2000 praticanti iscritti in quel distretto giudiziario inizia a spulciare tra i fascicoli del Consiglio, facendo una scoperta a dir poco inquietante: già, perché la Fondazione che assolve a ruoli e impegni anche molto importanti (come quello relativo ai corsi di formazione) giuridicamente è inesistente.
Per 18 anni nessuno si è mai preoccupato di registrarla (come invece prevede la legge) presso la Prefettura di Napoli.

 

LA SCOPERTA
Possibile? Purtroppo è vero. Visone legge e rilegge le carte, apre e riapre cartelline ormai ingiallite (la Bruniana è stata istituita nel 2001), ma alla fine non trova alcuna pezza di appoggio utile a giustificare le attività che pure si sono susseguite negli anni, e che ha assunto rilevanza ancora maggiore dopo il 2012, quando è stata varata la legge che regola la formazione degli ordinamenti professionali. E dire che, ad avvicendarsi al vertice del prestigioso Ordine degli Avvocati nolani, ci sono stati fior di avvocati, giuristi di primo livello e togati preparatissimi (tra loro, anche l'attuale senatore del M5S Francesco Urrarro, oggi componente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama nonché della Giunta per le autorizzazioni a procedere). Diligentemente, il presidente degli avvocati si rivolge anche ad alcuni illustri giuristi e docenti universitari per avere un parere: ma tutti gli confermano che senza registrazione, la Fondazione è del tutto inesistente. A quel punto, accorgendosi che bisogna correre immediatamente ai ripari, si reca perciò in Prefettura, chiedendo lumi:ma qui gli viene spiegato che - allo stato - non c'è più modo di sanare la situazione, considerato il tempo ormai trascorso. La frittata, insomma, è fatta.
I BILANCI
Scartabellando tra quei faldoni che contengono atti e attività svolti per 18 anni dalla Fondazione (attraverso la quale sono transitate somme tra i 70 e i 100mila euro legittimamente forniti dall'Ordine per garantirne le attività didattiche e organizzative), Visone si imbatte in quella che appare subito come un'altra anomalia. I bilanci. Ed è un brivido freddo quello che gli percorre la schiena nel momento in cui si rende conto che mai, negli ultimi anni, risulta presentato un bilancio di spesa. Il che, ovviamente, schiude scenari potenzialmente gravi e pericolosi sotto il profilo del danno erariale. Chi ha maneggiato quei denari? E come mai - come si legge anche in una dettagliata relazione fornita allo stesso Consiglio Nazionale Forense, che adesso deve pronunciarsi sul caso - i fondi transitati sulla Scuola Bruniana sono tracciati su conti correnti intestati a persone fisiche, e non all'ente? E chi, con quali forme e modalità di selezione, si è assunto la responsabilità di assumere addirittura un dipendente che oggi fa l'impiegato ed assolve alle necessità amministrative della fondazione, percependo uno stipendio che sfiora i 2000 euro? Domande legittime.
LA SFIDUCIA
C'è già un finale di questo primo atto che segna quattro mesi di battaglie interne agli avvocati nolani dopo la decisione di sospendere tutte le attività legate alla Fondazione forense: ed è la sfiducia a Visone, proclamata dalla maggioranza degli stessi togati durante una burrascosa riunione a fine luglio. La contestazione è totale: a Visone viene contestato da 13 consiglieri il non avere indetto elezioni per il rinnovo della Commissione Pari Opportunità, ma soprattutto il non avere attivato la formazione.
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