Babygang, il piano di Orlando: «Centri diurni di accoglienza»

Babygang, il piano di Orlando: «Centri diurni di accoglienza»
di Gigi Di Fiore
Venerdì 19 Gennaio 2018, 08:30 - Ultimo agg. 11:23
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Anche lui crede molto nell'efficacia delle risposte educative. Più maestri di strada, più centri di aggregazione nei singoli quartieri e in più aree di Napoli, in aggiunta alla maggiore efficacia delle repressione. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, dice la sua sull'allarme per l'azione ripetuta di violente bande giovanili. Parla a Radio Capital ed esordisce: «Bisogna trovare strumenti di carattere alternativo e correttivo». Il ministro pensa ad interventi sul codice per i minori, magari con l'abbassamento dell'età imputabile a sotto i 14 anni? No, anche Andrea Orlando, così come il ministro dell'Interno, Marco Minniti, e il procuratore capo presso il tribunale per i minori di Napoli, Maria De Luzenberger, non pensa sia questo un rimedio efficace e praticabile. E ne spiega la ragione, dal suo punto di vista, con un'immagine-paradosso: «Non vorrei che poi, tra qualche anno, ci si trovasse a discutere se un bambino di otto anni sia capace di intendere e di volere, anche perché la risposta sarebbe ovviamente negativa».

Il sistema di norme della giustizia minorile viene quindi difeso dal ministro Orlando, che punta invece il dito sulle responsabilità delle famiglie. E aggiunge: «Bisognerà trovare il modo di allontanare dalle famiglie i minori che crescono in contesti più difficili». Questo significa non solo la possibilità, sostenuta dal ministro Minniti, che con regole precise inserite in un protocollo formale si possa togliere la potestà genitoriale a padri e madri coinvolti in inchieste di camorra, ma anche la possibilità di trovare il modo di sottrarre alla strada e alle famiglie i ragazzi a rischio, offrendo loro ipotesi di strutture e progetti educativi.

«Servono misure di prevenzione diverse rispetto alla condanna» dice Orlando. E ipotizza sempre più centri polifunzionali, strutture con progetti di impegno ed educazione, dove possono essere indirizzati gli adolescenti. Meno strada e più attività, meno perdita di tempo vuoto da riempire invece con piani che tengano occupati i ragazzi. Aggiunge Orlando: «Il solo eventuale inasprimento della fase repressiva non è sufficiente».
 
Ed è per questo che il ministro Orlando annuncia che presto chiederà un incontro al sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. L'obiettivo è trovare punti comuni sul tema delle nuove strutture polifunzionali da aprire e avviare sul territorio metropolitano napoletano. Modelli di socialità attiva, che hanno bisogno di figure come educatori, assistenti sociali, maestri. Ma, precisa di nuovo Orlando: «Il problema non riguarda solo Napoli, perché c'è una crisi delle famiglie, dei quartieri, dei corpi intermedi». E ancora: «Si può pensare all'estensione del tempo pieno a scuola in tutte le aree degradate, con centri che, in un'ottica di prevenzione sociale, possano fare da strutture di formazione preventiva».

Il tema nuovo, stavolta, confermato in più interventi degli ultimi giorni, è un'azione di intervento sociale in aggiunta alla repressione. E non si parla solo, genericamente, di impegno della scuola, ma si va oltre. Anche nella consapevolezza che la scuola, soprattutto in alcune aree difficili, non può più esercitare potere totale di supplenza assegnato a docenti che dovrebbero, insieme, fare da pedagoghi, assistenti sociali, genitori, carabinieri. Ci vuole di più, con differenti figure professionali. Anche il questore di Napoli, Antonio De Iesu, ritorna su questo aspetto. E dice: «Si è firmato a Roma, nelle ultime ore, un progetto del Pon sicurezza al ministero dell'Interno che riguarda il quartiere Sanità di Napoli. Questo progetto consentirà di sperimentare un percorso virtuoso che individua 400 ragazzi più a rischio e accompagnarli, con maestri di strada, fino alla maggiore età, insegnando loro anche un mestiere».

E si tratta della vera novità negli interventi predisposti negli ultimi mesi. Il ministero dell'Interno non si è preoccupato solo di pensare a come potenziare la repressione e la prevenzione affidata alle forze dell'ordine sul territorio ma, di fronte alle baby gang violente, si sta impegnando direttamente ad avviare progetti socio-educativi. Aggiunge, su questo, ancora il questore De Iesu: «Il progetto firmato al ministero è in grado di fornire anche delle competenze professionali ai ragazzi, educandoli al rispetto della legalità. È un piano anche di recupero della dispersione scolastica, che coinvolge circa 160 maestri di strada. Credo sia la via giusta da intraprendere».
 
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