Babygang a Napoli, nuovo allarme: «Segnalazioni e arresti triplicati in pochi mesi»

Babygang a Napoli, nuovo allarme: «Segnalazioni e arresti triplicati in pochi mesi»
di Melina Chiapparino
Venerdì 8 Ottobre 2021, 12:12 - Ultimo agg. 9 Ottobre, 09:36
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Sono sempre di più e, tra loro, cresce il numero di chi può essere considerato un bambino piuttosto che un adolescente. È l'emergenza della criminalità minorile a Napoli che, rispetto al passato, sta registrando un crescente trend negativo con l'impennata di segnalazioni, denunce, fermi e nei casi più estremi, arresti: una realtà che conferma il drastico abbassamento dell'età di chi commette i reati. L'incremento dei procedimenti giudiziari che vedono coinvolti tutti gli uffici del Tribunale dei Minori, però, non sembra riguardare solo il rafforzamento della manovalanza criminale nei clan, piuttosto che il dilagare delle baby gang ma c'è altro. 

Alcune condotte deviate, potrebbero essere figlie della pandemia e, in molti casi, non va sottovalutata la necessità di «affiancare i ragazzi con percorsi terapeutici», come sostiene Lorenzo Acampora, direttore dell'unità operativa complessa Tutela Salute Penitenizaria dell'Asl napoletana.

Ecco il suo ragionamento al Mattino: «Da giugno, abbiamo registrato una media tra i 3 e i 4 ingressi settimanali al Tribunale dei Minori», spiega Acampora, esperto nello studio del bullismo e dei fenomeni correlati. E per essere più analitici: «L'aumento dei reati spesso coinvolge il così detto branco e riguarda un'età compresa tra i 16 e i 17 anni, ma il dato anagrafico si sta abbassando», continua Acampora. Ed è lo stesso dirigente a svelare un aspetto inedito sulla platea dei minori coinvolti: «È in crescita anche la necessità di assistere questi giovani, dal punto di vista terapeutico a cominciare da disturbi comportamentali fino a patologie di interesse neuropsichiatrico», sottolinea lo specialista che fa riferimento a «circa il 30 per cento di minori per i quali, sarebbero indicate le comunità terapeutiche psichiatriche». 

«Il carcere è l'estrema ratio, sebbene l'istituto penale di Nisida rappresenti a tutti gli effetti un luogo di riabilitazione educativa e sociale con la possibilità di seguire laboratori e ricevere tutti i tipi di assistenza sanitaria dall'Asl», racconta Acampora che, però, predilige il binario indicato dal ministero competente sull'importanza di inserire i minori nelle comunità, laddove non ci sia la necessità della detenzione. «In Campania esistono solo comunità socio-educative dove non sussiste l'assistenza medica ma sarebbe utile avere le comunità terapeutiche riabilitative psichiatriche per minori o almeno le comunità filtro», aggiunge Acampora facendo riferimento a comunità che, come per le tossicodipendenze, vengono messe in campo da privati che lavorano in sinergia con le aziende sanitarie.

Non solo reati, sembra di capire. È il direttore del dipartimento di Salute Mentale dell'Asl Napoli 1, Luisa Russo, ad avvalorare l'importanza di creare «comunità terapeutiche ma punta il dito su una seconda emergenza giovanile». Quale? «Sono in aumento i disturbi del comportamento negli adolescenti e nei bambini, legati a un malessere generale acuito dalla pandemia», spiega Russo che lancia l'allarme sull'aumento dei trattamenti sanitari obbligatori rivolti ai minori napoletani che, al momento, li effettuano nel dipartimento per gli adulti, all'ospedale del Mare. «Abbiamo registrato due tipi di devianze: la dipendenza sui social e la devianza criminale, acuita dall'aumento della dispersione scolastica durante la pandemia», fa sapere Giuseppe Scialla, Garante dell'Infanzia e Adolescenza in Campania. «Ora dobbiamo fare rete, ho realizzato il Forum della Chiamata a raccolta della Comunità educante a giugno, bisogna pianificare interventi su famiglie e welfare sociale».

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