Babygang a Napoli, graziato il branco del Rettifilo: «Risse e negozi in fiamme e nemmeno un giorno di cella»

Prima le provocazioni a mezzo fb, poi la sfida che si tramuta in aggressione

L'intervento congiunto di polizia e vigili urbani
L'intervento congiunto di polizia e vigili urbani
di Leandro Del Gaudio
Martedì 10 Gennaio 2023, 07:05 - Ultimo agg. 10:05
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Hanno spaccato i denti a un coetaneo, a colpi di bottiglia, e hanno devastato un negozio di bibite e snack. Per loro il processo finisce prima ancora di iniziare. Niente istruttoria dibattimentale, niente esame degli imputati, niente richiesta di condanna. Per loro, parliamo di tre studenti minorenni, ci sarà un anno di messa alla prova: dovranno rispondere agli input formativi concordati dai giudici e assicurati - almeno sulla carta - dagli assistenti sociali del Comune di Napoli. Eccola la risposta della giustizia minorile - giudice Draetta - nei confronti del cosiddetto branco del Rettifilo. Tre studenti che hanno consumato un paio di raid aggressivi contro cose e persone a pochi passi da casa, lungo corso Umberto. L'episodio più grave si è consumato lo scorso anno, quando i tre - almeno secondo quanto asserito in fase investigativa - se la sarebbero presa con due ragazzini, loro coetanei (siamo tra i 16 e i 17 anni), mettendo a segno un'aggressione fisica a colpi di spranghe e armi improprie.

È una vicenda di cui abbiamo parlato qualche mese fa su questo giornale, grazie al lavoro investigativo condotto dagli uomini della polizia.

In sintesi, da una telecamera posizionata all'interno di un negozio, sono emerse le scene clou dell'aggressione, anche se non è chiaro chi dei tre indagati abbia sferrato i colpi più gravi ai danni di uno dei due obiettivi. Fatto sta che al termine dell'aggressione, i tre hanno letteralmente spaccato i denti al loro obiettivo (tanto che è stato necessario l'accurato lavoro di ricostruzione compiuto da un dentista napoletano, capace di restituire il sorriso al ragazzino).

Un litigio nato per futili motivi, banalità di sempre, che si sono alimentate attraverso gli ormai liturgici canali social. Torniamo a qualche mese fa. Prima le provocazioni a mezzo fb, poi la sfida che si tramuta in aggressione. Colpi di bottiglia, uno dei quali raggiunge al volto un ragazzino non ancora 18enne. Studente di buona famiglia, il ragazzo ha confermato al Mattino e nel corso di una denuncia la banalità del movente: «Mi hanno chiesto se conoscessi un tale Cristian, ho capito che avevano brutte intenzioni e ho cercato di scappare. Ero assieme a un amico, entrambi abbiamo evitato di cedere alle provocazioni. Erano almeno in tre, ci hanno preso a calci e pugni, fino a quando non hanno sfoderato spranghe e altri oggetti. Tra questi una bottiglia, così mi hanno spaccato i denti». Una vicenda simile ad altri episodi, purtroppo registrati nel corso degli ultimi mesi. Indagini lampo, a colpire il ragazzino sono stati tre studenti. Non parliamo di sbandati di periferia dal destino segnato. Tutt'altro. In questi casi a finire sotto inchiesta ci sono studenti, ragazzi comunque seguiti dalle famiglie, addirittura figli di stimati professionisti napoletani. 

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Fatto sta che per i tre indagati era stato disposto l'accesso in una comunita di minori, dove hanno trascorso qualche mese e dove hanno potuto portare a termine l'anno scolastico. Poi, pochi giorni fa, la svolta dinanzi al giudice: i tre hanno ottenuto il beneficio della messa alla prova. Per un anno dovranno tirare dritto, senza dare adito ad altre segnalazioni. Se dopo un anno non ci saranno segnalazioni, anche il reato loro contestato risulterà estinto. Funziona così dinanzi al giudice minorile, con buona pace di ogni possibile deterrenza legata a una condanna severa. Funziona così anche al netto di un atteggiamento processuale da parte degli indagati che, almeno nella storia raccontata, non hanno avanzato alcuna richiesta di scusa nei confronti delle parti offese. 

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