Non si arresta la violenza a Napoli da parte di ragazzi sempre più giovani, un'escalation che non si arresta come dimostrano i numeri raccolti dagli organi della giustizia minorile negli ultimi sei mesi. Le violenze di Posillipo, tra gli accoltellamenti di Marechiaro con il ferimento di due giovanissimi di 16 e 17 anni, fino alle aggressioni a colpi di casco alla spiaggia delle monachelle, sono solo gli ultimi episodi di una lunga scia di sangue. Le statistiche, pur se ancora parziali, rendono perfettamente conto di quella che è diventata un'emergenza tutta napoletana con ragazzi sempre più giovani, non solo provenienti da quartieri a rischio, che si affrontano sempre più spesso colpendosi con coltelli, mazze e tirapugni. Su questa scia di violenza minorile sono intervenuti ieri anche il governatore Vincenzo De Luca, il sindaco Gaetano Manfredi e il prefetto Claudio Palomba.
Negli ultimi sei mesi sono stati 62 i ragazzini arrestati tra Napoli e provincia per violenze, uso di armi, risse o minacce (anche via social come è avvenuto per gli accoltellamenti allo Scoglione di Marechiaro).
Il tema è stato affrontato anche ieri in prefettura dal governatore De Luca. «Quando un ragazzino mette a rischio la vita di un proprio coetaneo per un cellulare, non c'è più da scherzare. Bisogna mandarlo in galera. Tutto il resto sono chiacchiere». Per il governatore il problema di fondo è la perdita «del principio di autorità. Ci sono ragazzini che si rifiutano di mostrare i loro documenti se fermati dai carabinieri». Insomma, De Luca vuole il pugno di ferro. «Bisogna evitare il buonismo. Sono convinto che un ragazzo di 16 o 17 anni sappia cosa è il bene e cosa è il male. Per questo io sono per avere polso fermo nei confronti di chi, anche giovanissimo, delinque». E rispetto al patto educativo, promosso dall'arcivescovo Battaglia e firmato solo pochi giorni fa da ministero, Regione e Comune, il governatore dice chiaramente: «Non basta. Sono cinque anni - ricorda - che investiamo risorse nel programma scuola viva per tenere aperte le scuole di pomeriggio nei quartieri a rischio. Stiamo facendo di tutto per il lavoro di educazione e socializzazione, che è sicuramente prezioso. Però si arriva a un punto nel quale devono intervenire i carabinieri senza tanti fronzoli». L'ex sindaco di Salerno ha parlato a margine dell'accordo con il dipartimento dei vigili del fuoco siglato ieri in Prefettura. Il prefetto Claudio Palomba ha spiegato: «Non confondiamo la movida con altri fenomeni. È un problema molto più ampio. Bisogna trattare l'allarme che riguarda i minori non soltanto con strumenti di controllo da parte delle forze dell'ordine, ma combattendo il disagio sociale. Rafforzeremo il sistema di videosorveglianza. In tre Municipalità ci sono già i progetti esecutivi». Da tempo su questo dossier il sindaco: «Sono preoccupato perché c'è una violenza cieca, spesso relativa a cose veramente futili», ha detto Manfredi che tiene un contatto costante col prefetto. Anche per il sindaco «servono da un lato interventi sociali ed educativi ma anche presidii di ordine pubblico nei luoghi di concentrazione di questi atti di violenza».