Babygang a Napoli, è emergenza: ogni mese 50 denunce e De Luca tuona: «Più carcere»

Babygang a Napoli, è emergenza: ogni mese 50 denunce e De Luca tuona: «Più carcere»
di Dario De Martino e Valentino Di Giacomo
Mercoledì 18 Maggio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 15:05
4 Minuti di Lettura

Non si arresta la violenza a Napoli da parte di ragazzi sempre più giovani, un'escalation che non si arresta come dimostrano i numeri raccolti dagli organi della giustizia minorile negli ultimi sei mesi. Le violenze di Posillipo, tra gli accoltellamenti di Marechiaro con il ferimento di due giovanissimi di 16 e 17 anni, fino alle aggressioni a colpi di casco alla spiaggia delle monachelle, sono solo gli ultimi episodi di una lunga scia di sangue. Le statistiche, pur se ancora parziali, rendono perfettamente conto di quella che è diventata un'emergenza tutta napoletana con ragazzi sempre più giovani, non solo provenienti da quartieri a rischio, che si affrontano sempre più spesso colpendosi con coltelli, mazze e tirapugni. Su questa scia di violenza minorile sono intervenuti ieri anche il governatore Vincenzo De Luca, il sindaco Gaetano Manfredi e il prefetto Claudio Palomba

Negli ultimi sei mesi sono stati 62 i ragazzini arrestati tra Napoli e provincia per violenze, uso di armi, risse o minacce (anche via social come è avvenuto per gli accoltellamenti allo Scoglione di Marechiaro).

Si viaggia ad un ritmo di 10 minori arrestati ogni mese, percentuali altissime rispetto alle altre città, nonostante il fenomeno delle violenze minorili sia in crescita su tutto il territorio nazionale. Soprattutto emerge come sia cambiata anche la geografia delle aggressioni: non più confinata soltanto ai soliti quartieri-ghetto o commesse da minori che vivono in famiglie a rischio. Il centro storico, ad esempio, è diventato una sorta di ring - dai Decumani alle vie adiacenti alla Galleria Umberto - dove i giovanissimi si affrontano. Secondo recenti ricerche in corso commissionate dalle associazioni che si occupano di devianza minorile, a Napoli un ragazzino su tre gira armato: oltre a coltelli e tirapugni vanno ora di moda anche dei bastoni telescopici che i ragazzini possono utilizzare all'occorrenza e che si acquistano nei bangla-market al costo di 3 euro. Sempre tra Napoli e provincia sono stati circa 300 i minori denunciati per violenze - 50 ogni mese - ma le misure cautelari o restrittive scattano soltanto nel 30 per cento dei casi. Si tratta di computi statistici in continuo aggiornamento, ma che le forze dell'ordine possono riscontrare ogni giorno sul campo: in città - pur ancora in assenza di dati elaborati - la sensazione tra le forze di polizia e i carabinieri è che durante i controlli di routine nelle strade cittadine ci si imbatte sempre di più in ragazzini trovati in possesso di qualche arma. 

Video

Il tema è stato affrontato anche ieri in prefettura dal governatore De Luca. «Quando un ragazzino mette a rischio la vita di un proprio coetaneo per un cellulare, non c'è più da scherzare. Bisogna mandarlo in galera. Tutto il resto sono chiacchiere». Per il governatore il problema di fondo è la perdita «del principio di autorità. Ci sono ragazzini che si rifiutano di mostrare i loro documenti se fermati dai carabinieri». Insomma, De Luca vuole il pugno di ferro. «Bisogna evitare il buonismo. Sono convinto che un ragazzo di 16 o 17 anni sappia cosa è il bene e cosa è il male. Per questo io sono per avere polso fermo nei confronti di chi, anche giovanissimo, delinque». E rispetto al patto educativo, promosso dall'arcivescovo Battaglia e firmato solo pochi giorni fa da ministero, Regione e Comune, il governatore dice chiaramente: «Non basta. Sono cinque anni - ricorda - che investiamo risorse nel programma scuola viva per tenere aperte le scuole di pomeriggio nei quartieri a rischio. Stiamo facendo di tutto per il lavoro di educazione e socializzazione, che è sicuramente prezioso. Però si arriva a un punto nel quale devono intervenire i carabinieri senza tanti fronzoli». L'ex sindaco di Salerno ha parlato a margine dell'accordo con il dipartimento dei vigili del fuoco siglato ieri in Prefettura. Il prefetto Claudio Palomba ha spiegato: «Non confondiamo la movida con altri fenomeni. È un problema molto più ampio. Bisogna trattare l'allarme che riguarda i minori non soltanto con strumenti di controllo da parte delle forze dell'ordine, ma combattendo il disagio sociale. Rafforzeremo il sistema di videosorveglianza. In tre Municipalità ci sono già i progetti esecutivi». Da tempo su questo dossier il sindaco: «Sono preoccupato perché c'è una violenza cieca, spesso relativa a cose veramente futili», ha detto Manfredi che tiene un contatto costante col prefetto. Anche per il sindaco «servono da un lato interventi sociali ed educativi ma anche presidii di ordine pubblico nei luoghi di concentrazione di questi atti di violenza». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA