Bagnolifutura, il flop dei controlli: commissione di vigilanza nel mirino

Bagnolifutura, il flop dei controlli: commissione di vigilanza nel mirino
di Pierluigi Frattasi
Venerdì 4 Maggio 2018, 09:33 - Ultimo agg. 09:58
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Bonifiche fantasma, mega-stipendi e consulenze d'oro, immobili pubblici costruiti senza prima creare le fogne o le strade di collegamento. È la storia nota della Bagnolifutura, la società di trasformazione urbana del Comune di Napoli nata nel 2002 per risanare l'ex area Italsider e naufragata malamente nel 2014 in un catastrofico fallimento. I beni realizzati come la Porta del Parco, l'Acquario delle Tartarughe e il Parco dello Sport, valutati decine di milioni di euro, ceduti nel 2012, poco prima del crac, dal Municipio alla Stu nell'estremo tentativo di salvarla, rivelatosi però infruttuoso. Su questa vicenda ci sono adesso i riflettori puntati della Corte dei Conti della Campania, che ipotizza un presunto danno erariale da 370 milioni di euro per «omesso controllo e incauto conferimento» e negli ultimi giorni ha acquisito tutti gli atti depositati in Comune, compresi i verbali e i documenti delle commissioni di vigilanza. Per molti anni, proprio quest'organismo in seno all'assise cittadina, con la presidenza assegnata alle opposizioni, è stato l'unico baluardo a presidio del controllo pubblico sull'operato della Stu. Non essendo una società in house, infatti, come sottolineato dal Tribunale nella sentenza di fallimento, Bagnolifutura non era sottoposta al controllo analogo di Palazzo San Giacomo. Il monitoraggio delle attività era quindi affidato alla commissione di vigilanza, prevista dalla Convenzione, tenuta ad aggiornare costantemente il consiglio comunale, sulla base delle relazioni che il management della Stu era tenuto a inviarle ogni 6 mesi. Report che però, come segnalato ripetutamente dalle commissioni che si sono succedute nel corso di 12 anni, sono arrivati spesso con ritardo o non sono proprio arrivati.
  
La prima commissione (2002-2007), presieduta da Luciano Passariello, riuscì a lavorare fino al 2005, dopodiché denunciò di essere impossibilitata a continuare le proprie attività, proprio per l'assenza dei documenti. Stesso problema lamentato anche dalla seconda commissione (2007-2011), guidata da Mariano Malvano, che nel 2010, sulla base degli atti raccolti, presentò un esposto alla Corte dei Conti, dove si evidenziavano possibili danni all'erario per oltre 350 milioni. Nella prima consiliatura de Magistris (2011-2016), invece, la commissione di vigilanza si è insediata, ma non è mai riuscita a nominare il presidente. Di fatto, non ha mai funzionato. «Tra il 2011 e il 2012 racconta il consigliere comunale Andrea Santoro, all'epoca candidato alla presidenza si tennero numerose riunioni, ma non si riuscì mai a trovare una quadra. Per eleggere il presidente occorreva la partecipazione della maggioranza, ma a volte mancava il numero legale, altre i voti vennero dispersi su più candidati. La mia elezione fu ostacolata. La rottura avvenne sulla delibera di ricapitalizzazione della Stu dell'ottobre 2012. Io, all'epoca consigliere del Terzo Polo, mi astenni, esprimendo in sostanza un voto non favorevole. Su Bagnoli fatte scelte progettualmente sbagliate: il Turtle Point era la duplicazione della stazione Dohrn della Villa Comunale. Il Centro Benessere andava in conflitto con le Terme di Agnano, l'Auditorium col Teatro Mediterraneo. Facemmo le denunce in Aula e a mezzo stampa. Ma nessuno ci ascoltò».

Su quella delibera si spaccò anche la maggioranza. Il consigliere Carlo Iannello, di Ricostruzione Democratica, votò contro e alla fine si dimise dalla presidenza della commissione Urbanistica. «Si trattava di opere di urbanizzazione secondaria spiega Iannello - che Bagnolifutura aveva realizzato, ma di cui non aveva la possibilità di diventare proprietaria. Altra questione dirimente era quella della trasformazione della società in Stu Omnibus, con il potere di operare per la trasformazione di tutti gli immobili comunali di Napoli, non solo di Bagnoli. Quella strada a nostro giudizio, con una società già prossima al fallimento, come poi avvenne e che noi denunciammo, avrebbe finito col creare un mostro più grande. Noi invece proponemmo la messa in liquidazione». «Sulla Bagnolifutura presentammo dossier ed esposti in Procura racconta Mariano Malvano in cui denunciavamo perdite per oltre 350 milioni. Fu molto difficile reperire le carte. Dovemmo fare diversi sopralluoghi per capire qualcosa. Scoprimmo che c'erano buchi enormi legati a un dispendio di soldi incredibile, stipendi da nababbo, progetti costosi mai realizzati. Quando conclusi il mio mandato, segnalai le problematiche anche alla nuova amministrazione». Nella relazione, Malvano scriveva che «nel corso dell'attività di vigilanza sono emerse numerosissime ed inquietanti anomalie procedurali che hanno caratterizzato la modalità di gestione delle fasi attuative dei procedimenti in corso».
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