Baia, il Tempio di Diana negato ai turisti e invaso dai Super Santos

Baia: il Tempio di Diana negato ai turisti, invaso dai Santòs
Baia: il Tempio di Diana negato ai turisti, invaso dai Santòs
di Antonio Cangiano
Lunedì 11 Dicembre 2017, 11:30
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“A ragazzi ' e mo ve ' o bbuco sto pallone.. ”  ripeteva un fortunato slogan pubblicitario degli anni ’90 con testimonial d’eccezione, un giovane Fabio Cannavaro intento a  recuperare la palla dopo che un calcio di rigore sbagliato aveva frantumato il vetro di una finestra di un nervoso vicino.

Da qualche tempo calciatori meno celebri ma altrettanto acrobatici, sbagliando calci di rigore e qualche passaggio rischioso, fanno ricadere la palla nell’area archeologica del tempio di Diana, nei Campi Flegrei. Poco il danno ma significativa la presenza di diversi supersantòs abbandonati e non rimossi tra le antiche rovine d’epoca romana.

L’area del Tempio di Diana, infatti, pur facendo parte del “Parco Archeologico delle Terme di Baia”,  sembra essere abbandonata a se stessa, tagliata fuori dai percorsi di visita. Sul caso è intervenuto Enzo Di Paoli, divulgatore culturale e esperto di storia locale.
 

 

“La recente decisione di chiudere l'ingresso inferiore al Parco Archeologico per ritornare al vecchio accesso sulla sella di Baia ha avuto come primo effetto la chiusura dell'accesso al Tempio di Diana. Se da un lato il percorso archeologico per i turisti, risulta ora agevole svolgendosi nuovamente in discesa con un tranquillo ritorno al terrazzo superiore, dall'altro lato ha causato la chiusura dell'accesso al Tempio di Diana. La cronica mancanza di controlli e personale la solita ragione. Fatto sta che l'area del Tempio di Diana non è più fruibile e risulta invasa dai palloni di plastica provenienti dal piazzale della ex fermata cumana, luogo preferito dai ragazzini della frazione di Baia per le quotidiane partite di pallone. Viene così di fatto, negata agli appassionati di archeologia e ai turisti la visione di uno dei luoghi più suggestivi, l'enorme edificio, fatto costruire dall’imperatore Alessandro Severo nel III secolo d.C. in realtà un’ ampia aula termale di cui sopravvive la sua magnifica mezza cuspide ad ogiva, un miracolo dell'ingegneria romana. Tutto ciò ripropone gli annosi problemi del parco che in origine doveva avere ben tre ingressi, uno superiore, uno inferiore ed un altro, pure inferiore, riservato ai diversamente abili, quest'ultimo mai reso operativo.”

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