Un enorme Tir riporta a Sorrento
lo scheletro della balena morta

Un enorme Tir riporta a Sorrento lo scheletro della balena morta
di Antonino Pane
Domenica 24 Gennaio 2021, 10:25
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Arriverà a Sorrento domattina lo scheletro della balena che ha scelto la costa della penisola sorrentina per il suo ultimo viaggio. Diviso in quattro parti, è stato sistemato su un Tir e attende in un deposito di Caivano che vengano concluse le operazioni di preparazione del giardino - un'area adiacente la nuova stazione di Terna di via San Renato, già a disposizione del Comune - dove verrà sotterrato. Tra qualche mese, quando il processo di essiccazione sarà ultimato, lo scheletro sarà riesumato, rimesso insieme nelle sue parti dagli stessi esperti del Cert che lo hanno adesso «smontato», e finalmente esposto al porto di Sorrento a scopo divulgativo. Il Cert (Cetacean stranding Emergency Response Team, finanziato con apposita convenzione tra il ministero dell'Ambiente e il dipartimento di biomedicina comparata dell'Università di Padova) ha intanto evidenziato che il cetaceo apparteneva alla famiglia della cosiddetta balenottera comune (Belanoptera physalus) una specie che può arrivare anche a un secolo di vita. Confermato anche che con i suoi 19,77 metri l'esemplare morto nel porto di Sorrento è il più grande mai misurato lungo le coste italiane a, presumibilmente (mancano banche dati complete) anche il più grande del Mediterraneo.

Non è ancora chiaro, invece, se l'animale recuperato è lo stesso che è stato ripreso in uno dei filmati che sta spopolando sul web, quello girato da Francesco Pane. Nella sequenza si vede benissimo la balena sbattere il rostro, ossia il muso, sbattere contro la banchina di cemento di Marina Piccola nel disperato tentativo di trovare una via d'uscita.

Ma, rivela il Cert, nel video la balena appariva molto più piccola, tanto che si era pensato «che si potesse trattare del cucciolo, in difficoltà e disorientato, della grossa femmina ritrovata morta la mattina dopo dal nucleo sommozzatori della Guardia Costiera». Ma la presenza di un piccolo è stata completamente esclusa dai ricercatori perché gli esami hanno confermato che il cetaceo non era in condizioni di allattare e che quindi non aveva avuto figli recentemente. In ogni caso, la balena non poteva essere salvata: gli esperti evidenziano che quando i cetacei si avvicinano alla costa così tanto è perché sanno che devono morire.

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I DUBBI
E le ferite? Purtroppo, come ha confermato il professor Sandro Mazzariol, l'avanzato stato di decomposizione non ha permesso di avere certezze da questo punto di vista. Il docente dell'Università di Padova ha coordinato il pool di veterinari che in una intera giornata di lavoro sono riusciti a recuperare pochi brandelli utili per gli esami di laboratorio. Intanto il Cert - dopo aver sottolineato l'azione titanica svolta della Direzione marittima campana per aver predisposto il traino del grande cetaceo in un bacino del porto di Napoli dove è stato possibile sezionarlo - chiarisce che «non sono state rinvenute lesioni macroscopiche che possono far pensare a un particolare quadro patologico, a una collisione con un'imbarcazione, a una cattura accidentale di un attrezzo da pesca o all'ingestione di plastica, le cause più frequenti di mortalità di cetacei nei nostri mari». È stata rilevata solo una grave forma di scoliosi ma non è chiaro se questo processo possa essere stato degenerativo fino a portare alla morte del cetaceo. E allora? Il Cert rimanda ai risultati di laboratorio per vagliare anche la presenza del morbillivirus che è spesso causa di morte dei cetacei, virus «riscontrato in altre 5 balenottere tra il 2011 e il 2013 e nella moria di capodogli nel 2019».

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