Bar e ristoranti chiusi a Napoli in zona arancione, la proposta che spacca la categoria: «Riaprire i più grandi»

Bar e ristoranti chiusi a Napoli in zona arancione, la proposta che spacca la categoria: «Riaprire i più grandi»
di Gennaro Di Biase
Martedì 23 Febbraio 2021, 10:30 - Ultimo agg. 19:22
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Prosegue su due fronti la protesta dei ristoratori dopo il nuovo ingresso della città di Napoli in zona arancione che ha imposto la chiusura delle attività. Da un lato c'è il documento inviato ieri da Fipe Campania in Regione, intitolato «Pubblici esercizi: la necessità di ripartire anche in zona arancione», in cui l'associazione di categoria chiede di «rivedere il sistema dei colori per quanto riguarda la possibilità di apertura dei pubblici esercizi, almeno quelli che riescano ad applicare in maniera rigorosa e scrupolosa il sistema del tracciamento dei clienti e dei protocolli di sicurezza previsti dalla normativa vigente». Dall'altro non si fermano le proteste di piazza per chiedere «apertura a cena o ristori immediati». Sempre ieri una delegazione di pubblici esercenti napoletani ha partecipato alla manifestazione dei ristoratori a Montecitorio.

A oltre un anno di pandemia il documento di Fipe propone una divisione tra le aziende, cioè tra chi «riesce ad applicare in maniera scrupolosa il tracciamento» e chi invece non lo fa. Tra locali grandi e piccoli, insomma. «Va fatta una differenziazione tra chi segue rigorosamente i protocolli e chi no - spiega Massimo Di Porzio, presidente di Fipe Campania - tra chi non ha gli spazi per mantenere i distanziamenti e chi ne ha.

Alcuni locali hanno aree esterne enormi, e potrebbero restare aperti nel rispetto delle regole anti-Covid. Chi può lavora, chi non può resta chiuso ma con ristori immediati. Non intendiamo abbandonare nessuno, ma il Governo dovrebbe iniziare a fare dei distinguo e proporre nuove regole, perché la pandemia non finirà prima di quest'anno. Altro tema rilevante è quello dell'asporto: quando noi chiudiamo la gente acquista nei supermercati. E questo è inaccettabile». Numero anti-assembramenti, riaperture in arancione fino alle 18, e a cena in giallo. «La nuova chiusura - si legge nel documento - è insostenibile per le circa 40.000 imprese della ristorazione campana. Col sistema di classificazione sulla base dell'RT e dei colori, la nostra proposta prevede una riapertura a pranzo, fino alle 18, in zona arancione e a pranzo e cena, fino all'orario di coprifuoco, in zona gialla, in linea con le richieste di ieri della conferenza Stato-Regioni». 

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Nel dettaglio, per le attività «senza somministrazione ai tavoli», Fipe suggerisce il «divieto di consumare davanti al locale al di fuori delle aree autorizzate, l'utilizzo di apposite App che regolino il flusso di ingresso con prenotazione, un numero massimo di persone presenti all'interno e all'esterno dei locali con una persona ogni 2 mq. I clienti presenti devono abbassare la mascherina solo al momento della consumazione. Stop a bibite o cibi da asporto per evitare il consumo all'esterno. Possibilità di divieto di consumo su aree pubbliche. Il divieto di vendita di bevande alcoliche da asporto a partire dall'orario di chiusura previsto per i bar (da applicarsi a tutti, inclusi supermercati e distributori automatici)». Per quanto riguarda le «attività con somministrazione ai tavoli», invece, il documento propone «durante il pasto, una distanza in grado di evitare la trasmissione di droplets. 2) Adottare turnazioni del servizio con prenotazioni, anche su più turni, fino al massimo di persone dichiarate; utilizzo di App per il tracciamento dei clienti e di patenti o altre specifiche App per i clienti vaccinati. 3) Divieto di servizio a buffet. 4) Attenzione al consumo esterno al locale, dove si vigilerà per evitare assembramento di persone entro i 10/15 metri dall'ingresso». Tra le regole eventuali per l'apertura in arancione spicca anche l'«istituzione di un centralino cui segnalare violazioni delle misure di sicurezza da parte di consumatori o esercizi commerciali per informare le autorità competenti». Poi c'è il fronte della manifestazione con i ristoratori messi in ginocchio dalla crisi che, ieri, hanno chiesto al governo Draghi ristori immediati o riaperture.

«I napoletani sono stati a Montecitorio - spiega Antonio Siciliano del Bar Napoli in via Caracciolo - un centinaio di pubblici esercenti partenopei si è unito al coro di proteste. Ci siamo riuniti con diversi pullman arrivati dalla Toscana e migliaia di manifestanti da altre regioni». Sostegno arriva anche dalla politica: «Confcommercio conferma che una impresa su quattro è sul punto di chiudere - scrive Severino Nappi, consigliere regionale della Lega - Questo fenomeno avrà un impatto drammatico sulla Campania, la cui economia vede turismo ed enogastronomia come settori trainanti». 

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