Siciliano, Bar Napoli: «Da ottobre costretto a mandare in Cig sette miei dipendenti»

Siciliano, Bar Napoli: «Da ottobre costretto a mandare in Cig sette miei dipendenti»
di Gennaro Di Biase
Giovedì 1 Settembre 2022, 08:52 - Ultimo agg. 2 Settembre, 10:25
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Antonio Siciliano, 40 anni, è il titolare del noto bar Napoli in via Caracciolo. Anche lui, sebbene associato ad Assopic e non a Confcommercio, ha aderito all'iniziativa della bolletta esposta in vetrina. «Spero che tante attività commerciali si uniscano a questa forma di protesta - esordisce - Lo Stato finora non ha saputo tutelare l'economia delle nostre attività, e questo sta andando a incidere sulla vita dei dipendenti. E cioè sulla vita delle famiglie e dei lavoratori. Noi imprenditori non siamo una parte estranea al tessuto sociale. Anzi: essendo datori di lavoro, da noi dipende gran parte della stabilità dei cittadini».

Può quantificarci nel dettaglio il caro energia che si ritrova a fronteggiare?
«A oggi, con la bolletta di luglio, ho ricevuto aumenti insostenibili, se non riduco in qualche modo le spese del mio esercizio.

Sommando i costi di luce e gas, da poco più di 9mila euro al mese siamo passati a pagare 17mila euro ogni trenta giorni. Questo è il confronto tra luglio 2021 e luglio 2022».

Come mai questi aumenti così pesanti in bolletta, secondo lei?
«Alle ragioni degli aumenti ci penso spesso, perché la mia attività non funziona più come prima. Non sono un politico, ma secondo me dietro c'è tanta speculazione. Posso dirle solo che la mia attività non può continuare a lungo così».

Come stanno andando gli incassi? Le entrate già risentono della crisi che incombe anche sulle famiglie?
«Gli incassi, finora, si sono salvati grazie al boom del turismo, che ha portato soldi e tavoli pieni da giugno fino a oggi in zona via Caracciolo. I visitatori hanno inciso per il 30% circa sulla nostra fatturazione estiva. I napoletani che vengono a spendere da noi, però, sono in netto calo, vista la crisi economica. Con l'arrivo dell'autunno, e la naturale diminuzione dei vacanzieri, temo che i partenopei rientrati dalle ferie non vengano più a consumare quanto prima. Questa crisi sembra un cane che si morde la coda».

Come dovrebbe intervenire lo Stato per aiutare le attività?
«Guardando le stangate che mi sono arrivate, le rispondo che bisogna abbattere i costi accessori delle imposte. Su una bolletta pago troppe voci: il trasporto di rete (371 euro più Iva), l'erariale dell'energia e l'Iva. Sono tassate pure le tasse. Per un consumo reale di energia di 6700 euro, ne ho pagati 9029. Ci sono 2340 euro di costi governativi aggiuntivi. Un governo attento al suo popolo avrebbe già abolito questi costi. Lo Stato italiano deve essere al livello degli altri Paesi Ue nel sostenere l'economia del suo ceto medio».

Tutto questo come incide sul suo bar?
«Al caro bollette va aggiunto il carovita. E consideri che le materie prime sono schizzate: numeri alla mano, un fusto da 25 litri d'olio per la friggitrice prima della guerra costava tra i 28 e i 30 euro. Oggi costa 75-80 euro. Una passata di pomodoro piccola da mezzo litro ci costa 1,30. Fino a febbraio la pagavamo 70 centesimi».

Le speculazioni stanno già mettendo a rischio posti di lavoro?
«Mi stanno risucchiando tutti gli utili dell'attività. Se incasso 8mila euro in meno al mese, devo necessariamente procedere con il taglio del personale. Tutti questi aumenti stanno ricadendo sui cittadini. O si paga la bolletta o si esce di sera. Con grande dispiacere, devo dirle che almeno sette dei miei dipendenti andranno in cassa integrazione già a partire da ottobre, quando finiranno le turnazioni estive, costituendo un costo per lo Stato. Prevedo migliaia di posti di lavoro in fumo e tensioni sociali a ridosso del voto».
 

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