Baraccopoli in via Pigna a Napoli: «Famiglie dimenticate senza neanche il cibo»

Baraccopoli in via Pigna a Napoli: «Famiglie dimenticate senza neanche il cibo»
di Maria Chiara Aulisio
Sabato 25 Aprile 2020, 09:30
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Via Pigna 215. Il giovane volontario del gruppo di solidarietà creato da Anna Di Biase che con la sua Spa, ovvero la Società per Amore, mette le migliori energie napoletane al servizio di chi ne ha bisogno, non è riuscito a trattenere le lacrime quando - consegnando la spesa a una anziana signora - si è ritrovato in un contesto di tale povertà da decidere di lasciare lì tutto il cibo che aveva in macchina. Un pugno nello stomaco, la voglia di aiutare senza essere in condizione di poterlo fare come avrebbe voluto.

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Lo racconta in un messaggio, non trova le parole per descrivere ciò che ha visto e le condizioni di assoluta povertà in un cui versa un gruppo di famiglie con tanti bambini e molti anziani. «Ragazzi buonasera - esordisce il volontario nella chat - sono tornato da poco, ho preso tanta pioggia ma non importa, sono ancora fuori di me per quello che ho visto poco fa: da non credere». Diego Giannini, con Francesco Mottola, è uno dei giovani che fa parte anche della squadra della Di Biase insieme con altre organizzazioni di volontariato che operano sul territorio, su tutte La rete per Napoli di Lorenzo Crea. A turno - grazie alle donazioni di tanti benefattori - caricano le auto di cibo e vanno a distribuirlo alle famiglie che ne hanno bisogno. Una macchina da guerra, la definiscono gli stessi operatori, pronta a mettersi in moto ogni volta che arriva una nuova segnalazione. Il compito di Diego, l'altra mattina, era quello di andare a consegnare generi alimentari a una donna residente al civico 215 di via Pigna. «Quando sono arrivato non credevo ai miei occhi: intere famiglie che vivevano in baracche, non so, saranno state una decina. La spesa che portavo era per la signora più povera (tra le povere), pensate - aggiunge - che come porta di ingresso aveva solo un lenzuolo. Ma mentre consegnavo le buste alla signora (che quasi non se lo aspettava, ed era felicissima) - prosegue il racconto del volontario - le altre famiglie mi guardavano senza fiatare». Tutti avrebbero avuto bisogno di quel cibo, Diego lo aveva capito molto bene, ma nessuno, per dignità e riservatezza, aveva il coraggio di chiederlo, e nemmeno di avvicinarsi: «Ero sconvolto per quello che stavo vedendo - scrive ancora - mi sentivo quasi in colpa, dopo aver consegnato il cibo alla signora, ho salutato tutti e sono andato via». Ma non ce l'ha fatta, Diego, gli occhi di quella gente li sentiva addosso insieme con una sensazione di impotenza che non riusciva a sopportare: «Dopo qualche metro mi sono fermato: in auto avevo ancora delle spese, avrei dovuto fare altre cinque consegne. Così sono tornato indietro, ho telefonato ad Anna, e con la sua approvazione le ho divise tra tutte le famiglie che erano lì. Non sapete la gioia di quella gente: ho promesso che sarei tornato nei prossimi giorni con altre spese, non potete immaginare che festa hanno fatto». E poi conclude: «Appena sarà possibile mi farò accompagnare da mio figlio, voglio fargli conoscere queste realtà, può darsi che imparerà qualcosa».

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Dalla Società per Amore alla fondazione a Voce d'è creature di don Luigi Merola: accoglienza e servizi ai ragazzini, ma in questo periodo anche una grande iniziativa di spesa solidale per le famiglie in stato di bisogno: «Abbiamo iniziato a occuparcene a marzo - racconta il sacerdote - quando il Comune ci ha detto che non potevamo fare più attività di laboratorio con i ragazzi.

E allora ci siamo reinventati con la spesa solidale: in cassa avevamo 10mila euro grazie alla solidarietà di chi crede nel nostro lavoro e così abbiamo iniziato a comprare cibo». In poco meno di due mesi don Luigi, con i suoi volontari, è riuscito ad assistere 500 famiglie: «Non ci crederete ma aiutiamo pure quelle degli spacciatori. Chi sta facendo i soldi in questo momento sono i boss, non la bassa manovalanza. Chi andava nei negozi a farsi pagare il pizzo è senza un soldo e non sa come mettere il piatto a tavola. Ebbene sì, le spese le portiamo pure a loro». Poi, la burocrazia: «In tanti - conclude il sacerdote - non sono riusciti a ottenere i buoni spesa del Comune perché non sono neanche in grado di capire come fare. Troppa burocrazia, così non si va da nessuna parte». 

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