«Bella Ciao», il liceo Umberto
si spacca sul canto partigiano

«Bella Ciao», il liceo Umberto si spacca sul canto partigiano
di Gennaro Di Biase
Sabato 15 Dicembre 2018, 08:46
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«Bella Ciao», che ha ricomposto l’Italia, sta dividendo Chiaia. Dopo il flash mob del collettivo Kaos sulla soglia della scuola «De Amicis» per rispondere alla protesta social del dirigente della Lega, Paolo Santanelli, disturbato dall’«aver sorpreso» sua figlia a provare “Bella ciao” per la recita di Natale, c’è un’aria sommessa in via Santa Teresa. I genitori non fanno fronte unico sulla necessità di intonare «la voce del partigiano». 
E intanto, nel vicinissimo Liceo Umberto, che fu anche la scuola del Presidente Emerito Giorgio Napolitano, si accende la querelle: i rappresentanti degli studenti si spaccano sulla volontà di aggiungere o meno Bella Ciao alla scaletta del concerto del 20 dicembre. 

I GENITORI 
La polemica, nata via social, è un segno del clima avvelenato dal dibattito politico. La pensa così anche Leopoldo D’Alessandro, ingegnere e padre di due bimbi. Li tiene per mano mentre canticchiano «Bella Ciao»: «Quando erano più piccoli – spiega – già la cantavano. Deprimente che la politica strumentalizzi i bambini. Ci stiamo incattivendo. Voglio pensare che si sia trattato dello sfogo di un genitore e non della strumentalizzazione di qualcuno che vuole issare per primo il vessillo leghista qui a Napoli. Tra poco ci sono le elezioni». 
Bada al sodo Luisa Cesareo: «Non bisogna applicarsi su una canzone – allarga le braccia – ma sulle scale che crollano e sulle infrastrutture scolastiche fatiscenti». 
«Bella ciao mi commuove – osserva Daniela Finicelli – ma è un po’ antica. Non mi sembra molto adeguata per il 2018. Se la faranno ben venga. Se non la faranno non mi strapperò i capelli». 
«Ho trovato eccessiva la reazione del flash mob», aggiunge Bianca Maria Attani. 

 

SCUOLA E POLITICA
Eppure scuola e politica si sono scontrate per le strade di Chiaia. «Bella Ciao» dovrebbe essere cantata dai bimbi della De Amicis il 20 dicembre. I docenti si affidano alle dichiarazioni della preside, che «non ha smentito l’esibizione» – e che ha parlato della necessità della scuola «formare già a 10 anni i cittadini di domani» – e a quelle dell’assessore comunale alla Scuola Annamaria Palmieri: «Napoli – ha detto – è orgogliosa della scuola che ancora, tra tante barbarie, onora i valori e la memoria della Resistenza su cui è fondata la nostra Repubblica». 

IL CONCERTO
Altra ironia della sorte: a due passi dalla De Amicis c’è il Liceo Umberto I, uno dei più prestigiosi di Napoli. E proprio tra quei banchi si accende la stessa polemica: «Discriminare un canto popolare significa discriminare l’Italia», sospira Giorgio D’Antonio seduto sui gradoni. «Non resteremo in silenzio e risponderemo con la voce di noi studenti al concerto – scrive in una nota Lorenzo Pollio, rappresentante degli studenti – È inammissibile restare a guardare di fronte alla discriminazione di un canto che ha scritto la storia del nostro Paese. Vogliamo che parta un segnale da un liceo storico di questa città». 
«Sono d’accordo sul fatto di proporre Bella Ciao al nostro concerto – dice Marcello Muzi, altro rappresentante dell’Umberto – Ma noi 4 rappresentanti non siamo riusciti a giungere a un compromesso». 
«Il nostro Istituto – scrive Lucrezia Calenda, rappresentante e curatrice del concerto – non si presterà a strumentalizzazioni politiche.

Né canteremo Bella Ciao al concerto di Natale».

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