Gli aumenti vertiginosi legati al prezzo del carburante stanno mettendo in ginocchio non solo i consumatori, ma anche i gestori degli impianti di distribuzione. Il loro utile loro è un margine per litro ed è del tutto svincolato dal prezzo di vendita del carburante al pubblico. «Meno litri facciamo, meno è il guadagno».
Quindi, indipendentemente dall'aumento dello stesso, i gestori continuano a percepire in media - a seconda del contratto stipulato con la compagnia - 3,5 centesimi (lordi) su ogni litro di prodotto immesso nel serbatoio degli automobilisti.
«Adesso il gasolio ha superato la benzina e negli ultimi 10 giorni abbiamo avuto un rincaro di 60-70 centesimi a litro.
Un comparto messo in ginocchio, e che comparto, un settore al servizio del cittadino e del Paese che dà lavoro a oltre 100mila famiglie italiane. «La nostra categoria si sta mobilitando, soltanto che purtroppo noi abbiamo dei contratti, li sottoscriviamo e quindi non li possiamo cambiare. Chiediamo che ci venga alzato il pro litro perché le compagnie sul nostro servito guadagnano molto».
In che altro modo si può intervenire? La defiscalizzazione potrebbe riportare un certo livello di tollerabilità: i riflettori sono puntati su accise e Iva che compongono la maggior parte del prezzo, così Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio, chiedono un intervento immediato del governo in tema di accisa mobile (o anticiclica) - già prevista nelle legge finanziaria 2008 - che consentirebbe di sterilizzare gli aumenti dell'Iva (già oggi maggiori di 7 cent/litro rispetto a due mesi fa).
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