Bimbo ucciso a Cardito, il teste:
«Quella gamba che mosse sul divano»

Bimbo ucciso a Cardito, il teste: «Quella gamba che mosse sul divano»
Mercoledì 11 Dicembre 2019, 17:58
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«Giuseppe era sdraiato sul divano... mi avvicinai per dirgli che stavano per arrivare i medici... aveva gli occhi chiusi, sembrava che stesse dormendo... mosse una gamba... ma non vi so dire se era vivo». Potrebbe avere colto un movimento involontario post mortem oppure gli ultimi istanti di vita di Giuseppe Rafael Essobti, fratello di Toni, quest'ultimo imputato davanti alla terza Corte di Assise di Napoli (presidente La Posta) con l'accusa di avere ammazzato a colpi di bastone il figlio della compagna, Valentina Casa, anche lei a giudizio, per favoreggiamento. È la volta del padre naturale dei bambini, F. D. (che si è avvalso della facoltà di non rispondere), imputato in un altro procedimento giudiziario, e dei familiari di Toni, oggi, nel Palazzo di Giustizia di Napoli (aula 114) dove si sta celebrando il processo per l'omicidio di Giuseppe, il bimbo di 7 anni ucciso a Cardito, lo scorso 27 gennaio. Il primo teste è un luogotenente dei carabinieri che, incaricato dalla Procura di Napoli Nord, eseguì dei controlli per stabilire se tra l'inizio del 2018 e febbraio 2019 dai cellulari degli imputati siano partite richieste di soccorso. Un accertamento che ebbe esito negativo. Il secondo è invece la mamma di Toni: l'esame e il controesame si sono rivelati particolarmente complicati a causa dell'elevato grado di sordità della donna. Malgrado potesse avvalersi della facoltà di non rispondere, come poi ha fatto la figlia, la donna ha invece deciso di sottoporsi alle domande del pm, degli avvocati difensori e delle parti civili. Ai presenti ha riferito di essere andata a casa di Valentina dopo avere appreso che aveva litigato con Toni, e di avere trovato, invece, Giuseppe sul letto, esanime, con uno straccio insanguinato dietro la testa e altri stracci a terra, in giro per casa.

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Ma colui che oggi ha fornito più informazioni sulla vicenda accaduta quella triste domenica di fine gennaio, è stato il fratello di Toni, Rafael.
Anche lui seppe che Valentina e Toni avevano litigato e per questo si era recato a casa della coppia. Lì, e solo lì, scoprì che era successa una tragedia: vide il bimbo, chiese a Valentina se avesse chiamato il 118, era già il primo pomeriggio. Lei rispose di no. «Allora le strappai il cellulare dalle mani e lo feci io...», ha detto Rafael rispondendo al pm Sozio. Toni non c'era, era andato a prendere una pomata. «Suo fratello faceva uso di stupefacenti?», chiede poi il pm al teste. E lui: «Fumava marijuana... non so se avesse fumato quella domenica...». Qualche giorno dopo la morte di Giuseppe, Rafael e Toni hanno un'altra conversazione: «Mi disse che quella domenica - riferisce ancora Rafael - dopo essersi svegliato per andare in bagno aveva visto il letto rotto, di non avere capito più nulla e di avere picchiato il bambino, ma solo con le mani». La prossima udienza del processo si terrà il 14 gennaio. 
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